Continua a crescere il numero di persone che soffrono la fame

La pandemia prima e la guerra in Ucraina poi hanno determinato un drammatico aumento del numero di persone che soffrono la fame nel mondo. Ancora oggi infatti i dati non accennano a diminuire, malgrado l’impegno fame zero assunto dall’Agenda 2030 dell’Onu.

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Durante gli anni della pandemia il numero di persone che hanno sofferto la fame nel mondo è drammaticamente aumentato. Una crescita che si è ridotta negli ultimi anni, ma non abbastanza da invertire la tendenza.

Questo nonostante uno dei più importanti impegni assunti dall’Agenda per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite preveda proprio di porre fine alla fame entro il 2030 (Sdg 2). Un obiettivo che, con il passare degli anni, sembra sempre più difficile da raggiungere.

Transforming agrifood systems is more critical than ever as we face the urgency of achieving the SDGs within six short years.

L’andamento alla lotta globale alla fame

Nel 2023 un numero compreso tra 713 e 757 milioni di persone hanno sofferto la fame. A livello mondiale parliamo di circa una persona su 11.

733,4 milioni il numero di persone che si stima abbiano sofferto la fame nel 2023.

Un valore estremamente alto che assume un carattere ancora più drammatico se si analizza il suo andamento nel tempo. Infatti tra 2005 e 2014 il numero di persone esposte alla denutrizione si è ridotto costantemente passando da quasi 800 milioni a circa 540. Negli anni successivi però si è assistito a un andamento più altalenante. Poi con all’arrivo della pandemia in un solo anno (2020) il numero di persone denutrite è aumentato di quasi 90 milioni (+15,14%).

FONTE: Elaborazione openpolis su dati The State of Food Security and Nutrition in the World 2024
(pubblicati: mercoledì 24 Luglio 2024)

Negli anni successivi il dato ha continuato ad aumentare, anche se questa crescita si è gradualmente ridotta. Nel 2021 infatti il numero di persone denutrite è aumentato di 39,4 milioni (+5,9%), nel 2022 di 15,1 (+2,13%) e nel 2023 di 9,6 (+1,33%). Così il dato è arrivato a quota 730 milioni, ovvero quasi 200 milioni in più rispetto al 2014.

Questa stima peraltro si riferisce solo alle persone “denutrite”. I dati tuttavia aumentano drasticamente arrivando a coinvolgere 2,3 miliardi di persone se si considerano tutti coloro che soffrono una condizione di insicurezza alimentare acuta o moderata. L’insicurezza alimentare acuta riguarda le situazioni in cui la carenza di cibo arriva a diventare un rischio per la sopravvivenza. Quella moderata invece tutti quei casi in cui le persone si trovano incerte sulla possibilità di ottenere cibo a sufficienza nel prossimo futuro.

28,9% di tutta la popolazione mondiale si trova in una condizione di insicurezza alimentare acuta o moderata nel 2023.

Più in generale circa un terzo della popolazione mondiale (2,8 miliardi di persone) nel 2022 non si è potuta permettere una dieta sana ed equilibrata.

Negli ultimi anni a incidere su questa situazione sono state in particolare la crisi sanitaria prodotta dal Covid e la guerra in Ucraina. Queste crisi infatti hanno determinato una spinta inflazionistica trainata dall’aumento dei prezzi del cibo e dell’energia, che ha colpito soprattutto le face più povere e vulnerabili.

Dove si concentrano le crisi alimentari

Ma non ovunque la reazione a questa crisi è stata la stessa, con alcuni territori, paesi e continenti che sono riusciti, almeno in parte, a invertire la tendenza, e altri in cui invece la crisi si fa sempre più grave. Se si considerano i tre continenti in cui è maggiore il numero di persone che ancora oggi soffrono la fame si osservano infatti andamenti piuttosto diversi.

