A chi sono andati i fondi Pnrr per il piano “scuola 4.0” #OpenPNRR

Un decreto del ministero dell’istruzione ha assegnato agli istituti scolastici i fondi per l’acquisto di strumenti digitali. Ora la palla passa alle scuole che dovranno completare le procedure in tempi stretti per non perdere le risorse.

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La possibilità di usufruire di dispositivi digitali – ma anche il possesso di competenze adeguate per sfruttarli al meglio – rappresenta una delle sfide che il sistema educativo italiano è chiamato ad affrontare nei prossimi anni.

Per raggiungere questo obiettivo, il nostro paese ha adottato il cosiddetto piano “Scuola 4.0“. A questo progetto contribuisce anche il Pnrr con un investimento considerevole.

2,1 miliardi € le risorse messe in campo dal Pnrr per realizzare il piano scuola 4.0.

Un decreto del ministero dell’istruzione pubblicato nel settembre 2022 ha distribuito tra gli istituti scolastici italiani una parte di questi fondi destinati in particolare a progetti nuovi. Altri atti pubblicati in precedenza invece avevano dirottato parte degli investimenti su progetti già in essere.

Già questo elemento fa capire come non sia semplicissimo riuscire a ricostruire tutti i passaggi amministrativi che hanno portato all’attribuzione delle risorse. Anzi, in alcuni casi purtroppo è risultato impossibile.

Le criticità però non si fermano alla scarsa trasparenza. Come vedremo infatti, l’attribuzione delle risorse ha seguito per la maggior parte un criterio demografico. Le risorse sono state cioè assegnate in base al numero di scuole presenti e di classi attive. Questa scelta però sembra andare in direzione opposta rispetto all’obiettivo di ridurre i divari tra i diversi territori. Finalità che invece dovrebbe essere tra le principali del Pnrr.

Da tenere presente inoltre che l’effettiva erogazione di queste risorse non può essere ancora data per certa. La palla adesso passa agli istituti scolastici che dovranno presentare a stretto giro i progetti che intendono realizzare con i fondi assegnati. Un passaggio non scontato perché le procedure amministrative richieste per accedere alle risorse del Pnrr sono complesse. E spesso, come abbiamo già raccontato per gli enti locali, la carenza di personale e di competenze adeguate può costituire un ostacolo.

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In cosa consiste il piano scuola 4.0

Il piano scuola 4.0 è stato adottato con un decreto del ministero dell’istruzione dello scorso giugno. Questo atto fornisce una serie di indicazioni pratiche per il raggiungimento degli obiettivi previsti. Tale piano, come anticipato, sarà finanziato anche dal Pnrr attraverso la misura denominata “scuola 4.0 – scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori”.

L’obiettivo di questo investimento è favorire la transizione digitale del mondo scolastico, trasformando le aule in ambienti di apprendimento innovativi. Inoltre si prevede il potenziamento dei laboratori per le professioni digitali.

La denominazione “Scuola 4.0” discende proprio dalla finalità della misura di realizzare ambienti di apprendimento ibridi, che possano fondere le potenzialità educative e didattiche degli spazi fisici concepiti in modo innovativo e degli ambienti digitali.

Più concretamente, a livello nazionale, si punta alla trasformazione di circa 100.000 classi tradizionali in connected learning environments (ambienti di apprendimento connessi), con l’introduzione di dispositivi informatici come pc, tabet e lavagne interattive. A ciò si aggiunge anche l’obiettivo di creare dei laboratori appositamente pensati per trasmettere agli studenti le nozioni necessarie per essere competitivi nel mercato del lavoro digitale del futuro.

Come si distribuiscono le risorse

Come anticipato, un decreto del ministero dell’istruzione entrato in vigore nel settembre scorso ha individuato gli istituti scolastici beneficiari delle risorse. L’atto in questione ha suddiviso i fondi in diverse azioni.

