Aumentano i prezzi di gas e elettricità Ambiente
A partire da ottobre 2021, è previsto un aumento dei prezzi di gas e elettricità. A causarlo, l’incrinazione degli equilibri tra domanda e offerta durante la pandemia e la dipendenza dell’Italia dalle energie non rinnovabili.
giovedì 23 Settembre 2021 | Ecologia e innovazione
Secondo l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), da ottobre 2021 i prezzi di gas e elettricità potrebbero aumentare, per la famiglia tipo, fino al 15,3% e al 9,9% rispettivamente. Dietro a questo fenomeno ci sono la scarsa autosufficienza energetica italiana e europea, ma anche gli squilibri causati dalla pandemia nel rapporto tra domanda e offerta di energia.
Le oscillazioni dei prezzi del gas durante l’emergenza sanitaria
A partire da gennaio 2021, in Italia c’è stata una progressiva diminuzione della disponibilità di gas naturale.
Con lo scoppio della pandemia, come riporta la relazione annuale dell’Arera, è calata la domanda di gas da parte dei consumatori. Da una parte, i lockdown e le restrizioni hanno messo uno stop a moltissime attività economiche e produttive che facevano largo uso di questa risorsa energetica. Dall’altra, il 2020 è stato anche caratterizzato da un clima particolarmente mite che ha portato a una riduzione dei consumi.
-4,2% il consumo netto di gas naturale in Italia nel 2020 rispetto al 2019, secondo i dati dell’Arera.
A fronte di questo calo nei consumi, l’Italia ha ridotto le sue importazioni nette del 6,6%, secondo l’Arera e, parallelamente, la produzione nazionale di gas è diminuita del 15,4%, il calo maggiore registrato nell’ultimo decennio. Inoltre la Russia, il principale fornitore di gas italiano e europeo, ha ridotto le sue esportazioni per necessità interne.
Secondo Istat, a luglio 2021 si registrava un’inflazione nei prezzi al consumo di gas e elettricità pari al 22,3%, rispetto allo stesso mese nel 2020.
Non appena, però, l’Italia ha iniziato a riemergere dall’emergenza sanitaria, riavviando molte attività economiche e produttive che si erano precedentemente fermate, la domanda dei consumatori ha ripreso a salire. Questo ha creato una situazione di scarsità che ha portato a un aumento dei prezzi dell’energia. Già nel secondo semestre del 2020, l’Italia era il terzo paese europeo (dopo Svezia e Paesi Bassi) con il più elevato prezzo del gas. Rispetto alla media europea, il gas naturale in Italia costava 2 centesimi in più per ogni kilowattora.
L’Italia è il terzo paese europeo con il prezzo del gas più elevato
Il prezzo del gas nei paesi Ue nel secondo semestre del 2020
Il prezzo è di euro per kilowattora, ovvero per 3600 kilojoule di gas, per i consumatori domestici. Le cifre includono tutte le relative tasse e imposte.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: venerdì 17 Settembre 2021)
L'Ets e le sanzioni sulle emissioni di co2
A giocare un ruolo in questa dinamica di aumento delle quotazioni è stato anche, indirettamente, il sistema dell'Emissions trading scheme (Ets), un sistema di gestione delle emissioni inquinanti introdotto nel 2005 dall'Ue per contrastare il cambiamento climatico e favorire la transizione ecologica.
L'obiettivo dell'Ets è il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, con l'obiettivo intermedio di ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030.
Si tratta di un sistema che pone dei limiti sulle emissioni di gas serra, stabilendo dei tetti massimi per le emissioni e tassando chi li supera. Oltretutto, i prezzi dei certificati di emissione che le aziende devono acquistare aumentano di anno in anno, per incentivare la transizione a forme di energia più pulita.
L'Ets è stato criticato da molte parti per i limiti del suo approccio, come abbiamo descritto in un precedente articolo. In particolare il progressivo aumento dei prezzi dei permessi di emissione avrebbe provocato un maggiore utilizzo di combustibili fossili diversi dal carbone. Come appunto il gas che, pur essendo un combustibile fossile, rilascia meno co2.
