Cosa ci dicono i voti di fiducia al governo Draghi Dopo il voto alla camera

L’esecutivo guidato da Mario Draghi ha ottenuto l’appoggio di un’ampia maggioranza sia a Montecitorio che a palazzo Madama. Un consenso ampio e trasversale che ricorda da vicino l’esperienza del governo Monti.

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Dopo due giorni di intensi dibattiti in aula, con il voto di fiducia di ieri alla camera il nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi può considerarsi pienamente in carica. Così come già avvenuto al senato, anche a Montecitorio il nuovo governo ha raccolto un consenso molto ampio.

Nei sistemi parlamentari come il nostro, gli elettori non scelgono direttamente il presidente del consiglio. Perciò il governo, dopo la nomina da parte del presidente della repubblica, ha bisogno del sostegno di una maggioranza parlamentare per entrare in carica. Questo sostegno si esprime attraverso il voto di fiducia. Vai a "Che cosa sono i voti di fiducia"

L’esecutivo Draghi sarà quindi sostenuto da una maggioranza molto eterogenea. Questo elemento lo accomuna al governo guidato da Mario Monti. In entrambi questi casi infatti la politica, in un momento di particolare gravità, ha scelto di fare un passo indietro per sostenere il governo di un tecnico individuato dal presidente della repubblica (Mattarella oggi, Napolitano nel 2011).

535 i deputati che hanno votato la fiducia al governo Draghi.

Tuttavia, a differenza del governo Monti, l’attuale esecutivo vede rappresentati all’interno del consiglio dei ministri tutti i principali partiti che fanno parte della nuova maggioranza. Per questo motivo è particolarmente interessante valutare il peso delle varie forze politiche all’interno della coalizione. Il Movimento 5 stelle rimane la forza più pesante della maggioranza ma, soprattutto al senato, c’è una sostanziale parità tra Lega e Forza Italia da una parte e Pd, M5s e Leu dall’altra. Con la conseguenza che i gruppi minori potrebbero svolgere ancora un ruolo dirimente.

I numeri della nuova maggioranza alla camera

A Montecitorio i voti favorevoli al nuovo governo sono stati 535, 56 i contrari e 5 gli astenuti. Circa l’85% dei deputati sosterrà quindi il nuovo governo.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 19 Febbraio 2021)

In base a questi numeri (e a quelli del senato che abbiamo già analizzato qui) possiamo affermare che il governo di Mario Draghi gode della terza maggioranza più ampia della storia repubblicana. Dal 1948 ad oggi infatti solo il governo Andreotti IV (1978) e il governo Monti (2011) hanno potuto contare su un consenso più ampio al momento del loro insediamento.

Il grafico mostra il rapporto tra voti favorevoli e seggi totali della camera per ogni governo al momento del suo insediamento.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 19 Febbraio 2021)

84,2% i deputati che sostengono il governo Draghi.

Considerando i governi della seconda repubblica poi, quelli guidati Monti e Draghi sono gli unici a poter godere di una maggioranza superiore all’80% dei membri di camera e senato (il terzo governo con la maggioranza più ampia è quello di Enrico Letta con il 72%, molto più distanziati tutti gli altri).

Il grafico mostra il rapporto tra voti favorevoli e seggi totali del senato per ogni governo al momento del suo insediamento.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 19 Febbraio 2021)

81,6% i senatori che sostengono il governo Draghi.

In due momenti particolarmente difficili per la storia del nostro paese che hanno caratterizzato gli ultimi anni, la politica ha dunque accettato di fare un passo indietro e sostenere un presidente del consiglio tecnico individuato dal presidente della repubblica (Mattarella oggi, Napolitano nel 2011).

Per questi due casi possiamo parlare di governi di unità nazionale. Cioè esecutivi che vengono chiamati a gestire situazioni di emergenza e che possono fare affidamento sull’appoggio della maggior parte delle forze politiche.