L’azione 1 è quella dedicata alla trasformazione delle aule in ambienti innovativi di apprendimento, attraverso l’acquisto di dispositivi didattici connessi. Questo intervento assorbe circa 1,3 miliardi di euro: cioè il 62% circa delle risorse Pnrr assegnate a questa misura. L’azione 2 è invece mirata alla realizzazione dei laboratori per le professioni digitali. In questo caso, le risorse stanziate ammontano a circa 425 milioni di euro.

1,7 miliardi € i fondi Pnrr per scuola 4.0 assegnati a nuovi progetti.

A queste risorse si aggiungono altri 289 milioni che è già possibile territorializzare e che sono finalizzati al finanziamento di progetti già in essere.

La regione a cui vanno più fondi è la Lombardia, cui complessivamente sono stati assegnati oltre 260 milioni di euro. Questi si suddividono in circa 187 milioni per la trasformazione delle aule in ambienti innovativi di apprendimento (azione 1). Mentre 53 milioni vanno alla realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro (azione 2). Infine, circa 22 milioni serviranno per finanziare progetti già in essere al momento dell’approvazione del Pnrr. Dopo la Lombardia troviamo due regioni del mezzogiorno. Ovvero la Campania (a cui vanno complessivamente 232 milioni circa) e la Sicilia (189 milioni).

FONTE: elaborazione Openpolis su dati ministero dell’istruzione e del merito
(consultati: martedì 27 Dicembre 2022)

Da notare che in questo caso la clausola della riserva di almeno il 40% delle risorse Pnrr per le regioni del mezzogiorno è stata rispettata. C’è da dire però, come vedremo meglio tra poco, che la situazione non è definitiva e anzi potrebbe cambiare.

41,6% la quota di risorse Pnrr per il piano scuola 4.0 destinate al mezzogiorno. 

Purtroppo non è possibile arrivare al dettaglio di come si distribuiscono le risorse comune per comune. Ciò per diversi motivi: in primo luogo perché non sempre è presente questa indicazione. Inoltre, spesso gli istituti scolastici possono coprire il territorio di più di un comune. Per avere un’informazione più dettagliata ma comunque completa di come si distribuiscono i fondi scuola 4.0 dobbiamo fermarci quindi alle province e alle città metropolitane.

In base ai dati disponibili possiamo osservare che le province che ricevono la maggior parte dei fondi sono anche le più popolose del nostro paese. Ai primi posti infatti troviamo Napoli (circa 122,5 milioni assegnati), Roma (115 milioni) e Milano (79,6).

Il ministero dell’istruzione adotta un sistema di localizzazione dei diversi istituti scolastici che non tiene conto della nascita di alcune province avvenute negli ultimi anni. Per questo motivo non è possibile attribuire direttamente i fondi ai territori di Fermo, Barletta-Andria-Trani e Sud Sardegna. Per avere un quadro completo su tutte le risorse assegnate a ogni scuola si rinvia a questo dataset.

FONTE: elaborazione Openpolis su dati ministero dell’istruzione e del merito
(consultati: martedì 27 Dicembre 2022)

Tra le altre province e città metropolitane che ricevono la quota più consistente di risorse troviamo anche Torino (59,5 milioni), Bari (59,3), Palermo (46,7), Salerno (42,6) e Catania (41,5).

I problemi nell’assegnazione dei fondi

Come abbiamo appena visto, non tutti i fondi del Pnrr assegnati al piano scuola 4.0 sono stati utilizzati per nuovi progetti. Inoltre risulta particolarmente complesso – e in alcuni casi impossibile – capire come le risorse per i progetti in essere si distribuiscono sul territorio. Nel decreto ministeriale già citato infatti si fa riferimento ad almeno altri 5 atti del ministero dell’istruzione. Nello specifico:

  • Il decreto 187/2020 che ha ripartito 70 milioni per l’acquisto di dispositivi digitali per l’apprendimento a distanza (tematica particolarmente urgente nelle fasi più concitate dell’emergenza pandemica);
  • Il decreto 155/2020 che ha destinato 85 milioni per l’acquisto di dispositivi, compresa la connettività delle scuole, per la didattica digitale integrata;
  • Il decreto 290/2021 che ha stanziato ulteriori 35 milioni per l’acquisto di attrezzature digitali;
  • Il decreto 147/2021 che ha indirizzato al finanziamento di spazi laboratoriali 51,7 milioni;
  • Il decreto 224/2021 che ha stanziato 47,4 milioni sempre per i laboratori.

