Così il registro della trasparenza del Mise non serve a niente Lobby

A seguito della nostra richiesta il ministero dello sviluppo economico ha pubblicato l’elenco degli incontri del ministro, ma nei dati forniti ci sono molti vuoti e incongruenze.

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Lo scorso 21 gennaio avevamo sollecitato la pubblicazione da parte del Mise degli incontri svolti dal ministro Di Maio, dai sottosegretari e dai dirigenti del ministero, con lobbisti e portatori di interesse. Incontri che grazie al registro per la trasparenza del ministero sarebbero già dovuti essere disponibili.

Si predilige la comunicazione politica sui social, ai canali di trasparenza istituzionale.

A seguito dalla nostra richiesta il ministero ha aggiornato l’agenda degli incontri. Finalmente i dati sono disponibili, e abbiamo quindi deciso di fare una cosa che purtroppo fanno in pochi: li abbiamo analizzati per vedere se tutto torna. Alcune evidenti criticità sono emerse: il registro è incompleto con buchi cronologici, e ci sono incongruenze tra le informazioni pubblicate e quelle disponibili sui social di Di Maio.

Tutto questo è un problema, perché così uno strumento che potrebbe essere utilizzato per valutare l’azione di governo diventa inutile e completamente superfluo. Più in generale, emerge un’incapacità di scindere la comunicazione politica dalla trasparenza istituzionale, e pure questo non va bene.

I dati pubblicati

Grazie ai dati finalmente presenti sul registro per la trasparenza, è ora possibile analizzare l’agenda del ministro Di Maio in questi primi mesi di governo. Sottolineiamo sin da subito che l’avere queste informazioni rappresenta comunque un inizio, e il poter fare delle analisi, seppur critiche, è sempre meglio che niente. Cosa che per esempio per gli altri ministeri non è al momento possibile fare.

Sono stati conteggiati solamente gli incontri ufficiali riportati dal registro per la trasparenza del Mise

Dall'inizio del suo mandato a fine novembre Luigi Di Maio ha svolto 52 singoli incontri con lobbisti o portatori di interesse, su un totale di 17 giorni. Spesso infatti questi incontri erano all'interno di tavoli di lavoro con più soggetti, come il Tavolo Tv 4.0 del 25 settembre 2018 in cui erano presenti 18 attori del settore tra cui Rai, Sky e Discovery, o come il Tavolo Moda del 9 ottobre 2018, con diverse associazioni di categoria.

Molto ricorrenti gli incontri con aziende pubbliche, o a partecipazione pubblica: Cassa depositi e prestiti, Eni, Enel, Fincantieri, Poste Italiane, Rai e altre. Al di la di specifici tavoli di lavoro, la maggior parte degli incontri avevano scopi introduttivi e di presentazione, una normale dinamica con l'inizio di un nuovo governo. Diciotto gli incontri svolti dal sottosegretario Davide Crippa (M5s), 31 quelli di Dario Galli (Lega) e 36 invece per Andrea Cioffi (M5s).

Nel registro mancano i dati dei primi 3 mesi di governo

Un primo elemento che balza subito agli occhi analizzando l'agenda di Di Maio è che il primo incontro risale all'11 settembre 2018, oltre 3 mesi dopo l'insediamento dell'esecutivo Conte. È inverosimile pensare che per 3 mesi di governo il ministro non abbia incontrato nessun portatore di interesse, soprattutto considerando i 2 dicasteri di cui è a capo: lavoro e sviluppo economico.

La smentita viene direttamente dalla comunicazione politica sui social del ministro. Semplicemente guardando la pagina fan personale del ministro Di Maio infatti si possono trovare numerosi incontri svolti prima dell'11 settembre.

Di Maio, prima di far approvar un decreto che li riguardava, ha incontrato i sindacati dei benzinai: sul registro non c'è traccia dell'incontro.

Il 25 giugno si è tenuto il tavolo di confronto con i rappresentanti delle associazioni sindacali dei distributori di carburante. Incontro che ha portato 2 giorni dopo alla presentazione di un apposito decreto legge per posticipare l'entrata in vigore della fatturazione obbligatoria per la categoria. Evento di cui non c'è nessuna traccia sul registro per la trasparenza, e che evidentemente ha avuto delle chiare conseguenze legislative nel nostro paese.

Il 2 luglio successivo poi si è tenuto il famoso tavolo di confronto con i riders e il mondo del food delivery, bandiera mediatica dei primi mesi di mandato del ministro Di Maio. Incontro che è stato, come il precedente, ampiamente raccontato sui social, ma non comunicato sui canali istituzionali predisposti. Tavolo che ha visto la partecipazione di aziende, sindacati e comitati.

