Come gli stati europei hanno gestito la diffusione del vaiolo delle scimmie Europa

La diffusione in Europa del vaiolo delle scimmie, una malattia precedentemente endemica solo in Africa, ha destato sorpresa. Come ha dimostrato un’indagine di Civio, pochi paesi si sono dimostrati preparati, nonostante il rischio fosse certificato da tempo.

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La comparsa improvvisa del vaiolo delle scimmie fuori dalle sue regioni endemiche, situate nell’Africa centrale e occidentale, è stata una sorpresa per tutto il mondo. Per quanto non fosse la prima volta che il virus si manifestava altrove, l’entità dell’attuale crisi sanitaria è senza precedenti. Da inizio maggio a metà luglio sono stati segnalati più di 7mila casi nell’Unione europea, secondo i dati compilati da Civio. Si tratta del più grande focolaio di questo virus mai visto in Europa. Un continente dove pochi paesi erano ben preparati.

7.665 i casi di vaiolo delle scimmie segnalati in Europa fino a luglio 2022, secondo i dati Civio.

I paesi più colpiti nell’Ue erano la Spagna con 2.895 casi, e la Germania (con 1.859), seguiti da Francia (912), Paesi Bassi (549) e Portogallo (515). Mentre il Regno Unito, dove sono stati segnalati i primissimi pazienti di questo focolaio europeo, ha segnalato 1.856 casi.

La situazione è molto diversa rispetto a quella configuratasi all’inizio della pandemia di Covid-19, grazie alla disponibilità di test diagnostici, farmaci antivirali e, soprattutto, vaccini. Tuttavia, il vaiolo delle scimmie è stata per anni una malattia trascurata che ha colpito quasi esclusivamente l’Africa. Il che spiega perché molti paesi dell’Ue non disponevano di mezzi adeguati per controllare questo focolaio.

Il vaiolo delle scimmie è causato da un virus simile a quello del vaiolo, una malattia che l’Oms ha dichiarato eradicata nel 1979. Mentre la trasmissione del vaiolo delle scimmie tra gli esseri umani è stata osservata per la prima volta nel 1970. La sua letalità sembrerebbe essere molto più bassa, aggirandosi tra l’1% e il 10%. Secondo una prima analisi dei ricercatori dell’istituto di sanità spagnolo Carlos III, l’attuale focolaio sembra inoltre essere causato da una variante meno virulenta.

Un vaccino tanto richiesto quanto limitato

La maggior parte dei casi rilevati in questo focolaio si sono presentati con sintomi da lievi a moderati, come dichiara il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), e i perlopiù i pazienti sono guariti dopo alcune settimane.

Tuttavia, per prevenire la diffusione della malattia e ridurne la gravità, le autorità europee hanno inizialmente proposto di vaccinare i contatti stretti dei casi confermati entro i primi quattro giorni. All’inizio di luglio, l’Ecdc ha raccomandato di vaccinare anche i gruppi più a rischio, in particolare gli operatori sanitari e gli uomini che hanno rapporti sessuali occasionali con altri uomini.

Uno obiettivo reso poco verosimile dalla scarsità di vaccini. Una delle opzioni possibili è Imvanex, un vaccino di terza generazione, che è stato autorizzato in Europa contro il vaiolo e, negli Stati Uniti, dove si chiama Jynneos, anche per il vaiolo delle scimmie. L’iniezione ha molti meno effetti collaterali rispetto ai vaccini precedenti, il che spiega perché sia il vaccino più ambito.

La disponibilità di vaccini di terza generazione è molto limitata.

L’aspetto problematico è che questo vaccino è prodotto solo da una piccola azienda farmaceutica chiamata Bavarian Nordic, il che significa che la disponibilità è limitata. La Germania ha ordinato 40mila vaccini a giugno e altri 200mila per la consegna entro la fine dell’anno. La commissione europea, attraverso la nuova autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera), ha acquistato 163.620 dosi di emergenza. Civio ha chiesto alle autorità europee e nazionali quale sia il prezzo unitario pagato per Imvanex, senza però ricevere risposta.

I dati sono stati raccolti da Civio e riguardano i vaccini disponibili a luglio 2022.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Civio
(ultimo aggiornamento: martedì 13 Settembre 2022)

In Europa la formula è simile a quella adottata con la pandemia da Covid-19, ovvero un acquisto congiunto per garantire l'approvvigionamento. Ma con un'eccezione: questa volta il pagamento avviene tramite fondi Ue. Diversi paesi dell'Ue hanno dichiarato a Civio di aver richiesto dei vaccini a Hera, che dà priorità alla distribuzione in base all'impatto del virus. Così, ad esempio, la Spagna, uno dei paesi più colpiti, ha già annunciato la ricezione di 5.300 dosi, quasi la metà dei vaccini ordinati finora.

Le prime dosi sono arrivate settimane dopo l'inizio dell'epidemia, ma si tratta comunque di una soluzione che potrà alleviare la mancanza di vaccini Imvanex in molti paesi europei.