Un governo di unità nazionale è un esecutivo che si regge sul sostegno della totalità (o quasi) delle forze presenti in parlamento. Generalmente nasce in situazioni di grave emergenza che fanno ritenere necessaria un’assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Vai a "Che cos’è un governo di unità nazionale"

Possiamo notare tuttavia anche una significativa differenza tra i governi Monti e Draghi. Nel primo caso infatti il presidente del consiglio incaricato scelse di affidarsi ad una squadra di ministri composta esclusivamente da tecnici (dove per tecnici devono intendersi esperti di un dato settore ma non per questo avulsi dalla politica), mentre nel secondo tutti i partiti che formano la nuova maggioranza sono rappresentati nel consiglio dei ministri.

A differenza di Monti, Draghi ha scelto di nominare ministri anche esponenti dei partiti della maggioranza.

Proprio per questo motivo, è interessante analizzare il "peso" dei partiti all'interno della nuova maggioranza. In una coalizione così eterogenea i cui componenti hanno visioni e priorità molto diverse infatti, la capacità di un partito di indirizzare l'agenda del governo per portare avanti i propri progetti risulta essere un elemento determinante.

Da questo punto di vista possiamo notare che il Movimento 5 stelle rimane il gruppo parlamentare più “pesante” della maggioranza. La Lega è il secondo partito in entrambi i rami del parlamento, mentre al terzo posto troviamo il Partito democratico alla camera e Forza Italia al senato.

Il grafico mostra il diverso peso dei partiti che fanno parte della nuova maggioranza in base ai voti favorevoli espressi al nuovo governo.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 19 Febbraio 2021)

Con le espulsioni annunciate negli ultimi giorni, il M5s risulta ulteriormente indebolito.

Il gruppo pentastellato però è uscito indebolito da questi due giorni. Se sarà confermato quanto dichiarato dal reggente Vito Crimi e quindi i parlamentari che non hanno sostenuto il governo saranno espulsi dal movimento, il M5s uscirà piuttosto ridimensionato. Una situazione particolarmente delicata si potrebbe concretizzare al senato dove gli schieramenti composti da Lega e Forza Italia da una parte e M5s, Pd e Leu dall'altra risultano essere in sostanziale parità. Con la conseguenza che i gruppi minori (come Italia viva o il nuovo gruppo degli Europeisti) potrebbero tornare a essere l'ago della bilancia.

Sarà poi interessante capire se su specifici provvedimenti Fratelli d'Italia potrà votare insieme a Lega e Forza italia, mettendo in minoranza l'ala di centrosinistra della coalizione di governo.

I voti ribelli della camera

Abbiamo già analizzato chi non ha sostenuto il governo al senato, ci soffermeremo adesso sulle scelte dei deputati. Come abbiamo detto, sono stati 56 i voti contrari. Un numero non particolarmente elevato ma che può fornirci alcune interessanti indicazioni sullo stato di salute dei vari partiti. Un primo elemento di analisi è rappresentato dai "voti ribelli", quei senatori cioè che hanno espresso una posizione diversa rispetto al gruppo di appartenenza.

Complessivamente questi voti sono stati 22, di cui 20 provenienti dal gruppo del Movimento 5 stelle, uno dalla Lega e uno da Liberi e uguali.