Questo tuttavia non significa che sia una fonte di energia pulita. Come ha sottolineato tra gli altri Legambiente, nell’ottica di un percorso di transizione ecologica, l’utilizzo di gas naturale non dovrebbe essere incentivato.
50 euro per ogni tonnellata di co2 emessa è il prezzo attuale dei permessi di emissione Ets.
I prezzi dei certificati di emissione Ets avrebbero quindi contribuito, almeno in parte, a far aumentare i prezzi del gas, già sottoposti alle oscillazioni di consumi e importazioni. E questi aumenti avrebbero causato, come riportato dall'Arera, un aumento delle quotazioni anche per l'energia elettrica. Infatti, l'energia elettrica è un prodotto finale, ricavato dalla combustione di varie fonti energetiche, tra cui appunto gas naturale, carbone e petrolio.
Nel 2021, aumentano i prezzi dell’elettricità
Il prezzo nazionale unico medio (in €/MWh) dell'elettricità in Italia, tra gennaio 2020 e settembre 2021
Pun è acronimo di prezzo unico nazionale ed è il prezzo di riferimento rilevato in borsa. In questo caso, i dati riguardano la media di tale prezzo, mese per mese, calcolato in euro ogni megawattora.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Gme
(ultimo aggiornamento: lunedì 20 Settembre 2021)
La dipendenza energetica italiana
Come abbiamo visto, le oscillazioni nella domanda e offerta di energia durante un periodo di grandi cambiamenti come quello pandemico hanno sicuramente avuto un impatto sui prezzi di gas e elettricità. A ciò si aggiungono le criticità del sistema Ets, anche se con un ruolo meno incisivo. Ma alla base di questi fattori contingenti c’è il fatto che l’Italia è un paese non autosufficiente da un punto di vista energetico e ancora molto legato alle fonti di energia non rinnovabili.
Come il resto d'Europa, l'Italia è fortemente dipendente dai paesi esteri per il suo approvvigionamento energetico, in particolare dalla Russia, ma anche da paesi dell'Africa settentrionale (Algeria, Libia) e da alcuni paesi europei (Norvegia, Olanda). Negli ultimi 40 anni, inoltre, la situazione non è migliorata significativamente e nel 2018 il nostro paese risultava ancora dipendente per il 78% dall'energia di importazione.
Nel 2018, l’Italia ha una dipendenza energetica pari al 78%
La dipendenza energetica italiana (totale e per le varie tipologie di energia), tra il 1990 e il 2018
Con “dipendenza energetica” si intende la dipendenza dell’economia nazionale dall’importazione di energia da altri paesi per soddisfare il proprio fabbisogno. L’indicatore è calcolato dal rapporto tra importazioni nette e disponibilità al netto delle scorte.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: venerdì 17 Settembre 2021)
Soprattutto per quanto riguarda il gas, la dipendenza è anzi andata aumentando negli anni, mentre per quanto riguarda i combustibili fossili e il petrolio è rimasta pressoché invariata.
Soltanto in quanto a energia da fonti rinnovabili l'Italia risulta quasi autosufficiente, importando solo il 9% del fabbisogno nazionale. Una cifra che è aumentata negli anni, anche per via della crescente diffusione in Europa della produzione e dell’utilizzo di queste fonti.
Proprio considerando il maggior livello di autosufficienza che l'Italia ha raggiunto nel campo dell’energia pulita, è chiaro che una dimensione del problema è che il nostro paese non si è ancora sufficientemente svincolato dal mercato del gas.
Come hanno osservato varie associazioni ambientaliste tra cui Legambiente, nel perseguire la decarbonizzazione l'Italia non ha rivolto sufficiente attenzione al gas naturale, erroneamente considerato una fonte di energia "ponte" tra quelle non rinnovabili e quelle rinnovabili ma in realtà inquinante e oltretutto scarsamente disponibile in Europa. Laddove invece le fonti di energia rinnovabili, secondo le analisi fatte dalla Carbon tracker initiative (Cti), sarebbero non solo pulite, ma molto meno soggette alle oscillazioni di prezzo.
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