Decreti attuativi a rilento, il 66% ancora da approvare La gestione dell'emergenza
Nelle ultime settimane il numero di decreti attuativi è aumentato ancora fino a sfiorare i 300. Di questi, 203 sono ancora da adottare. Senza questi atti, molti dei provvedimenti messi in campo per far fronte all’emergenza rischiano di rimanere incompiuti.
martedì 3 Novembre 2020 | Potere politico
Come abbiamo raccontato in questi mesi, la necessità di agire rapidamente per contrastare gli effetti del Covid-19 ha portato il governo a dichiarare lo stato di emergenza e ad accentrare su di sé gran parte delle decisioni. La maggioranza degli atti adottati è stata infatti emanata direttamente da palazzo Chigi o da strutture che ad esso fanno riferimento come il dipartimento della protezione civile o il commissario straordinario Arcuri.
Misure di fondamentale importanza per la vita dei cittadini sono state prese attraverso i vari decreti legge emanati dal governo. Da queste norme sono passati provvedimenti come il lockdown ma anche le diverse misure in sostegno all’economia, il blocco dei licenziamenti, i fondi destinati alla sanità e alle scuole e molto altro.
In alcuni casi questi decreti sono immediatamente applicabili, in altri invece sono necessari ulteriori provvedimenti che definiscano le norme di dettaglio. Parliamo dei cosiddetti decreti attuativi. Tali dispositivi, spesso ignorati, hanno invece un’importanza fondamentale. Senza di essi infatti non è possibile attuare le misure varate dal governo, inclusa l’erogazione dei fondi previsti a sostegno di cittadini e imprese.
Ad oggi per i 24 decreti legge emanati per far fronte all’emergenza Covid, i decreti attuativi richiesti sono 297 in totale di cui 198 (il 66%) ancora da adottare. La pubblicazione di tali norme coinvolge 20 ministeri a cui si aggiunge la presidenza del consiglio dei ministri. Una macchina complessa che rischia di lasciare indietro alcuni pezzi.
Quanto pesano i decreti attuativi
Come sappiamo, i decreti legge devono essere convertiti dal parlamento entro 60 giorni dalla loro pubblicazione in gazzetta ufficiale. Se ciò non avviene le norme in essi contenute perdono di efficacia. Ma l’approvazione in aula non conclude l’iter. Inizia poi quello che abbiamo rinominato il “secondo tempo delle leggi”.
L’azione, infatti, si sposta dal parlamento ai numerosi uffici competenti e le dinamiche politiche lasciano il posto a quelle burocratiche e tecniche. Una fase spesso ignorata, ma indispensabile per completare le norme.
In base ai dati messi a disposizione dall’ufficio per l’attuazione del programma, sappiamo che dei 24 decreti legge emanati dall’inizio dell’emergenza, 10 richiedono almeno un decreto attuativo per la loro implementazione. Complessivamente ne sono richiesti 297, di cui già adottati solo 99.
297 i decreti attuativi necessari per l’implementazione delle norme Covid.
Tra le norme emanate dal governo, quella che richiede il maggior numero di decreti attuativi è il Dl rilancio con 137 (di cui 58 adottati). Seguono il decreto agosto con 65 (4 adottati) e il decreto semplificazioni con 38 (di cui uno solo adottato).
Manca all’appello ancora il 64% dei decreti attuativi
Decreti attuativi adottati e non adottati dei provvedimenti Covid-19
Il grafico rappresenta il numero complessivo di decreti attuativi richiesti per l’implementazione dei vari decreti legge emanati dal governo. 14 decreti legge non richiedono decreti attuativi mentre altri 8 sono decaduti prima della conversione.
I decreti ristori, sospensione delle cartelle tributarie proroga dello stato di emergenza al 31 gennaio non hanno ancora concluso l’iter parlamentare.
FONTE: elaborazione openpolis su dati presidenza del consiglio dei ministri
(ultimo aggiornamento: martedì 10 Novembre 2020)
1 su 38 i decreti attuativi adottati per il Dl semplificazioni.
Altri provvedimenti che vale la pena citare sono il Dl liquidità che prevede 8 decreti attuativi (di cui solo 2 già adottati) e il Dl Cura Italia per cui ne mancano all’appello ancora 9 su 34 nonostante sia stato pubblicato a marzo, 7 mesi fa.
Le norme mancanti
Sono molti i provvedimenti ancora mancanti. Citeremo solo alcuni esempi per far capire l'importanza dei decreti attuativi. Innanzitutto, bisogna dire che alcuni di essi prevedono una specifica data entro la quale devono essere adottati. Tra questi, ce ne sono ben 60 già scaduti.
All'interno del decreto agosto ci sono due misure significative che non sono state pubblicate entro la scadenza. Si tratta dell'incremento delle risorse da destinare agli enti locali come ristoro per i mancati introiti derivanti da imposte di soggiorno e tasse per l'occupazione del suolo pubblico.
60 i decreti attuativi non adottati entro la data di scadenza prevista.
