Dopo più di tre mesi mancano ancora dati sul nuovo Pnrr Monitoraggio e trasparenza

Le informazioni pubblicate dal governo finora non sono sufficienti ai fini del monitoraggio del piano. Sapere come vengono spese risorse pubbliche è un diritto di tutti i cittadini e l’esecutivo continua a non rispettare questo obbligo di trasparenza.

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L’8 dicembre 2023 il consiglio europeo ha dato il via libera definitivo alla revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Nonostante siano passati più di 3 mesi, non sono ancora disponibili informazioni di dettaglio sulle nuove misure, su quelle modificate e sui relativi importi. Né, soprattutto, è disponibile un elenco aggiornato di tutti i progetti che saranno realizzati. Su questo ultimo punto sembrerebbe in arrivo un aggiornamento nei prossimi giorni, ma difficilmente colmerà le lacune evidenziate.

Il governo non è ancora in grado di fornire informazioni complete sul Pnrr.

Il decreto Pnrr quater e la quarta relazione del governo al parlamento sullo stato di attuazione – pubblicati recentemente – forniscono qualche informazione generale sulla revisione, ma non sono assolutamente sufficienti per comprendere e monitorare il nuovo piano.

Questo ci ha costretto a sospendere l’aggiornamento di OpenPNRR, in attesa che il governo pubblichi dati completi su tutti gli aspetti della revisione. I tempi tuttavia rischiano di essere molto lunghi. Il decreto ha infatti disposto che i ministeri ridefiniscano gli importi degli investimenti di loro competenza, entro 30 giorni dalla pubblicazione della legge di conversione del Dl stesso. Il disegno di legge attualmente è all’esame della camera e poi dovrà passare al vaglio del senato.

Si tratta di lacune molto gravi, considerando anche che l’Italia è il principale beneficiario (194,4 miliardi €) del Next generation Eu, strumento pensato per favorire la ripresa dei paesi europei dopo la pandemia da Covid-19. Sapere quante risorse pubbliche sono destinate a quali progetti, dove e perché è un diritto di cittadini, imprese, amministrazioni locali. Oltre a essere un obbligo di trasparenza che il governo continua a non rispettare.

Cosa sappiamo sulla revisione delle misure

Cerchiamo di restituire un quadro, seppur sommario, delle principali revisioni al Pnrr. Ciò è possibile grazie alle informazioni contenute principalmente nella quarta relazione del governo per il parlamento.

123 le misure del piano modificate o aggiunte.

Più nello specifico, 99 sono quelle modificate. La revisione in 74 casi ha riguardato circostanze oggettive che avrebbero impedito di raggiungere gli obiettivi previsti nei tempi stabiliti. In 17 casi si è trattato invece di una semplice correzione di errori materiali. In 8 circostanze sono state individuate migliori alternative.

Ci sono poi 5 casi in cui sono stati eseguiti degli scale-up, cioè interventi rafforzativi di misure già presenti nel piano. Tali interventi rientrano tutti nella nuova missione 7. Le misure completamente nuove invece sono 24, di cui 22 riguardanti anche in questo caso il capitolo sul RepowerEu.

Infine 4 misure sono state eliminate del tutto. Si tratta di:

  • promozione di impianti innovativi (incluso offshore);
  • sviluppo di una leadership internazionale nel campo delle energie rinnovabili e delle batterie;
  • interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni (misura del valore originario di 6 miliardi i cui progetti non saranno finanziati nemmeno con fonti alternative, come abbiamo spiegato in questo articolo);
  • valorizzazione dei beni confiscati alle mafie.

Cosa sappiamo sulla revisione degli importi

Un dato che tutt’ora manca all’appello è quello sugli importi delle singole misure alla luce della revisione. Tale informazione infatti è disponibile solo a livello di missioni, componenti e amministrazioni titolari.

Non abbiamo dati sugli importi assegnati, misura per misura.

Con specifico riferimento a quest’ultimo aspetto, possiamo osservare che i fondi si distribuiscono tra 25 soggetti. Alle articolazioni della presidenza del consiglio e dei vari ministeri infatti si aggiunge la struttura commissariale per la ricostruzione nominata in seguito all’alluvione che ha colpito il centro Italia nel maggio del 2023. All’ente guidato dal generale Francesco Paolo Figliuolo sono stati assegnati 1,2 miliardi di euro.

In valori assoluti però l’amministrazione che può contare su più fondi è il ministero delle infrastrutture con circa 40 miliardi. Seguono il ministero dell’ambiente (33,7 miliardi) e quello delle imprese (28,9 miliardi).

