Asili nido, i divari territoriali nell’offerta Numeri alla mano
giovedì 6 Maggio 2021 | Povertà educativa
I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Leggi il report “Asili nido in Italia”.
25,5
posti ogni 100 bambini offerti dagli asili nido in Italia nel 2018. Un dato che ha mostrato una crescita negli ultimi anni (erano 22,5 nel 2013), ma ancora troppo lenta rispetto agli obiettivi europei in materia. Nel consiglio europeo di Barcellona (2002) fu infatti fissato come target per gli stati Ue di raggiungere almeno i 33 posti ogni 100 bambini, sfida poi recepita anche nella normativa nazionale. Vai al grafico.
4,6
miliardi di euro previsti nel piano nazionale di ripresa e resilienza per asili nido e scuole d’infanzia. L’obiettivo fissato nel Pnrr è creare circa 228mila posti, in modo da superare la soglia del 33%. Un aspetto fondamentale però riguarda anche l’allocazione di queste risorse. Per il nostro paese infatti la questione, accanto alla necessità assoluta di aumentare i posti, è anche quella di uno sviluppo del servizio profondamente disomogeneo sul territorio nazionale. Leggi il testo del Pnrr.
2
le fratture nell’offerta di servizi prima infanzia nel nostro paese. La prima, e più evidente, è quella tra un centro-nord dove il servizio appare più capillare e un mezzogiorno dove risulta molto meno presente. Sono 18,5 i punti di divario tra l’Italia centro-settentrionale, con un offerta di 32 posti ogni 100 bambini, e quella meridionale, con il 13,5%. La seconda frattura è quella tra i maggiori centri urbani, dove il servizio è più diffuso (anche se soggetto a una pressione maggiore, data la maggiore ampiezza dell’utenza potenziale) e i comuni delle aree interne. Sono 13,8 i punti di divario tra i comuni polo (31,6%), baricentrici in termini di servizi, e quelli periferici e ultraperiferici (17,8%). Vai alla mappa.
4
le regioni che superano i 33 posti nido ogni 100 bambini. Valle d’Aosta (45,7%, cioè quasi 1 posto nei servizi socio-educativi per la prima infanzia ogni 2 bimbi residenti), Umbria (42,7%), Emilia Romagna (39,2%) e Toscana (36,2%). Gli ultimi posti in classifica sono occupati dalle regioni del mezzogiorno. Nessuna di queste, con l’eccezione della Sardegna, supera la media nazionale. Superano la soglia del 20% (ovvero più di un posto ogni 5 bambini) Abruzzo e Molise. Puglia e Basilicata si attestano poco sotto il 17%. Lontane anche da quota 15% Campania, Sicilia e Calabria, attestate attorno ai 10 posti ogni 100 bambini. Vai alla classifica.
68,1
posti in asili nido ogni 100 bambini a Bolzano. Con una sola eccezione, le 10 città con maggiore copertura si trovano tutte nella parte settentrionale del paese. In particolare Bolzano (68,1 posti ogni 100 residenti 0-2 anni), Ferrara (58,4%), Siena (56,3%). Da segnalare, quinta tra i capoluoghi italiani, Sassari (55,3%). Vai alla classifica dei primi 10 capoluoghi.
5
posti nido ogni 100 bambini a Catania e Crotone. Tutti i 10 capoluoghi con meno posti rispetto all’utenza potenziale si trovano nel mezzogiorno, e in particolare in 3 regioni. Cinque sono siciliani, 3 campani e 2 calabresi. Agli ultimi posti Catania e Crotone, con circa 5 posti ogni 100 bambini, seguite da Messina (5,9%) e Palermo (6,2%). La scarsità di asili nido e servizi prima infanzia nel mezzogiorno, anche nelle città maggiori, ha conseguenze sull’accesso al sistema educativo prescolare. È anche questa carenza di asili nido a incentivare il fenomeno degli anticipatari nel mezzogiorno. A fronte di una media nazionale del 14,8% di bambini anticipatari, il dato supera il 20% in gran parte delle regioni meridionali, con picchi del 29,1% in Calabria, del 25% in Campania e del 23,7% in Basilicata. Vai alla classifica degli ultimi 10 capoluoghi.