In Italia la biodiversità è a rischio Ambiente

Quasi la metà delle aree naturali del nostro paese rischia perdite consistenti, soprattutto nei territori costieri e nella zona padana. La spesa per tutelare la biodiversità è aumentata negli anni ma è diminuita la sua incidenza sulle uscite ambientali complessive.

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La biodiversità è fondamentale per l’ambiente e la vita sulla terra. Tutti gli esseri viventi infatti contribuiscono all’equilibrio degli ecosistemi, rendendoli più resilienti in caso di mutamenti. È proprio grazie a questa ricchezza che noi esseri umani abbiamo sviluppato l’agricoltura che ci ha permesso di stanziarci, moltiplicarci e creare civiltà, e grazie a tanta varietà continuiamo a poter produrre nuove medicine per migliorare la qualità della nostra vita. La varietà genetica permette inoltre di limitare la diffusione di molte malattie. Senza menzionarne il valore estetico, culturale e spirituale.

Purtroppo la biodiversità si sta impoverendo ormai da decenni. Le cause sono prevalentemente di natura antropica: sovrasfruttamento delle risorse naturali, degrado ambientale, diffusione di monocolture, surriscaldamento atmosferico e deforestazione sono alcuni dei principali fattori che causano l’estinzione di molte specie e la vulnerabilità di altrettante. Secondo il Wwf, tra 1970 e 2018 il numero di specie a livello globale si è ridotto del 69%.

Anche nel nostro paese, che per via della sua varietà morfologica presenta una biodiversità particolarmente ampia, la situazione è preoccupante. Non sono esposte soltanto le singole specie, ma anche gli ecosistemi nel loro complesso. A oggi è a rischio circa un quinto di tutta la superficie del paese, quasi la metà di quella naturale. Particolarmente vulnerabili sono gli ambienti costieri e pianeggianti. In questo contesto è fondamentale investire nella tutela dell’ambiente. La protezione della biodiversità è un’importante voce di spesa ambientale in Italia, ma ha registrato una crescita relativa negli anni.

Quasi la metà del terreno naturale italiano è a rischio

La biodiversità è anche ciò che rende i sistemi resilienti, oltre ad essere cruciale nel contrasto agli effetti avversi dei cambiamenti climatici. Ma purtroppo sono proprio le cause di matrice antropica che minano questa ricchezza: si tratta di un vero e proprio circolo vizioso che rende gli ecosistemi sempre più fragili.

Le persone mostrano consapevolezza dell’importanza della biodiversità e la percezione del suo valore è pressoché universale. Secondo gli indicatori Bes di Istat, quasi un quarto dei cittadini italiani considera la perdita di biodiversità una delle cinque preoccupazioni ambientali prioritarie.

23% dei cittadini italiani di più di 14 anni si dichiarano preoccupati per la perdita di biodiversità (2023).

Ed è effettivamente una questione prioritaria: basti pensare che in Italia è a rischio il 46,3% degli ecosistemi naturali e seminaturali, ovvero circa un quinto di tutta la superficie del paese. È quanto emerge dalla lista rossa degli ecosistemi d’Italia, elaborata dall’unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), che si occupa di monitorare lo stato di salute delle specie e degli ambienti.

19,6% della superficie italiana totale è a rischio (2023).

I dati si riferiscono all’esposizione al rischio delle eco-regioni italiane, ovvero i terreni naturali e seminaturali per tipologia. Sono raggruppati sotto la voce “a rischio” gli ecosistemi in pericolo critico, in pericolo e vulnerabili, mentre la voce “non a rischio” comprende quelli quasi a rischio e a basso rischio.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Iucn
(consultati: giovedì 9 Maggio 2024)

L’eco-regione adriatica è quella con più ambienti vulnerabili (94% degli ecosistemi). Seguono quella tirrenica e la padana, con rispettivamente l’87% e l’81% degli ambienti a rischio. Quest’ultima è l’area con la quota più elevata di ecosistemi in pericolo critico (il 14%) e l’unica in cui non è presente alcun ecosistema che possa essere considerato a basso rischio (il 18% non risulta censito). Le zone meno vulnerabili sono invece quelle montuose, in particolare l’ecosistema alpino, che per il 72% risulta essere a rischio basso o inesistente.

I costi della perdita di biodiversità

È difficile stimare a quanto ammontino i costi legati alla perdita della biodiversità. Sono però predisposte delle uscite da parte del governo centrale per la sua tutela. Si tratta di tre voci di spesa: protezione della biodiversità e del paesaggio, uso e gestione delle foreste e uso e gestione della flora e della fauna selvatiche. Complessivamente nel 2021 (ultimo dato disponibile) rientravano in questo ambito di spesa 1,17 miliardi di euro. Ovvero il 9% della spesa primaria per l’ambiente totale.

I dati si riferiscono alla spesa primaria per l’ambiente (massa spendibile a consuntivo) relativamente alla tutela della biodiversità, divisa per voce di spesa. Sono compresi gli importi sia in spese correnti che in conto capitale.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(pubblicati: domenica 31 Dicembre 2023)

Nel 2010 la spesa per la tutela della biodiversità era pari a poco più di 800 milioni ed è infatti aumentata del 44% nel corso del decennio.

Tuttavia, visto che la spesa primaria per l’ambiente è aumentata a sua volta, e in misura maggiore, in proporzione è diminuita lievemente la quota rispetto al totale: nel 2010 era pari al 9,8%, mentre nel 2021 è scesa al 9,1%. Si tratta quindi di un andamento solo relativamente positivo. È necessario fare di più per proteggere questa importante risorsa.

Foto: Jonas Verstuyftlicenza

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