Cresce la povertà assoluta tra bambini e ragazzi delle famiglie svantaggiate #conibambini

Nel 2023 la quota di minori in povertà assoluta ha sfiorato il 14%. I più colpiti sono quelli in famiglie numerose, nei nuclei monogenitoriali e con genitori disoccupati o operai. Approfondiamo la presenza di famiglie monoreddito con figli in chiave locale.

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I nuovi dati Istat confermano la tendenza degli ultimi 15 anni: al diminuire dell’età, cresce l’incidenza della povertà assoluta. I minori restano la fascia d’età più spesso in questa condizione (13,8%). Come abbiamo avuto modo di raccontare in passato, non era così prima della recessione del 2008. Allora la distanza generazionale non era così marcata.

Sebbene questi nuovi dati relativi 2023 non siano direttamente confrontabili con quelli della fine degli anni 2000, per un cambio metodologico, la tendenza resta chiara. Vent’anni fa la quota di poveri assoluti era contenuta in 2-3 punti percentuali tra le diverse generazioni e gli anziani erano la fascia più spesso in povertà (5% circa di incidenza).

Con il nuovo decennio le distanze si sono allargate e si è affermata la tendenza per cui i minori sono la fascia d’età più colpita dalla povertà assoluta.

13,8% i minori di 18 anni in povertà assoluta. Molto più della media (9,7%).

In questo approfondimento indagheremo le caratteristiche alla base della condizione di indigenza tra bambini e ragazzi, alla luce dei dati nazionali. Emerge come il problema sia maggiore per alcuni segmenti, come le famiglie con figli, in particolare quelle monogenitoriali e quelle dove la persona di riferimento fa l’operaio o è in cerca di occupazione.

Nuclei in molti casi colpiti sul fronte economico dall’emergenza Covid e dall’inflazione, specialmente quando hanno potuto contare su un solo reddito. Proveremo a ricostruire meglio anche questo aspetto, attraverso dati di livello locale.

Chi sono i minori più colpiti dalla povertà assoluta

Nel 2023 quasi 1,3 milioni di minori si sono trovati in povertà assoluta, con un’incidenza media nella fascia 0-17 anni del 13,8%. Tuttavia, anche tra gli stessi minori vi sono differenze.

Ampie differenze rispetto al luogo di residenza e all’età del minore.

Divari innanzitutto di natura territoriale: nel centro-nord si attesta attorno al 13%, nel mezzogiorno la quota di bambini e ragazzi in povertà assoluta raggiunge il 15,5%.

Anche se è proprio tra bambini e ragazzi del centro Italia tra 7 e 13 anni che si registra un aumento statisticamente significativo dell’indigenza rispetto all’anno precedente. Se nel 2022 si trovava in questa condizione il 10,7% di loro, nel 2023 la quota è salita al 13,9%.

Anche rispetto all’età vi sono ampie differenze. Nei bambini con meno di 3 anni l’incidenza della povertà assoluta è pari al 13,4%; supera il 14% tra i 4 e i 13 anni e si riassesta al 12,7% tra gli adolescenti di 14-17 anni.

Povertà e condizione familiare

Al crescere del numero di figli minori, cresce anche la frequenza con cui il nucleo si trova in povertà assoluta. Nelle coppie con un figlio l’incidenza è del 6,6%, a fronte di una media di indigenza nelle famiglie con minori del 12,4%. La quota sale all’11,6% in presenza di 2 figli e al 18,8% con 3 o più figli. Tra le famiglie con un solo genitore la quota sfiora il 15%.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: giovedì 17 Ottobre 2024)

In peggioramento la condizione dei figli di operai e lavoratori esecutivi.

Anche la condizione professionale dei genitori incide enormemente sulla povertà minorile. Se la persona di riferimento svolge un lavoro da dirigente, quadro o impiegato, la povertà familiare dei nuclei con bambini e ragazzi è del 3,7%. Sale al 19,4% se è operaio e al 23,9% quando è in cerca di occupazione.