Come è giusto e normale che sia, il ministro ha svolto numerosi tavoli per portare avanti le sue mansioni nei mesi precedenti all'11 settembre. Purtroppo però nel registro non c'è traccia di tutto questo. Le informazioni mancanti sono preziose, e pure se sono ricostruibili da altre fonti, sarebbe più giusto averle dal registro per la trasparenza, perché fondamentalmente serve proprio a questo.

Sì sui social, ma non nel registro

Anche nelle informazioni successive all'11 settembre alcune cose non tornano. I problemi questa volta emergono confrontando i dati ufficiali del registro, con quelli della comunicazione social del ministro. Vediamo alcuni esempi.

A novembre aveva fatto molto clamore la notizia che la proprietà turca della Pernigotti avrebbe esternalizzato la produzione. L'evento ha giustamente visto la mobilitazione del ministro, che convocò per il 15 novembre un tavolo di confronto per cercare di affrontare la questione con le parti interessate. Una volta concluso l'incontro il ministro Di Maio ha fatto un video, postato sulla sua pagina fan, in cui raccontava la situazione e in cui incontrava anche i lavoratori che erano venuti a Roma a manifestare.

L'incontro era anche stato preannunciato da un comunicato del ministero, in cui veniva convocato il tavolo di crisi Pernigotti. Peccato però che del tavolo del 15 novembre non ci sia traccia sul registro, mentre viene riportato un incontro avvenuto lo stesso giorno con la Confederazione Nazionale delle Piccole e Medie Imprese.

Il 24 settembre invece, questa volta sui canali social del Ministero dello sviluppo economico, si è data comunicazione di un incontro al Mise tra Di Maio e le organizzazioni sindacali dei lavoratori metalmeccanici. Anche in questa occasione l'evento è stato pre annunciato sul sito del ministero con un apposito comunicato, ma non è rientrato tra gli incontri segnalati sul registro.

Cosa, per regolamento, è escluso dal registro

La direttiva voluta da Di Maio che ha introdotto il registro per la trasparenza anche al ministero del lavoro, specifica in maniera chiara quali siano le attività a cui non si applicano le disposizioni del registro. Si fa riferimento a tutto ciò che riguarda processi decisionali che si concludono mediante protocolli d'intesa o altri strumenti di concertazione.

Le disposizioni del presente documento non si applicano all'attività di rappresentanza di interessi particolari [...] nell'ambito di processi decisionali che si concludono mediante protocolli d'intesa e altri strumenti di concertazione.

Con questa dovuta specifica, sembra chiaro che i vari tavoli di lavoro o tavoli di crisi che mancano rientrano pienamente nell'ambito di applicazione del registro. Anche perché incontri simili, a differenza dei casi citati, sono riportati dal registro per la trasparenza.

Tra comunicazione politica e trasparenza istituzionale

Il registro per la trasparenza del Mise non è perfetto, ma il fatto stesso che esiste ci permette di analizzarlo e di capire come migliorarlo.

Altro discorso invece riguarda l'utilizzo che se ne può fare. Fare trasparenza non vuole dire fare comunicazione. L'errore che spesso le istituzioni fanno è confondere i due concetti, pensando che producendo comunicati stampa, organizzando dirette social e realizzando video si stia facendo trasparenza. Tutte queste azioni rientrano nell'orbita della comunicazione politica, strumento legittimo, che serve ai politici per raccontare ciò che fanno e fare propaganda. Fare trasparenza invece vuol dire rendere tracciabile e comprensibile un processo, in maniera sistematica e continua. 

Fare trasparenza vuol dire rendere tracciabile e comprensibile un processo, in maniera sistematica e continua.

È importante capire questa differenza perché la chiave della trasparenza non è tanto informare, ma bensì dare la possibilità di comprendere meglio, fornendo degli strumenti ai cittadini di oggi, e soprattutto a quelli di domani, per ricostruire dinamiche e decisioni politiche. Se non si capisce l'importanza di utilizzare un unico canale, strutturato e creato ad hoc, per fornire questo tipo di informazioni, si sta rendendo il registro per la trasparenza completamente superfluo e inutile.  

In mancanza di una norma statale che normi l'attività di lobbisti e portatori di interesse presso le istituzioni politiche centrali (parlamento, ministeri e altro), le singole iniziative avranno sempre dei limiti. Nel caso specifico c'è da capire il perché di tante incongruenze nell'agenda degli incontri. Ad oggi quindi, con le informazioni disponibili, l'operazione risulta non credibile.

 

Foto credit - Twitter account ufficiale MISE

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