Nel decreto semplificazioni invece non è stata adottata la norma che definisce le modalità di accesso ai fondi per la prosecuzione di opere pubbliche. All'interno del decreto rilancio infine mancano ancora all'appello il decreto attuativo volto a definire le modalità di ripartizione del fondo per i comuni particolarmente danneggiati dall'emergenza e quello per le modalità di erogazione delle risorse destinate ai giovani talenti nel settore tessile e della moda.
Manca ancora all'appello la norma sulle risorse da destinare alle regioni per l'acquisto di mezzi pubblici.
Ma sono molti i decreti attuativi che, pur non essendo scaduti, ancora non hanno visto la luce. Tra questi una misura contenuta nel decreto agosto che riguarda la definizione dei criteri di assegnazione alle regioni e province autonome di fondi per l’acquisto di mezzi pubblici. Una questione di cui si è discusso molto negli ultimi giorni. Di competenza del ministero dei trasporti, di concerto con quello dell’economia, questo decreto dovrà essere adottato entro il 13 dicembre.
Tra i decreti attuativi più rilevanti ancora non pubblicati ve ne è anche uno contenuto nel Dl rilancio relativo alla disciplina dei criteri e modalità di gestione del fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività d'impresa, di competenza del Mise.
Quali sono i ministeri più coinvolti
Si tratta di una situazione molto delicata dunque. Senza l'adozione di questi provvedimenti, infatti, le misure messe in campo dal governo rischiano di rimanere incomplete e non pienamente attuabili. Questo, peraltro, rende impossibile erogare a cittadini, enti e imprese le enormi risorse predisposte dai vari provvedimenti. Ma quali sono i ministeri più impegnati su questo fronte?
Il Mit ha adottato solo 3 dei 44 decreti attuativi di sua competenza.
Ad oggi, il dicastero chiamato a svolgere il lavoro maggiore è quello dell'economia e delle finanze. Il Mef infatti deve emanare 46 decreti attuativi. Di questi, ne mancano all'appello ancora 27 (il 58,7%). Significativo il dato legato al ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Dei 44 previsti, infatti, al momento ne sono stati pubblicati solo 3.
Ma quasi tutti i ministeri devono ancora emanare un numero consistente di decreti attuativi di propria competenza: per fare degli esempi, il ministero dello sviluppo economico deve ancora adottarne 18 su 24, quello delle politiche agricole 14 su 22, quello dell’interno 13 su 23. Da segnalare anche i 38 (di cui 19 già adottati) complessivamente richiesti al ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che, nel frattempo, è stato scorporato in due distinti dicasteri.
Sono 20 i ministeri coinvolti nell’attuazione dei decreti Covid-19
Numero di decreti attuativi previsti per ministero proponente
Il totale del grafico, e quindi la ripartizione tra i diversi ministeri, non tiene conto delle modifiche approvate in aula per i provvedimenti ancora in discussione.
I dati tengono conto dello scorporo in due distinti dicasteri del ministero dell’istruzione, università e ricerca.
FONTE: elaborazione openpolis su dati presidenza del consiglio dei ministri
(ultimo aggiornamento: lunedì 2 Novembre 2020)
Come cambiano i decreti attuativi dopo l'iter di conversione
Pur con tempi di discussione limitati, i decreti legge sono stati tra i pochi atti su cui il parlamento ha potuto far sentire la propria voce in questi mesi. Questo è stato possibile attraverso la presentazione di emendamenti durante l'iter di conversione. Come abbiamo già visto però non solo il parlamento ma anche lo stesso governo ha la possibilità di tornare a mettere mano ai propri provvedimenti.
Durante il loro percorso in aula quindi le norme possono essere modificate, accorpate, tagliate o ne possono anche essere aggiunte di nuove. Come conseguenza, il numero di decreti attuativi necessari può variare rispetto a quelli originariamente previsti.
Il numero di decreti attuativi richiesti può variare a seguito delle modifiche alle norme apportate dal parlamento.
Per fare degli esempi, rispetto al nostro precedente report, il decreto agosto che alla data della sua pubblicazione richiedeva 37 decreti attuativi adesso ne conta 65, ben 28 in più. Di contro il Dl 111/2020 che stanzia fondi per l’avvio dell’anno scolastico dopo il passaggio in aula non ne richiede nessuno. Inizialmente erano 2.
Dati, questi, che potrebbero cambiare ancora nelle prossime settimane dal momento che alcuni decreti legge devono ancora concludere il loro percorso in parlamento. Si tratta di una situazione molto complessa dunque e che rallenta l'implementazione delle misure messe in campo dal governo.
Comunicazione e realtà viaggiano a velocità diverse
Mai come in questi mesi, la distanza tra comunicazione e realtà è apparsa ampia. Il governo, anche per la necessità di infondere fiducia nei cittadini, si è lanciato in avanti annunciando provvedimenti che, come abbiamo visto, ancora non hanno avuto piena applicazione.
La ripresa economica e sociale del paese passa anche dalla capacità dell'esecutivo di operare in tempi rapidi. Quando è stato possibile il governo ha cercato di attuare decreti che fossero autoapplicativi ma quando le materie da regolare sono ampie è inevitabile ricorrere allo strumento, con conseguente allungamento dei tempi.
Dinamiche naturali del processo legislativo ma che in periodi di crisi come questo hanno un peso rilevante.
Foto credit: palazzo Chigi - Licenza