Con la pandemia si è ridotta la frequenza dell’uso di mezzi pubblici Ambiente
Usare i mezzi pubblici è un modo per contenere l’impatto negativo che i trasporti hanno sull’ambiente. Con la pandemia, però, in Italia è diminuita la frequenza nell’uso di autobus, tram e treni, soprattutto come quota degli spostamenti totali.
venerdì 29 Ottobre 2021 | Ecologia e innovazione
I mezzi di trasporto a combustione sono tra i principali responsabili del cambiamento climatico. Secondo la European environmental agency (Eea), mentre il settore industriale e quello di produzione dell’energia elettrica hanno ridotto negli anni le loro emissioni di Co2, nel caso dei trasporti queste sono invece aumentate.
25% delle emissioni di gas serra in Ue sono riconducibili al settore dei trasporti, nel 2020.
In un recente articolo abbiamo parlato delle auto a bassa emissione come strategia per ovviare almeno in parte a questo problema. Un’altra via efficace è quella di favorire l’uso dei mezzi pubblici rispetto a quelli privati all’interno dei contesti urbani.
Durante la pandemia però i cittadini italiani hanno ridotto il loro tasso di utilizzo dei mezzi pubblici, preferendo mezzi stradali individuali come automobili e motocicli. Una scelta che almeno in parte può essere riconducibile al maggiore rischio di contagio da Covid-19 legato alla permanenza sui mezzi pubblici, a contatto con un elevato numero di persone. Ma che ha anche a che fare con l’accessibilità e la diffusione del servizio di trasporto pubblico locale.
Mezzi pubblici e privati in Italia
Secondo il report trasporto passeggeri e mobilità realizzato nel 2020 dall’associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia), la domanda di trasporto passeggeri ha visto un costante aumento in Italia dagli anni ’90 ai primi anni 2000, per poi stabilizzarsi fino al periodo successivo alla crisi del 2008 (che ha comportato una temporanea riduzione). A partire dal 2012, ha ripreso ad aumentare.
In ogni caso, la modalità di trasporto individuale è sempre stata ed è tuttora quella predominante, soprattutto fuori dai centri urbani. Nelle città metropolitane invece sono frequenti gli spostamenti con i mezzi pubblici.
16,5 milioni di cittadini italiani hanno utilizzato mezzi privati per recarsi al lavoro ogni giorno, nel 2019, secondo Istat.
Solo 2 milioni, invece, hanno usato i mezzi pubblici.
Venezia è la città italiana con più passeggeri sui mezzi pubblici
Numero di passeggeri dei mezzi pubblici per abitante, nei comuni italiani, nel 2018
Con passeggeri annui si intende il numero di persone trasportate, nell’anno di riferimento, dai veicoli adibiti ai servizi di trasporto pubblico locale, escluso il personale in servizio delle aziende di trasporto, diviso per il numero di abitanti della provincia. Le stime del numero di passeggeri trasportati si basano di norma sulle vendite dei titoli di viaggio, sui risultati di apposite rilevazioni o su conteggi effettuati da dispositivi installati nei punti di accesso ai servizi di trasporto (fermate o stazioni) o a bordo dei veicoli.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: mercoledì 27 Ottobre 2021)
Le maggiori città metropolitane del nord sono quelle che hanno registrato i numeri più elevati di passeggeri annuali sui mezzi pubblici. Prima tra tutte Venezia, con oltre 800 passeggeri l'anno per abitante, un dato presumibilmente correlato anche all’elevato numero di turisti che ogni anno visitano il capoluogo. Seguono Milano e Torino, mentre i numeri sono decisamente inferiori nel sud della penisola.
Questa differenza tra nord e sud rispecchia anche la distribuzione dei posti messi a disposizione dai mezzi pubblici nei principali centri abitati (con più di 200mila abitanti), che sempre secondo le stime Anfia sono pari a circa 46mila in totale al nord, a 26mila al centro e a 11mila al sud.
L'impatto della pandemia sulla mobilità
Come riportato nel rapporto sulla mobilità degli italiani pubblicato nel 2020 da Isfort, durante il periodo del lockdown si è registrato un calo non solo nella domanda di trasporto pubblico, ma in generale nel tasso di mobilità. E quando in corrispondenza delle riaperture e dell’allentamento delle restrizioni la mobilità ha ricominciato a crescere, è andata a vantaggio dei mezzi privati. Una situazione che, come abbiamo già visto in precedenza, caratterizza il nostro paese anche da prima dello scoppio della pandemia.
62,5% degli spostamenti, nel 2019, sono stati effettuati con l'automobile, secondo Isfort.
Una quota che, invece di diminuire nel tempo è tornata ai livelli del 2008, cioè di oltre 10 anni prima. Dall'altra parte il tasso di mobilità sostenibile, ovvero la quota di spostamenti realizzati con mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta, che aveva raggiunto il picco nel 2017, attestandosi al 37,9%, è scesa nel 2019 al 35%. Tuttavia va sottolineato che nel 2019 risultavano in calo complessivamente la frequenza settimanale di tutti gli spostamenti, sia con mezzi pubblici che privati.
Tornando invece all’impatto del lockdown del 2020 sulla mobilità, vediamo con quali differenze le chiusure hanno generato un calo nell’utilizzo dei mezzi pubblici. Ma qual è stato invece l’impatto della pandemia sulla mobilità?
Dopo il lockdown è diminuita la frequenza nell’uso dei mezzi pubblici
La quota di persone che dichiara di usare i mezzi pubblici settimanalmente, prima e dopo il lockdown
I dati sono presi da un sondaggio realizzato da Legambiente e Ipsos e basato su 1.000 interviste in tutto il paese più 300 interviste per le città di Roma, Milano, Napoli e Torino.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Legambiente e Ipsos
(ultimo aggiornamento: giovedì 28 Ottobre 2021)
Anche a livello locale, nelle principali città, si è verificato lo stesso fenomeno. A Roma e Milano ad esempio l'uso settimanale di bus e tram è diminuito di 0,6 punti percentuali nel periodo post-pandemico, passando rispettivamente dal 2,9% al 2,3% per Milano e dal 2,3% all'1,7% per Roma.
La frequenza settimanale nell'uso di bus e tram ha subito il calo maggiore.
I treni e gli autobus extraurbani sono stati invece toccati in misura minore da questi cambiamenti. Durante la pandemia, infatti, molti spostamenti più brevi sono stati effettuati a piedi, soprattutto all'interno dei centri urbani. Un tipo di mobilità che Isfort definisce "di prossimità" e che, pur essendo diminuita in concomitanza con la riapertura, è comunque rimasta ad un livello quasi doppio rispetto al periodo pre-pandemico.
Secondo le analisi di Legambiente e Ipsos, anche la frequenza nell'uso settimanale delle automobili è stata toccata solo lievemente dalla pandemia, nonostante la diffusione soprattutto durante il lockdown, delle modalità di lavoro da remoto. Questo a riprova di una tendenza costante in Italia a prediligere il trasporto con mezzi privati. Una questione che sicuramente è da collegare, al di là dell’emergenza sanitaria, ai diversi livelli di disponibilità e diffusione del servizio sul territorio.
Foto credit: Kristijan Arsov - licenza