A quanto ammontano le spese dei comuni per il diritto allo studio Bilanci dei comuni

Anche se la scuola è materia di competenza nazionale, i comuni possono svolgere interventi di manutenzione locale e elargire borse di studio.

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Garantire a tutti l’istruzione è importante per il singolo e per la società. Il diritto allo studio può essere supportato a qualsiasi livello governativo, a partire dai comuni.

Per favorire la crescita personale dei ragazzi e il progresso della comunità, è necessario impostare delle politiche lungimiranti per l’accesso e il completamento dei percorsi di studi. La riduzione dell’abbandono scolastico è un obiettivo che era stato inserito anche nell’agenda Europa 2020.

10% l’obiettivo di riduzione degli abbandoni scolastici da raggiungere entro il 2020 negli stati europei.

Anche grazie agli obiettivi europei fissati nell’ambito dell’agenda Europa 2020, la quota di giovani italiani che hanno lasciato la scuola prima del tempo è calata dal 17,8% registrato nel 2011 a circa il 13% attuale. Un valore che risulta però ancora elevato rispetto a quelli di altri stati membri.

Per misurare gli abbandoni scolastici, la scelta metodologica adottata a livello europeo è utilizzare come indicatore indiretto la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media. Tra questi viene incluso anche chi ha conseguito una qualifica professionale regionale di primo livello con durata inferiore ai due anni.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: sabato 6 Marzo 2021)

Nel 2020 l'Italia è il quarto paese europeo con più abbandoni (13,1%), dopo Malta (16,7%), Spagna (16%) e Romania (15,6%).

Sono numerose le politiche per ridurre il gap rispetto all'obiettivo europeo. Anche i comuni possono contribuire in questo senso, potendo agire direttamente su contesti territoriali specifici.

Le spese dei comuni per il diritto allo studio

La formazione scolastica è inclusa all'interno di un'intera missione di spesa presente nei bilanci comunali.

Nelle varie voci al suo interno, sono inseriti i diversi gradi di istruzione, dalla scuola dell'infanzia fino all'università. Sono compresi inoltre i servizi ausiliari (come ad esempio il trasporto, le mense e gli alloggi) e gli interventi per il diritto allo studio come i buoni libro e le borse di studio.

I comuni possono intervenire per la manutenzione e la gestione delle strutture per quel che riguarda la loro competenza. Inoltre, hanno un ruolo anche nella formazione del personale.

Si esclude da questa voce di spesa la gestione degli asili nido, considerata all'interno della missione dedicata alle politiche sociali. Non sono incluse nemmeno le uscite dedicate alla ricerca che figurano all'interno delle voci relative allo sviluppo economico.

I dati mostrano la spesa per cassa riportata nella missione relativa al diritto allo studio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti non sono disponibili i dati di Catania perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2020.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2020
(ultimo aggiornamento: venerdì 5 Agosto 2022)

Considerando le grandi città, quelle che spendono di più sono tutte al nord: Verona (184,35 euro pro capite), Milano (173,24) e Trieste (172,38). In fondo alla classifica, i capoluoghi del sud: Napoli (77,20 euro pro capite), Bari (69,48), Palermo (52,57) e Messina (28,04).

Se si estende l'analisi a tutta la penisola, in media i comuni italiani registrano importi pari a 94,24 euro pro capite. Le amministrazioni che mediamente spendono di più sono tutti territori autonomi. Si parla infatti della Valle d'Aosta (235,25), della provincia autonoma di Bolzano (275,51) e del Friuli Venezia Giulia (127,43). Al contrario, i comuni pugliesi (68,15), molisani (67,07) e siciliani (66,42) riportano i valori più bassi.

La provincia autonoma di Bolzano è quella in cui vi sono le spese maggiori per questa missione. Analizziamo dunque nel dettaglio questa provincia.

I dati mostrano la spesa per cassa riportata nella missione di spesa legata al diritto allo studio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Il dato non è disponibile per i comuni in grigio.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2020
(ultimo aggiornamento: venerdì 5 Agosto 2022)

Ad eccezione di una amministrazione, il valore registrato di tutti i comuni altoatesini supera quello medio nazionale. Di questi, tre riportano uscite superiori ai mille euro pro capite: Valle di Casies (1.330,28 euro pro capite), San Candido (1.312,54) e Rifiano (1.058,50). Anche nel comune capoluogo si spende di più rispetto alla media italiana con 202,46 euro pro capite. In generale, le spese di tutti i comuni superano i 90 euro pro capite.

I dati mostrano la spesa per cassa nella missione dedicata al diritto allo studio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2020
(ultimo aggiornamento: venerdì 5 Agosto 2022)

È Jovencan, un piccolo comune in provincia di Aosta, quello che spende di più con 1901,30 euro pro capite. Seguono Canterano (Roma, 1473,03), Corleto Monforte (Salerno, 1384,31) e Valle di Casies - Gsies (Bolzano, 1330,28). Sono otto in tutto le amministrazioni in cui si superano i mille euro pro capite di uscita.

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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un'attività di monitoraggio civico dei dati, con l'obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.

Foto: Priscilla du Preez - licenza

 

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