Aumenta il numero di donne nel consiglio superiore della magistratura Mappe del potere

L’elezione dei nuovi componenti del Csm ha portato al plenum con il maggior numero di donne nella storia dell’organo. A questo si aggiunge la nomina della prima donna al ruolo di primo presidente della corte di cassazione. Ciononostante siamo ancora ben distanti dalla parità.

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A fine gennaio sono entrati in carica i nuovi componenti del consiglio superiore della magistratura (Csm). I 20 componenti togati sono stati scelti tramite elezioni interne all’ordine giudiziario, a settembre 2022. I 10 componenti laici invece (ovvero i non magistrati) sono stati eletti dal parlamento il 17 e 19 gennaio 2023.

Il Csm è l’organo di governo della magistratura in Italia. La sua funzione è quella di regolare assunzioni, promozioni, trasferimenti e gli aspetti disciplinari relativi ai magistrati. Vai a “Che cos’è il Csm, consiglio superiore della magistratura”

Nel corso della scorsa consiliatura diverse polemiche hanno minato l’autorevolezza di quest’organo così importante. Anche per questo la politica è intervenuta con delle leggi che hanno modificato la composizione dell’organo e soprattutto i meccanismi di elezione dei suoi componenti (legge 71/2022).

Da quest’ultimo punto di vista, le norme hanno introdotto modifiche per cercare di limitare il potere delle correnti sull’elezione dei componenti togati. Secondo diverse ricostruzioni stampa però queste norme avrebbero avuto scarso successo (Il FoglioIl DomaniIl Fatto Quotidiano).

Maggiore invece l’impatto delle modifiche volte a incentivare la parità di genere. Per la prima volta nella storia del Csm infatti le donne hanno raggiunto un terzo dei componenti.

1/3 le donne nella sedicesima consiliatura del Csm.

Questo dato rappresenta un netto miglioramento rispetto agli anni precedenti. E questo nonostante le nuove norme per favorire la parità di genere all’interno dell’organo possano essere considerate piuttosto blande.

Ma questa consiliatura segna anche la prima presenza femminile tra i 3 componenti di diritto dell’organo. Si tratta di Margherita Cassano, prima donna a ricoprire il ruolo di primo presidente della corte di cassazione.

Donne in magistratura.

Sviluppi senza dubbio positivi sul terreno dell’equilibrio di genere ma che arrivano con netto ritardo. Le donne in magistratura sono infatti più della metà (56%) e questa proporzione continuerà a crescere. Infatti sono ormai quasi 30 anni che il numero di donne supera quello degli uomini tra i vincitori del concorso in magistratura.

Le donne nel Csm

Per molti anni né il parlamento né i magistrati hanno eletto alcuna donna tra i banchi del consiglio. È solo nel 1981 che per la prima volta due donne entrano nell’organo, entrambe elette dal parlamento (Ombretta Fumagalli Carulli e Elena Ornella Paciotti). Nella consiliatura successiva sarà la volta della prima donna eletta dalla magistratura.

Nelle due consiliature seguenti invece nessuna donna è stata eletta nell’organo, almeno in prima battuta. Nel 1997 infatti Francesca Zannotti sarà eletta dal parlamento ma solo in seguito alle dimissioni di un altro consigliere scelto in precedenza.

Sono considerati i componenti elettivi del consiglio superiore della magistratura presenti alla prima seduta di ogni consiliatura, distinti per genere. Non sono quindi considerati né i componenti di diritto (ovvero il presidente della repubblica, il primo presidente e il procuratore generale della corte di cassazione) né le sostituzioni avvenute nel corso della consiliatura.

FONTE: openpolis
(consultati: martedì 7 Marzo 2023)

A partire dal 1998 si è sempre registrata una certa presenza femminile nel plenum (considerando i consiglieri eletti in prima battuta), ma con proporzioni variabili negli anni.

Fino allo scorso dicembre era stata la dodicesima consiliatura (2006-2010) quella con la presenza femminile più alta. Considerando solo i componenti elettivi infatti si arrivò a 6 donne su 24, ovvero il 25%. Come abbiamo visto con la consiliatura attuale questa proporzione sale ancora, arrivando al 33,3%.

Un dato che non cambia neanche includendo nel conto i componenti di diritto del consiglio, vista la nomina di Margherita Cassano a prima presidente della corte di cassazione. D’altronde questa nomina compete proprio al Csm. Non c’è quindi da stupirsi che la prima donna a ricoprire l’incarico più prestigioso della magistratura sia stata nominata proprio dal plenum con la maggior quota di donne nella storia.

