Cosa ci dice il discorso di fine anno di Mattarella Il messaggio del Quirinale

Anche se non formalmente previsto dalle norme, il messaggio di fine anno del presidente della repubblica è una tradizione che si ripete senza interruzioni dal 1949. Dai discorsi degli inquilini del Quirinale è possibile raccontare molto della storia del nostro paese.

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Il messaggio di fine anno che il presidente della repubblica rivolge agli italiani dal Quirinale è una tradizione che accompagna il nostro paese fin dal 1949. Per questo la sua analisi offre diversi spunti di riflessione e può dirci molto sullo stato di salute e la storia del nostro paese.

Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia mondiale legata al Coronavirus. Tema che ovviamente ritroviamo anche nel discorso di Sergio Mattarella, il più difficile del suo settennato come lo stesso presidente ha ammesso.

Nelle sue parole possiamo ritrovare molti dei temi che hanno caratterizzato il dibattito pubblico negli ultimi mesi: il virus ed il dolore per i tanti morti ma anche la necessità di ripartire e di costruire il futuro.

Il discorso del presidente ha un forte impatto sul dibattito politico.

Non sono mancati i riferimenti all’Unione europea ma anche un appello alla classe dirigente italiana a non perdere tempo rincorrendo interessi di parte. Mattarella ha anche affermato come questo sia stato il suo ultimo messaggio agli italiani, allontanando così l’ipotesi di una sua conferma al Quirinale.

Riferimenti all’attualità e alla politica

Nel tempo la forma ed il contenuto dei messaggi di fine anno è cambiata. Se nei primi anni repubblicani infatti i discorsi avevano un contenuto generico, in tempi più recenti sono molteplici i riferimenti specifici all’attualità sia politica che sociale del paese.

Analizzando le parole più utilizzate nei discorsi degli ultimi anni notiamo infatti come il lavoro, la sicurezza, il futuro e i giovani siano stati tra i temi più ricorrenti.

Le parole più ricorrenti nei messaggi di fine anno dei presidenti della Repubblica dal 2008 ad oggi

AnnoPresidente123
2008Napolitanocrisioccasionepaese
2009Napolitanogiovanicrisiriforme
2010Napolitanogiovanifuturomondo
2011Napolitanopaesefiduciapolitica
2012Napolitanogiovanigovernolavoro
2013Napolitanogiovaniparlamentopaese
2014Napolitanonazionalepoliticastato
2015Mattarellatuttiimpegnolavoro
2016Mattarellatuttipaeselavoro
2017Mattarellavitapaesecostituzione, repubblica, parlamento
2018Mattarellasicurezzavitalavoro
2019Mattarellapaesevitafiducia
2020Mattarellapandemiapaesevirus, futuro, solidarietà, europa
Dal conteggio sono esclusi riferimenti a: Italia e Italiani, cittadini, concittadini e ad anno

 

Nel discorso di quest’anno invece, e non poteva essere altrimenti, non sono mancati i riferimenti alla situazione di emergenza che stiamo vivendo. Tra le parole più utilizzate infatti troviamo pandemia, virus, futuro ma anche solidarietà ed Europa.

Spesso nei discorsi di fine anno Mattarella ha criticato l’operato della classe politica.

Negli ultimi anni poi non sono mancati i commenti di carattere più politico. Per citare alcuni esempi, nel 2016 Mattarella ha fatto riferimento alla necessità di rivedere la legislazione elettorale, mentre nel 2018 aveva richiamato le forze politiche a non comprimere le prerogative del parlamento. Il riferimento era all’approvazione delle legge di bilancio senza un’adeguata discussione. Scenario tra l’altro che si è ripetuto anche quest’anno.

Nel messaggio dello scorso 31 dicembre Mattarella si è rivolto nuovamente alla classe dirigente del paese, ricordando come sia fondamentale pensare alla ripartenza e al futuro. In questo contesto, è necessario smettere di inseguire interessi di parte.

Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova (…). Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte.

Un monito forte alla classe politica che ormai da settimane dibatte su una possibile crisi di governo in un momento così delicato per l’Italia che necessita di gestire sfide importanti come la campagna di vaccinazioni e i progetti del Recovery plan.

Dalle parole di Mattarella sembrerebbe allontanarsi l’ipotesi di un suo secondo mandato al Colle.

Congedandosi dagli italiani Mattarella ha infine detto che questo sarebbe stato il suo ultimo messaggio. Tale indicazione potrebbe voler dire che il presidente della Repubblica non sarebbe disponibile per un mandato bis al Quirinale. Un’affermazione che potrebbe avere delle ricadute anche sulle sorti dell’attuale legislatura, chiamata (salvo l’ipotesi di elezioni anticipate) a scegliere il suo successore. Un’operazione che potrebbe non essere così semplice, viste le fibrillazioni interne alla maggioranza delle ultime settimane.