Il grafico mostra la nuova redistribuzione delle risorse del Pnrr tra le amministrazioni titolari a seguito della revisione del piano, approvata dalle istituzioni europee l’8 dicembre 2023. Alla data di pubblicazione della relazione risultavano ancora da assegnare circa 1,4 miliardi.

FONTE: Elaborazione openpolis su dati quarta relazione del governo per il parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr
(ultimo aggiornamento: giovedì 22 Febbraio 2024)

La struttura guidata da Adolfo Urso è anche quella che ha beneficiato del maggior incremento di risorse (+9,2 miliardi). Aumento significativo anche per il ministero dell’agricoltura (+2,9 miliardi) e per il ministero del lavoro (+1,2 miliardi). Il taglio più consistente invece riguarda il ministero dell’interno (-8,9 miliardi).

Come già detto nell’introduzione, ogni amministrazione titolare avrà poi il compito di redistribuire i fondi tra i vari investimenti di propria competenza. Per far questo è stato previsto un tempo di 30 giorni a partire dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto Pnrr quater. Ciò significa che l’attesa per avere queste informazioni potrebbe prolungarsi anche fino al mese di giugno.

Il quadro aggiornato delle scadenze

Alla modifica delle misure si è accompagnata naturalmente una revisione delle scadenze. In questo caso è stato pubblicato un dataset lo scorso gennaio che descrive la distribuzione di milestone e target per trimestre, fino al 2026.

617 le scadenze europee previste attualmente dal Pnrr.

Sono 90 in più rispetto alle 527 precedenti. Ma al di là della variazione numerica – dovuta in gran parte all’aggiunta della missione dedicata al RepowerEu – è interessante notare la nuova distribuzione nel tempo degli adempimenti. Con questa revisione l’esecutivo ha sostanzialmente fatto slittare le scadenze in là nel tempo, rimandando in un certo senso le difficoltà.

Le nuove scadenze sono meno delle precedenti solo nel T4 2023, quando il governo si trovava in ritardo nell’attuazione del piano, ma doveva richiedere la quinta rata di finanziamenti. Vai a “Che cosa si intende per scadenze del Pnrr”

Le criticità sui dati riguardanti i progetti finanziati

L’altra modifica incisiva riguarda la realizzazione concreta di opere e interventi. A oggi non è ancora possibile sapere quali progetti, a seguito della revisione, sono attualmente inclusi e finanziati dal Pnrr e quali no.

Sappiamo solo – dal decreto Pnrr quater – che il governo metterà a disposizione nuovi finanziamenti per sostenere la realizzazione degli interventi.

3,4 miliardi € circa, l’incremento di risorse pubbliche per finanziare i progetti stralciati dal Pnrr.

Scendendo per quanto possibile nel dettaglio, le autorizzazioni alla spesa più consistenti riguardano i piani urbani integrati – progetti generali con circa 1,6 miliardi di euro. Si prevede inoltre la spesa di un miliardo per finanziare i progetti su Utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate. Altri 500 milioni sono destinati agli interventi per Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture di comunità. Ci sono poi 300 milioni per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie.

Non contano solo le risorse per realizzare i progetti.

Oltre ai finanziamenti, l’attuazione degli interventi dipende in buona parte dalla capacità amministrativa e burocratica degli enti locali, i principali soggetti attuatori del Pnrr. Abbiamo parlato in diverse occasioni delle difficoltà che colpiscono molti comuni nella gestione di questi processi: dalla progettazione di un intervento alla partecipazione ai bandi, dalla realizzazione di un’opera alla rendicontazione dei lavori.

Sono criticità che spesso non dipendono dai comuni stessi, quanto da divari storici tra loro in termini di risorse, strumenti e competenze adeguate. Abbiamo ribadito molte volte la necessità che lo stato intervenga in modo strutturale per colmare tali disparità, che colpiscono soprattutto le amministrazioni più piccole e del sud Italia. Tuttavia, con la revisione del piano e la contemporanea modifica della governance che lo regola, la direzione del governo sembra un’altra.

Il mancato rispetto degli obblighi di rendicontazione e degli impegni presi dai soggetti attuatori, nonché il ritardo, l’inerzia o la difformità nell’esecuzione dei progetti renderà possibile l’attivazione di poteri sostitutivi. Vai a “Come funziona la governance del Pnrr”

Il consiglio dei ministri dunque può, a certe condizioni, attribuire a un altro organo il potere di provvedere all’esecuzione dei progetti, sostituendosi ai comuni. Una decisione che, come molte altre, sembra mirata unicamente a velocizzare l’attuazione del piano e a spendere le risorse, più che a porre le basi per un reale sviluppo dei territori che vada anche nel futuro, oltre il Pnrr.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Unsplash, Volodymyr HryshchenkoLicenza

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