Le componenti togate

Come per i dati complessivi, anche considerando solo i componenti togati del consiglio quella attuale è la consiliatura con più donne elette, ovvero il 30%.

6 su 20 le donne elette dalla magistratura nella sedicesima consiliatura del Csm.

Si potrebbe dunque concludere che le norme introdotte per favorire la parità di genere in queste elezioni abbiano funzionato. Bisogna segnalare tuttavia che, anche senza queste nuove norme nel 2006 e nel 2018 i magistrati arrivarono già a eleggere il 25% di donne.

Sono considerati i componenti togati del consiglio superiore della magistratura presenti alla prima seduta di ogni consiliatura. Si tratta dunque di quei componenti eletti dai magistrati. Non sono invece considerati né i componenti laici né quelli di diritto. Inoltre non sono considerate eventuali sostituzioni avvenute nel corso della consiliatura.

FONTE: openpolis
(consultati: mercoledì 8 Marzo 2023)

Non è semplice dunque affermare con sicurezza in che misura il dato attuale sia frutto delle nuove norme. Anche perché queste incidono solo sulle candidature, aspetto certamente importante, ma non sul numero di donne effettivamente elette.

In ognuno dei collegi di cui al comma 2, lettere a), b) e c), deve essere espresso un numero minimo di sei candidature e ogni genere deve essere rappresentato in misura non inferiore alla metà dei candidati effettivi.

Le componenti laiche del Csm

Come abbiamo visto le prime donne elette nel Csm sono state delle componenti laiche, nel 1981. A differenza di quanto avvenuto tra i togati però nel 2010 e nel 2018 il parlamento è tornato a votare solo uomini.

Nel 2006 e nel 2014 invece si era registrato il dato più alto (25%) almeno fino all’attuale consiliatura, quando il parlamento ha eletto per il 40% donne tra i componenti laici.

4 su 10 le donne elette dal parlamento nella sedicesima consiliatura del Csm.

Sono considerati i componenti laici del consiglio superiore della magistratura presenti alla prima seduta di ogni consiliatura. Si tratta dunque di quei componenti eletti dal parlamento. Non sono invece considerati né i componenti togati né quelli di diritto. Inoltre non sono considerate eventuali sostituzioni avvenute nel corso della consiliatura.

FONTE: openpolis
(consultati: mercoledì 8 Marzo 2023)

Anche in questo caso il dato può essere letto alla luce delle nuove norme a tutela della parità di genere introdotte dalla legge. Queste tuttavia appaiono assolutamente blande e purtroppo non si può escludere che in futuro la proporzione di donne possa tornare a ridursi.

Come nel caso precedente, anche qui la legge incide solo sulle candidature. Ma come se non bastasse qui si limita a richiamare principi generali di ordine costituzionale, che non individuano obblighi specifici.

I componenti da eleggere dal parlamento sono scelti […] secondo procedure trasparenti di candidatura, da svolgere nel rispetto della parità di genere di cui agli articoli 3 e 51 della Costituzione.

È vero che una nota rilasciata dalla camera dei deputati ha interpretato queste indicazioni in maniera più chiara. Per rispettare i principi costituzionali è stato infatti previsto che il genere meno rappresentato costituisca almeno il 40% dei candidati.

Tuttavia se non viene raggiunta questa soglia, l’unica conseguenza è la riapertura dei termini per 2 giorni. Un ulteriore giorno è concesso solo se la candidatura è presentata da almeno 10 parlamentari di due gruppi diversi. Trascorso questo termine, che sia stata raggiunta la quota o meno, si procede a convocare il parlamento in seduta comune per eleggere i componenti laici del Csm.

Ed è proprio quello che è successo in questa occasione. Entro il primo termine fissato le candidature femminili erano 97 su 283 (34,3%), abbastanza al di sotto della soglia prevista. La riapertura dei termini però ha prodotto solo la presentazione di altre 3 candidature femminili (35%) nei primi 2 giorni. Il terzo giorno infine è stata presentata da alcuni parlamentari un’ulteriore candidaturaconsiglia. La cosa curiosa però è che proprio questa candidata, Rosanna Natoli, è poi risultata eletta dal parlamento. L’assemblea riunita in seduta comune l’ha scelta con 519 voti (85,6%), grazie all’appoggio di Fratelli d’Italia.

Foto: Quirinale

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