Tra 2022 e 2023 va sottolineato il peggioramento nella condizione delle famiglie con figli la cui persona di riferimento fa l’operaio. In questi casi l’incidenza passa dal 15,6% al 19,4%. Un peggioramento che testimonia una condizione di vulnerabilità per i nuclei di lavoratori dipendenti in mansioni esecutive; specialmente quando possono contare su un solo reddito e quindi a maggior rischio di finire nell’esclusione sociale in caso di perdita del lavoro.

I nuclei monoreddito con figli nell’emergenza Covid

Sebbene non esistano dati di dettaglio locale sulla povertà assoluta, è interessante ricostruire due fenomeni connessi con quelle che sono le coordinate della povertà minorile nel 2023. Da un lato, vi è l’incidenza dei bassi redditi nella popolazione. Un indicatore che – con i molti limiti che vedremo – può offrire una misura della condizione economica generale. Dall’altro, il fenomeno riguardante la quota di famiglie che si reggono su una sola fonte di reddito e che hanno figli a carico, ovvero un possibile segnale di fragilità per i nuclei con bambini e ragazzi.

Partendo dal primo dato, in Italia nel 2021 il 27,4% dei contribuenti ha dichiarato un reddito inferiore a 10mila euro. L’incidenza dei bassi redditi è aumentata, rispetto al 2019, nel 19,3% dei comuni italiani (cioè 1.529 su quasi ottomila). Per quanto riguarda il secondo dato, le famiglie monoreddito con a carico almeno un bambino sotto i 6 anni sono il 21,7% delle famiglie monoreddito.

Quest’ultima informazione, purtroppo disponibile solo per i comuni con più di cinquemila abitanti, aiuta a capire come non sia affatto semplice ricostruire a livello locale la condizione economica delle famiglie. Specialmente in un contesto straordinario come quello dell’emergenza Covid. Anche al netto della disponibilità dei dati per tutti i comuni, la fonte più disaggregata, i dati delle dichiarazioni dei redditi pubblicati annualmente dal ministero dell’economia e delle finanze, risente infatti di una serie di problemi. A partire dall’impatto dell’evasione fiscale, che limita fortemente la capacità di analisi di queste informazioni.

La situazione sul territorio

Con questi limiti, possiamo tuttavia incrociare i due dati e ricostruire, comune per comune, l’incidenza delle famiglie monoreddito con figli e l’andamento dei bassi redditi durante la pandemia, tra 2019 e 2021.

Emerge che 150 comuni su 2.384 rilevabili si sono trovati a cavallo dell’emergenza Covid in una duplice posizione. Si tratta infatti di territori ad elevata incidenza di famiglie monoreddito con figli piccoli (cioè superiore alla media nazionale pari al 21,7%) che hanno visto aumentare la quota di redditi bassi tra 2019 e 2021.

Nella mappa ogni comune è classificato rispetto a:

  • la percentuale famiglie anagrafiche monoreddito in cui nel 2019 era presente almeno un minore con meno di 6 anni;
  • la variazione nella quota di contribuenti con meno di 10mila euro annui tra 2019 e 2021.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat (statistiche sperimentali)
(ultimo aggiornamento: venerdì 8 Marzo 2024)

Si tratta di comuni collocati principalmente nel centro-nord Italia, dove la quota di redditi bassi era inferiore prima della pandemia e quindi il peggioramento nell’emergenza – specie per le fasce sociali svantaggiate – risulta relativamente più visibile con i dati delle dichiarazioni.

Se invece si considera soltanto la quota di famiglie monoreddito con bambini a carico questa, all’arrivo dell’emergenza Covid, era maggiore in Campania (28,9%), in particolare nelle province di Napoli (30,1%) e Caserta (29,1%).

Tra le città capoluogo, spicca Andria dove oltre un terzo delle famiglie monoreddito ha al suo interno almeno un minore sotto i sei anni (33,7%). Seguono Barletta (29,5%), Prato (28,2%), Napoli (25,3%), Trani (25,3%), Matera (25,1%), Palermo (24,8%), Crotone (24,3%), Latina (24,1%) e Vibo Valentia (24%).

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alle famiglie anagrafiche monoreddito con figli a carico e quelli sull’incidenza dei contribuenti con meno di 10mila euro annui sono di fonte Istat (statistiche sperimentali) e Mef.

Foto: Nienke Burgers (unsplash)Licenza

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