Una preparazione variegata, ma insufficiente

Solo i Paesi Bassi e la Francia avevano a disposizione scorte strategiche di vaccini Imvanex già prima dell'epidemia. Un portavoce del ministero della salute olandese sottolinea che, nel 2019, quando il vaiolo delle scimmie non sembrava una minaccia diretta, hanno acquistato 100mila dosi di Imvanex, quasi quante quelle ora acquisite da tutta l'Ue. Da allora i Paesi Bassi hanno venduto un piccolo numero di questi vaccini a Danimarca e Spagna, che non ne avevano. Per quanto riguarda la Francia, le autorità confermano anche che la loro riserva nazionale contiene dosi di Imvanex, insieme ad altri vaccini di prima e seconda generazione. La loro disponibilità fa parte del "piano del governo per rispondere al rischio di recidiva del vaiolo".

Molti paesi hanno introdotto i vaccini contro il vaiolo nelle loro scorte strategiche per via del diffuso timore che il virus potesse essere usato in ambito bioterroristico. Si tratta però in questi casi di vaccini di prima o seconda generazione. È il caso di Spagna, Belgio, Polonia, Portogallo o Slovacchia, le cui riserve in alcuni casi includono vaccini di seconda generazione come Accam 2000.

Anche in Germania e Italia ci sono scorte, ma le autorità non specificano di quale tipo di vaccino si tratti. Una mancanza di trasparenza che appare ancora più marcata in Irlanda, Lussemburgo e Svezia, dove le informazioni sono riservate per motivi di sicurezza nazionale.

I dati sono stati raccolti da Civio e riguardano i vaccini disponibili a luglio 2022.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Civio
(ultimo aggiornamento: venerdì 9 Settembre 2022)

Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Slovacchia e Slovenia riferiscono invece di non aver messo da parte vaccini contro il vaiolo.

Molti studi avevano anticipato il pericolo del vaiolo delle scimmie

Questa epidemia di vaiolo delle scimmie è stata una sorpresa, ma non si può dire che sia stata totalmente inaspettata. Gli operatori sanitari temevano che quando il vaiolo fosse stato eradicato e le campagne di immunizzazione di massa fossero terminate, virus simili avrebbero infettato le persone prive di protezione.

Il vaccino contro il vaiolo era costoso e aveva molti effetti collaterali.

In effetti, uno studio osservazionale condotto negli anni '80 nell'attuale Repubblica Democratica del Congo ha stimato che la vaccinazione contro il vaiolo offriva una protezione dell'85% contro quello delle scimmie. Ma quando il vaiolo è scomparso, l'Oms ha raccomandato ai paesi di interrompere l'immunizzazione a causa degli effetti collaterali dei vaccini e dei costi significativi dei programmi di immunizzazione.

Tuttavia, lo stesso studio ha anche avvertito che: "L'entità e la durata media delle epidemie di vaiolo delle scimmie aumenteranno man mano che la protezione derivata dal vaccino diminuirà nella popolazione". Quel primo avvertimento non è caduto nel vuoto. Un altro studio del 2012 e una recente revisione sistematica su Plos Neglected Tropical Diseases hanno anche espresso una crescente preoccupazione per un potenziale aumento dei casi di vaiolo delle scimmie.

In Europa, dove la maggior parte dei paesi ha smesso di vaccinare la popolazione contro il vaiolo tra gli anni '70 e '80, ora molte persone sono vulnerabili al virus. Più i giovani che gli anziani, che sono stati vaccinati.

I dati sono stati raccolti da Civio e provengono dalle autorità sanitarie degli stati membri (o riviste specializzate).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Civio
(ultimo aggiornamento: venerdì 9 Settembre 2022)

I dati pubblicati dall'Ecdc confermano questo modello. Dei 6.776 casi riportati dall'Oms e analizzati fino a metà luglio, quasi 9 su 10 riguardavano persone di meno di 50 anni.

89,5% delle persone che hanno contratto il vaiolo delle scimmie fino a metà luglio 2022 aveva meno di 50 anni, secondo l'Ecdc.

Ancora una volta, l'Africa è la terra dimenticata

L'epidemia causata da questo virus dimenticato offre anche un'altra importante lezione. Per anni, il vaiolo delle scimmie sembrava colpire solo i paesi africani dove è più frequentemente trasmesso, come la Repubblica Democratica del Congo, la Nigeria o il Camerun.

Pensando che si trattasse di un problema esclusivamente africano, in occidente il rischio è stato fortemente sottovalutato. Un fenomeno simile si è verificato anche nel caso del Covid-19. Allora molti epidemiologi avevano avvertito i governi del pericolo di vaccinare, con numerose dosi, la propria popolazione, ignorando quella degli altri paesi.

Infatti la diffusione del virus in paesi dove la vaccinazione ha raggiunto quote irrisorie della popolazione locale aumenta la probabilità che emergano nuove varianti, con caratteristiche differenti (e quindi potenzialmente più gravi). Ma soprattutto, che i vaccini esistenti potrebbero non essere capaci di combattere. Mandare i vaccini nei paesi colpiti dalle epidemie è quindi cruciale, sia per aiutarli che per prevenirne la diffusione su scala globale.

 

European data journalism network, i dati nel resto dell'Europa

Openpolis fa parte dell'European data journalism network, una rete di realtà che si occupano di data journalism in tutta Europa. La versione originale di questo articolo è di Civio, un giornale europeo, ed è partner di Edjnet. I dati relativi alle riserve di vaccini contro il vaiolo delle scimmie sono disponibili qui.

 

Foto: Matt Napo - licenza

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