Asili nido: obiettivo 33% a 5 punti, ma restano indietro sud e aree interne #conibambini

Nel 2021 sono saliti a 28 i posti disponibili nei nidi e nei servizi prima infanzia ogni 100 bambini con meno di 3 anni. Tuttavia, mentre l’Ue aggiorna, innalzandoli, gli obiettivi di Barcellona, mezzogiorno e aree interne restano molto distanti anche dalla media nazionale.

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Continua la lenta crescita dell’offerta di posti negli asili nido e nei servizi per la prima infanzia. Nel 2021 sono saliti a 28 i posti ogni 100 bambini residenti con meno di 3 anni. Quasi un punto in più rispetto al 2020, quando erano 27,2.

Il dato presentato somma l’offerta di posti sia negli asili nido sia nei servizi integrativi per la prima infanzia.

I dati di copertura relativi al 2019 sono stati aggiornati in base ai risultati del censimento permanente della popolazione e alla ricostruzione della serie di popolazione residente.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 15 Giugno 2023)

In termini assoluti, l’offerta di nidi sul territorio nazionale è rimasta in linea con quella dell’anno precedente (350mila posti autorizzati). Ma il calo della platea potenziale, legato alla diminuzione delle nascite, fa sì che l’offerta cresca in termini relativi.

La notizia del progressivo avvicinamento quindi va letta in chiaroscuro. Sono scesi a 5 i punti che mancano dalla soglia europea del 33%, fissata nel consiglio di Barcellona del 2002. Tuttavia, nel frattempo, le istituzioni Ue hanno aggiornato gli obiettivi per il nuovo decennio.

L’Unione europea ha rivisto al rialzo i target sugli asili nido.

Alla fine del 2022 il consiglio dell’Ue ha indicato il nuovo obiettivo tendenziale del 45%. Un target modulato in base alla situazione del paese, non tassativo, per cui gli stati oggi al di sotto del 20% dovrebbero migliorare il proprio indicatore di almeno il 90%. Mentre quelli tra 20 e 33% – come il nostro – dovrebbero migliorare di almeno il 45% o almeno fino al raggiungimento di un tasso di partecipazione del 45%.

L’orizzonte chiaramente indicato a livello europeo è quindi incrementare, in vista del 2030, in modo più effettivo la possibilità di accesso all’educazione per la prima infanzia.

Nell’arco dell’ultimo decennio, l’Italia ha visto crescere la sua offerta potenziale: erano meno di 23 i posti ogni 100 bimbi nel 2013. Ma gli obiettivi europei restano lontani e pesano ancora molto i divari territoriali esistenti. Quelli tra centro-nord e mezzogiorno, nonché tra città maggiori e aree interne.

Due velocità nell’offerta di asili nido

Analizzati a livello territoriale, i dati relativi al 2021 descrivono un’Italia profondamente divisa nella disponibilità di asili nido. Una parte del paese ha già superato, o si sta comunque avvicinando, al primo obiettivo europeo, quello del 33%. Una soglia peraltro integrata anche nella nostra normativa nazionale, con il decreto legislativo 65/2017.

3 province dell’Emilia Romagna già superano l’obiettivo 45%.

Alcuni territori sono anche al di sopra della nuova soglia del 45%. Tre province dell’Emilia Romagna la superano di alcuni punti percentuali: Ravenna (48,9 posti ogni 100 bambini), Bologna (48) e Ferrara (47,5). E altre ancora, tutte localizzate nell’Italia centrale, sono poco distanti dalla nuova soglia. Tra queste possiamo citare Perugia (44,1), Trieste (43,3), Firenze (43,3), Forlì-Cesena (42,9), Terni (42,3).

Anche alcune regioni, prese nel loro insieme, non sono lontane dall’obiettivo dei 45 posti ogni 100 bambini: Umbria (43,7), Emilia Romagna (41,6) e Valle d’Aosta (41,1). Complessivamente, sono comunque 6 quelle al di sopra della soglia del 33%. Oltre a quelle citate, nel gruppo di testa troviamo anche Toscana (38,4), Friuli-Venezia Giulia (36,8) e Lazio (36,1).

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 15 Giugno 2023)

A un passo dal 33% anche Sardegna (32,5%), Veneto (32,4) e Liguria (32,2). E anche altre 4 regioni non sono troppo distanti, superando quota 30% nel 2021: Trentino Alto Adige, Piemonte, Lombardia e Marche.

Con l’eccezione della Sardegna, nessuna regione del mezzogiorno si trova al di sopra della media nazionale (28%). Tre si attestano al di sotto dei 15 posti ogni 100 bambini: Calabria (14,6), Sicilia (13) e Campania (11,7).

Restano indietro le aree interne

Le medie nazionali, regionali e provinciali tuttavia restituiscono solo in misura limitata i divari esistenti all’interno del paese. In una regione con ampia offerta di asili nido, possono infatti esistere territori con pochi servizi. Allo stesso modo, in regioni con poca offerta si possono trovare anche zone più servite.

In generale, osservando i dati a livello comunale, emerge una una chiara spaccatura, oltre che tra centro-nord e mezzogiorno, anche tra città e aree interne. Nei comuni polo – baricentrici in termini di servizi – i posti nido sono in media oltre 34 ogni 100 minori residenti. L’offerta scende al 25% nei comuni di cintura, gli hinterland delle città maggiori.

Per poi calare attorno a quota 20% nei comuni periferici – a più di 40 minuti di distanza dal polo più vicino – e al 15-16% in quelli ultraperiferici (a oltre un’ora dai poli).

Il dato misura l’offerta di asili nido e di servizi integrativi per la prima infanzia, nel settore pubblico e in quello privato.

A causa della natura associativa del fenomeno, come specificato nei metadati di Istat, la disaggregazione dei dati a livello comunale ha richiesto l’introduzione di una componente di stima. Va inoltre osservato che vi sono forme di associazione, meno strutturate, che non sono rappresentate dai dati a livello comunale.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(consultati: giovedì 15 Giugno 2023)

Le città polo dispongono quindi di una dotazione di servizi per la prima infanzia mediamente superiore. Ma anche tra le città maggiori, comunque, l’offerta non è omogenea.

In 11 capoluoghi è presente più di un posto ogni due bambini residenti. Si tratta di Nuoro (73,8 ogni 100 residenti sotto i 3 anni), Ferrara (62,7), Siena (58,9), Sassari (58,3), Forlì (56,7), Firenze (53,7), Trento (51,2), Lecco (51), Rovigo (50,8), Bergamo (50,8) e Padova (50,3). Entro un punto da quota 50% anche Bologna, Roma, Pisa e Udine.

3 i capoluoghi con meno di 10 posti ogni 100 bambini.

Agli ultimi posti spiccano diverse grandi città del mezzogiorno. Nel 2021 non raggiungono i 10 posti disponibili ogni 100 residenti con meno di 3 anni i comuni di Barletta (8,6), Catania (8,4) e Messina (7,3). Poco sopra questa soglia anche capoluoghi come Napoli, Caserta, Trani, Palermo, Isernia, Andria e Ragusa. Tutti con percentuali comprese tra 10 e 15%.

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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi ad asili nido e servizi prima infanzia sono stati elaborati a partire da fonte Istat, incrociati con i dati demografici (demo.istat) e con quelli relativi alla classificazione per aree interne di fonte dipartimento per la coesione territoriale.

Foto: Ivan Radic (Flickr)Licenza

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