L'Italia resta agli ultimi posti in Ue per quota di laureati. Un ritardo che ha un forte retroterra sociale e territoriale. Gli adolescenti con alle spalle una famiglia con difficoltà intendono andare all'università nel 46% dei casi, contro il 67,1% dei coetanei avvantaggiati.
In poco più di un decennio si è passati dai quasi 10 nati ogni 1000 abitanti della fine degli anni 2000 ai meno di 7 attuali. Approfondiamo come questo calo drastico della natalità ha riguardato la grande maggioranza dei territori italiani, comune per comune.
Le province dove più minori vivono nelle aree interne sono quelle destinate a spopolarsi maggiormente nei prossimi anni. Spesso si tratta anche dei territori dove l'offerta di nidi e servizi oggi risulta più carente.
La vera sfida del Pnrr è ridurre i divari tra i territori, anche nel contrasto della povertà educativa. Approfondiamo la situazione attuale in Molise e cosa prevede il piano per la regione su 3 temi: asili nido, nuove scuole e dispersione scolastica.
L'Italia è uno dei paesi europei con meno giovani laureati. Un problema che, come mostrano i dati a livello locale, è l'esito anche di forti differenze territoriali nell'accesso all'istruzione, terziaria e non solo.
Per diffondere l'abitudine alla lettura tra i più piccoli è fondamentale sia la presenza delle biblioteche che la loro concreta fruibilità. Questa però varia molto sul territorio, sia rispetto agli orari di apertura che al numero di postazioni per la consultazione.
Le ragazze proseguono gli studi soprattutto in facoltà umanistiche oppure legate a cura e istruzione. Un fenomeno noto come segregazione di genere, che spesso riflette stereotipi sul ruolo della donna nella società. Vediamo come incide in Italia e in Ue.
Gli ospiti dei centri di accoglienza rappresentano solo lo 0,13% della popolazione italiana. Analizzare i dati a livello locale aiuta a capire come è distribuita la presenza di rifugiati e richiedenti asilo sul territorio.