I deputati che non hanno votato a favore del governo

DeputatoGruppoVoto
Lucia AlbanoFdiContrario
Massimo BaroniM5sContrario
Maria Teresa BellucciFdiContrario
Silvia BenedettiMitoContrario
Galeazzo BignamiFdiContrario
Carmela Bucalo FdiContrario
Alessio ButtiFdiContrario
Pino CabrasM5sContrario
Salvatore CaiataFdiContrario
Monica CiaburroFdiContrario
Edmondo CirielliFdiContrario
Andrea CollettiM5sContrario
Emanuela CordaM5sContrario
Jessica CostanzoM5sContrario
Sara CunialMistoContrario
Giuseppe D'AmbrosioM5sContrario
Massimiliano De TomaMistoContrario
Salvatore DeiddaFdiContrario
Andrea Delmastro Delle VedoveFdiContrario
Giovanni DonzelliFdiContrario
Wanda FerroFdiContrario
Francesco ForcinitiFdiContrario
Tommaso FotiFdiContrario
Paola FrassinettiFdiContrario
Nicola FratoianniLeuContrario
Davide GalantinoFdiContrario
Marcello GemmatoFdiContrario
Paolo GiuliodoriM5sContrario
Francesco LollobrigidaFdiContrario
Alvise ManieroM5sContrario
Lucrezia MantovaniFdiContrario
Ciro MaschioFdiContrario
Giorgia MeloniFdiContrario
Federico MolliconeFdiContrario
Augusta MontaruliFdiContrario
Marco OsnatoFdiContrario
Emanuele PriscoFdiContrario
Fabio RampelliFdiContrario
Walter RizzettoFdiContrario
Paolo Niccolò RomanoMistoContrario
Mauro RotelliFdiContrario
Giovanni RussoM5sContrario
Francesco SapiaM5sContrario
Doriana SarliM5sContrario
Rachele Silvestri M5sContrario
Marco SilvestroniFdiContrario
Arianna SpessottoM5sContrario
Guia TerminiM5sContrario
Rosa TestamentoM5sContrario
Paolo TrancassiniFdiContrario
Raffaele TranoMistoContrario
Andrea VallascasM5sContrario
Carolina VarchiFdiContrario
Gianluca VinciLegaContrario
Leda VolpiM5sContrario
Riccardo ZucconiFdiContrario
Maria Laura PaxiaM5sAstenuto
Raphael RaduzziM5sAstenuto
Vittorio SgarbiMistoAstenuto
Michele SodanoM5sAstenuto
Alessio VillarosaM5sAstenuto
Mario BorgheseMistoAssente
Micaela CampanaPdAssente
Pasquale CannatelliFiAssente
Maria CarettaFdiAssente
Michele CasinoFiAssente
Valentina CorneliM5sAssente
Guido De MartiniLegaAssente
Carmela Di LauroM5sAssente
Luis Roberto Di San MartinoLegaAssente
Yana Chiata EhmM5sAssente
Vincenzo FasanoFiAssente
Marta Antonietta FascinaFiAssente
Carlo FatuzzoFiAssente
Fausto LongoMistoAssente
Lucaselli YlenjiaFdiAssente
Angela MasiM5sAssente
Rosa MengaM5sAssente
Stefano MugnaiFiAssente
Graziano MusellaFiAssente
Leonardo PennaM5sAssente
Cristian RomanielloM5sAssente
Angela Schirò PdAssente
Elisa ScutellàM5sAssente
Elisa SiragusaMistoAssente
Simona SurianoM5sAssente
Giovanni Battista TombolatoLegaAssente
Riccardo TucciM5sAssente
Davide ZanichelliM5sAssente

Alla camera quindi sono 34 gli esponenti M5s (inclusi i deputati in missione, astenuti e assenti) che non hanno dato il voto favorevole al governo. Si tratta del 18% dei membri del gruppo. Così come al senato, anche alla camera una pattuglia così ampia di "scontenti" potrebbe dar vita ad un gruppo autonomo. Operazione per altro più semplice qui che non a palazzo Madama, dato che l'unico vincolo imposto dal regolamento è quello di avere un numero minimo di 20 aderenti (al senato è richiesta anche la presenza del simbolo di una lista o un partito che si sia presentato alle elezioni).

34 i deputati del M5s che non hanno votato a favore del governo.

Degni di nota anche altri due voti contrari: quello di Gianluca Vinci, l'unico voto ribelle della Lega tra camera e senato e quello di Nicola Fratoianni. Il segretario di Sinistra italiana in particolare ha votato no in ossequio alla decisione presa dall'assemblea nazionale del partito. Decisione però non condivisa dagli altri due esponenti di Si, Loredana De Petris ed Erasmo Palazzotto, che hanno invece deciso di sostenere il nuovo governo. Nonostante questa frattura, Fratoianni almeno per il momento rimarrà all'interno del gruppo di Liberi e uguali della camera.

Foto credit: palazzo Chigi - Licenza

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