Come i messaggi del Quirinale si sono evoluti nel tempo

Ma come si sono evoluti nel tempo i messaggi dei presidenti della repubblica? Il primo discorso di fine anno fu quello di Luigi Einaudi nel 1949. Negli anni successivi il messaggio di auguri è diventato una consuetudine mantenuta fino ai giorni nostri sebbene sia stata criticata da una parte della dottrina. Nel tempo tali messaggi si sono evoluti. Se nei primi anni della repubblica questi erano generalmente brevi e con un approccio essenzialmente istituzionale, successivamente si sono allungati ed hanno acquisito un linguaggio più semplice e comprensibile da tutti.

Negli anni i messaggi sono diventati più lunghi, con un linguaggio più “semplice” e con riferimenti all’attualità.

Inoltre mentre i discorsi dei primi anni contenevano formule generiche, con il passare del tempo sono diventati molto più frequenti i riferimenti all’attualità. Quest’anno ad esempio, rivolgendosi agli italiani, il presidente Mattarella ha fatto riferimento al grande sforzo fatto dall’Unione europea a tutela dei propri cittadini ed anche all’impegno della comunità scientifica nella ricerca sul vaccino.

Mai un vaccino è stato realizzato in così poco tempo. Mai l’Unione Europea si è assunta un compito così rilevante per i propri cittadini

Analizzando i discorsi precedenti possiamo notare come quello del 2020 sia il secondo più breve di tutto il settennato con 1.691 parole. Superato solamente da quello del 2017 che di parole ne contava appena 1.085. Considerando complessivamente la storia repubblicana, quello del 2020 si colloca al 22esimo posto tra i più brevi.

1.691 le parole che compongono il discorso di fine anno di Mattarella nel 2020.

Il più lungo in assoluto è stato invece il messaggio di Oscar Luigi Scalfaro del 1997 con 4.912 parole mentre il più breve quello di Luigi Einaudi del 1950 con 148. In generale possiamo distinguere due diverse fasi: infatti se fino al 1980 la media era di circa 900 parole a discorso, dal 1981 a oggi la media si è alzata ad oltre 2.000.

La costituzione comunicazioni del presidente della repubblica rivolte direttamente al popolo: gli articoli 74 e 87 infatti prevedono solo l’invio di messaggi alle camere. Nel dibattito tra giuristi questa pratica, tesa ad avvicinare la massima carica dello stato ai cittadini, è stata oggetto di critiche. Tuttavia, dal 1949 ad oggi, il messaggio degli inquilini del Quirinale agli italiani è diventata una consuetudine seguita ed apprezzata.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 4 Gennaio 2021)

All'allungamento dei messaggi inoltre si è accompagnato un linguaggio più diretto e meno complicato. Sia il numero di parole che il numero di battute per frase infatti nel tempo sono diminuiti. Nelle fasi temporali citate infatti, la media di parole per frase è passata da 36,7 a 23,3 e il numero di battute per frase da 186 a 121,3. Testi più lunghi quindi ma per un certo senso un linguaggio meno da addetti ai lavori.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 4 Gennaio 2021)

Le parole dei presidenti in tempi di crisi

I numeri tuttavia non ci dicono tutto: essi infatti devono essere contestualizzati. Possono essere influenzati dagli usi in voga in un determinato periodo, dagli avvenimenti storici che lo hanno caratterizzato ma anche dall'indole dei singoli presidenti. Cossiga ad esempio - con la sola eccezione del 1991 - usava fare discorsi molto lunghi. Ed anche Giorgio Napolitano durante i suoi 9 anni al Colle ha quasi sempre pronunciato discorsi di lunghezza superiore alle 2000 parole, lo stesso vale per Pertini.

1647,7 il numero medio di parole utilizzate dei presidenti della repubblica nei messaggi di fine anno.

Nei suoi discorsi Mattarella ha usato in media circa 1.700 parole (di poco superiore alla media generale di 1647,7). Abbiamo detto che quello di quest'anno è il secondo più breve di tutto il settennato. Si tratta di un dato molto significativo. Se si esclude il discorso del 2017 (composto da poco più di mille parole), dobbiamo tornare al 2008 per trovare un discorso più breve.

Negli anni più "difficili" i messaggi dei presidenti della repubblica in genere sono più brevi.

Un altro anno purtroppo poco felice, caratterizzato dallo scoppio della crisi economica. L'allora presidente Giorgio Napolitano si rivolse agli italiani con un messaggio di appena 1.669 parole. Da notare che un altro discorso particolarmente breve fu quello pronunciato da Francesco Cossiga nel 1991 (418 parole). Anche in questo caso l'Italia stava attraversando un periodo particolarmente delicato caratterizzato dallo scoppio dello scandalo legato all'inchiesta "mani pulite".

Foto credit: Quirinale - Licenza

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