L’Asia ad esempio è l’area dove risiedono più persone in condizione di denutrizione, quasi 385 milioni di persone (il 52,4% del totale). Proprio qui peraltro gli effetti della pandemia si sono fatti sentire in maniera maggiore e più rapida. In appena un anno infatti il numero di persone che hanno sofferto la fame è aumentato di 56 milioni (+18,3%). A partire dal 2021 però il dato è rimasto stabile attorno ai 385 milioni.

FONTE: elaborazione openpolis su dati The State of Food Security and Nutrition in the World 2024
(pubblicati: mercoledì 24 Luglio 2024)

Anche in America latina e nei Caraibi il numero di coloro che hanno sofferto la fame è cresciuto molto nel 2020 (+16,2%). Qui però, a partire dal 2022, si è assistito a una riduzione del fenomeno che nel 2021 coinvolgeva oltre 45 milioni di persone, scese a 41 nel 2023 (-9,5%).

In Africa al contrario, l’aumento è stato più contenuto nel primo anno di pandemia (+11% tra 2019 e 2020). Da quel momento però il numero di persone denutrite è continuato a crescere di oltre il 5% l’anno. Così il numero di africani che soffrono la fame è passato da poco più di 230 milioni nel 2019 a quasi 300 milioni nel 2023.

Ma anche all’interno di questi continenti la situazione può variare considerevolmente. In particolare nei paesi più svantaggiati la quota di popolazione che non può permettersi una dieta sana arriva addirittura al 71,5%. Anche nei paesi a reddito medio-basso comunque si trova in questa situazione oltre la metà della popolazione (52,6%). Il dato passa invece a circa 1/5 nei paesi a reddito medio alto (21,5%) e al 6,3% nei paesi ad alto reddito.

Quanto ai singoli paesi quelli in cui si registra il numero più alto di persone in condizione di insicurezza alimentare acuta sono la Repubblica democratica del Congo, la Nigeria, il Sudan, l’Afghanistan e l’Etiopia. I paesi in cui più persone si trovano in questa condizione in rapporto al totale della popolazione sono invece la Palestina (Striscia di Gaza), il Sud Sudan, lo Yemen, la Siria e Haiti.

Come affrontare una situazione difficile

Oltre a descrivere nel dettaglio un contesto drammatico l’ultimo rapporto Fao sulla sicurezza alimentare propone una nuova definizione del finanziamento per la sicurezza alimentare.

Questo rapporto definisce il finanziamento per la sicurezza alimentare e la nutrizione come le risorse finanziarie pubbliche e private, sia nazionali che estere, destinate a sradicare la fame, l’insicurezza alimentare e tutte le forme di malnutrizione.

Partendo da una definizione comune, lo scopo è quello di tracciare i flussi finanziari destinati a contribuire all’obiettivo “Fame zero” catturando la natura multidimensionale della sicurezza alimentare che comprende, tra le altre cose, la disponibilità di cibo in un paese, la capacità economica e fisica di accedere a queste risorse e la loro stabilità nel tempo.

Il rapporto inoltre sottolinea come per raggiungere l’obiettivo sia necessario l’impegno integrato di attori sia pubblici che privati, nazionali e internazionali. Da questo punto di vista l’obiettivo Zero fame si intreccia con il tema dell’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps). Attualmente infatti meno di un quarto dell’Aps e degli altri fondi ufficiali (Oof) è stato destinato alla lotta alla fame. Un dato che peraltro non risulta essere in crescita.

I due aspetti d’altronde sono strettamente connessi. Infatti l’Agenda per lo sviluppo sostenibile prevede anche che i paesi donatori destinino almeno lo 0,7% del proprio reddito nazionale lordo (Rnl) all’Aps entro il 2030. Un obiettivo che tuttavia resta distante dall’essere raggiunto. Eppure un aumento dell’Aps e un suo corretto utilizzo nei settori più importanti rappresenterebbe uno strumento cruciale per raggiungere l’obiettivo Fame Zero. Anche per questo la Campagna 0,70 si batte affinché il governo italiano aumenti le risorse destinate all’Aps contribuendo, tramite queste, a sradicare l’insicurezza alimentare nel mondo.

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Fao Somalia

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