Anche così però non si riesce ad arrivare alla totalità delle risorse. Mancano ancora all’appello infatti circa 111 milioni che, a oggi, risultano ancora da assegnare. Peraltro, nel caso degli ultimi 2 decreti citati è risultato impossibile, per motivi diversi (l’impossibilità di elaborare le tabelle in un caso, il rinvio a ulteriori atti nell’altro), capire come le risorse si distribuiscono nei diversi territori.

È molto complesso capire come si distribuiscono i fondi per scuola 4.0

Un ulteriore elemento di complicazione sta nel fatto che nella pagina web dedicata al piano sono indicati alcuni atti diversi rispetto a quelli citati nel decreto ministeriale in esame. Purtroppo però anche in questo caso le informazioni scarseggiano. Per quanto riguarda il decreto ministeriale 222/2022 i metodi per assegnare le risorse sono molteplici. In un caso c’è una cifra fissa per ogni istituto, in un altro si rimanda ad un successivo decreto del direttore generale, in altri ancora si rimanda a procedure di selezione pubblica ancora da espletare.

Sono poi citati altri 85 milioni messi a disposizione dall’articolo 21 del decreto legge 137/2020. Non sembrerebbero quindi risorse afferenti al Pnrr, motivo per cui non sono oggetto di trattazione in questo articolo. In questo caso comunque si arriva al massimo al riparto regionale dei fondi. C’è poi un’ultima voce dal titolo “Spazi e strumenti digitali per Stem”. Che però non ha alcun ulteriore riferimento ad atti o dati.

Alla luce di questa ricostruzione, risulta evidente come sia praticamente impossibile avere un quadro completo e puntuale di come le risorse del piano scuola 4.0 si distribuiscano sul territorio. Un problema peraltro che non riguarda solo questo filone ma che si ripresenta in maniera molto ricorrente quando si parla di Pnrr.

Altri aspetti critici

Un altro elemento critico che emerge dall’analisi riguarda il fatto che la ripartizione delle risorse tra le regioni segue un andamento essenzialmente demografico. I territori più popolosi in termini di studenti cioè sono anche quelli che ricevono più risorse.

I fondi scuola 4.0 non appianeranno i divari tra territori.

Sostanzialmente infatti, almeno per i nuovi progetti, i criteri adottati per la ripartizione sono stati due: per l’azione 1 ci si è basati sul “numero delle classi attive” (più studenti frequentano le scuole di un territorio, più classi saranno presenti). Per l’azione 2, invece, è stata stanziata una cifra fissa sia per i licei (circa 124mila euro) che per le altre scuole secondarie che abbiano attivo almeno un indirizzo di istituto tecnico o professionale (circa 165mila euro).

È evidente che questi due criteri non sono stati pensati per colmare i divari tecnologici esistenti tra istituti e territori. In questo senso, sarebbe stato più opportuno analizzare prioritariamente i bisogni reali di ogni scuola e individuare quelle più in difficoltà per colmare le disparità territoriali.

Un altro elemento particolarmente rilevante riguarda il fatto che l’assegnazione dei fondi non è definitiva. Ora tocca agli istituti scolastici che, in base alle istruzioni operative fornite dal ministero, dovranno caricare i progetti esecutivi (l’ultimo step di progettazione prima di passare all’operatività) su un’apposita piattaforma. Successivamente è prevista entro giugno l’aggiudicazione delle forniture e dei servizi. Se queste tempistiche non dovessero essere rispettate le scuole potrebbero perdere i fondi assegnati.

Questo passaggio non può certo essere dato per scontato. Visto che, come abbiamo raccontato, sono proprio gli enti territoriali ad essere maggiormente in difficoltà nell’implementare le complesse procedure richieste dal Pnrr.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Scarica i dati, comune per comune

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Unsplash, Duane LouxLicenza

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