È importante tutelare la qualità dell’aria, specialmente in alcune aree d’Italia Ambiente

L’inquinamento atmosferico è un problema sanitario, oltreché ambientale. In alcune aree del paese, specialmente nel nord e nelle città, la qualità dell’aria è al di sotto degli standard.

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La presenza di agenti inquinanti nell’aria rappresenta un rischio per l’ambiente e per la salute dell’uomo.

Da una parte hanno effetti dannosi per il clima, poiché molti di questi agenti assorbono e riflettono le radiazioni solari, contribuendo all’innalzamento delle temperature e al cambiamento climatico. Dall’altro sono dannosi per l’uomo, perché colpiscono l’apparato respiratorio e non solo, provocando malattie croniche e danni permanenti.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ogni anno l’inquinamento atmosferico causa circa 4 milioni di morti, dovute a problemi di cuore, tumori ai polmoni e malattie respiratorie.

91% la popolazione mondiale che vive in territori con una bassa qualità dell’aria, secondo l’Oms.

Responsabili di questo inquinamento sono i processi di combustione, generati principalmente dai veicoli a motore, dal riscaldamento delle case e dalle industrie. Fattori che si concentrano in misura maggiore nelle città, rispetto alle aree meno urbanizzate.

Considerando le gravi e trasversali conseguenze di questo fenomeno, l’Oms invita i paesi a mettere in atto politiche che riducano l’inquinamento dell’aria. Per tutelare sia l’ambiente che la salute delle persone.

Il limite di Pm10 nelle aree urbane

Il particolato (Pm10) è uno dei principali inquinanti dell’atmosfera. In Italia, la sua presenza nell’aria viene regolata dal decreto legislativo 155/2010, che stabilisce un valore limite giornaliero (50 μg/m3, cioè 50 microgrammi di Pm10 per un metro cubo di aria) da non superare più di 35 volte in un anno.

Le emissioni in atmosfera di Pm10 vengono misurate da apposite stazioni, presenti nella maggior parte delle aree urbane d’Italia. Per area urbana si intende il territorio che comprende la città di riferimento, perlopiù capoluoghi di provincia, e l’area limitrofa.

Abbiamo raccolto i dati Ispra e Arpa/Appa relativi alle emissioni di Pm10 dal 1 gennaio al 30 settembre 2018 nelle aree urbane del paese. Raggruppando i dati per regione, sono tre quelle dove alcune delle aree urbane monitorate hanno superato il limite di Pm10 per più di 35 giorni. Si tratta di Veneto, Lombardia e Piemonte.

Per legge è stato fissato un limite giornaliero di Pm10, da non superare più di 35 volte in un anno. I dati mostrano per regione, quante aree urbane hanno superato il limite e per quanti giorni, dal 1 gennaio al 30 settembre 2018. Notare che le aree urbane si estendono oltre i confini della città di riferimento. Non ci sono dati disponibili su Abruzzo e Basilicata.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra e Arpa/Appa
(ultimo aggiornamento: domenica 30 Settembre 2018)

La qualità dell'aria è più bassa nelle grandi regioni del nord.

Dai dati spiccano anche alcune grandi regioni del sud, come Campania e Calabria. In nessuna delle due il limite è stato superato per più di 35 giorni, ma la maggior parte delle zone monitorate hanno registrato valori superiori a 50 μg/m3 per più di 10 volte.

Osservando le singole aree urbane, emergono ancora più chiaramente le peggiori condizioni del nord rispetto al resto del paese.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra e Arpa/Appa
(ultimo aggiornamento: domenica 30 Settembre 2018)

L'area di Brescia è quella maggiormente esposta all'inquinamento da Pm10, con 60 giorni di superamento del valore limite. Seguono Torino (49 giorni) e l'agglomerato di Milano, che comprende Como e Monza, dove i giorni di sforamento sono stati 43. Anche Padova, Lodi, Venezia e Vicenza hanno superato il limite per più di 35 volte.

Spostandosi verso sud invece, la situazione tende a migliorare, tolte alcune eccezioni, che rimangono comunque sotto il limite. Tra queste Avellino e Palermo, entrambe con 27 giorni di superamento e Napoli (25).

La situazione nelle città metropolitane e nei grandi comuni

Oltre ai dati riguardanti le aree urbane, abbiamo considerato i dati raccolti da Ispra e Arpa/Appa, relativi al 2017, sulle 14 città metropolitane. Territori vasti e altamente urbanizzati, tra i più esposti al rischio inquinamento e quindi tra i più interessanti da considerare.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra e Arpa/Appa
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

La città metropolitana del capoluogo piemontese si trova nella situazione più preoccupante per quanto riguarda le emissioni di Pm10. Seguono Milano e Venezia, con poco meno di 100 giorni di sforamento. Più distaccate, ma comunque al di sopra del limite, le città metropolitane di Napoli e Bologna.

114 giorni in più di sforamento del limite di Pm10 nella città metropolitana di Torino, rispetto a quella di Reggio Calabria.

Al lato opposto della classifica, con un numero di giorni inferiore a 10, troviamo le città metropolitane di Genova, Catania, Messina e Reggio Calabria.

Per approfondire la nostra analisi, restringendo il livello territoriale dalle aree urbane ai soli comuni, è stato necessario considerare i dati Istat, relativi alle emissioni di Pm10 nei capoluoghi italiani, dal 2014 al 2016. Abbiamo deciso di concentrarci sull'andamento nel tempo della presenza di questo inquinante, nelle cinque città più popolose d'Italia.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2016)

Osservando la situazione al 2016, Torino è il comune con il maggior numero di giorni di sforamento (75), seguita da Milano (73), Napoli (58), Palermo (45) e Roma (41).

Considerando invece l'andamento nel tempo, per nessuna delle città risulta lineare. Tutte presentano un aumento nel 2015 e una successiva riduzione nel 2016. Complessivamente, i comuni che nell'arco dei 3 anni hanno ridotto maggiormente il numero di sforamenti sono Torino e Palermo, con 19 giorni in meno nel 2016 rispetto al 2014.

Naviga, scarica e riutilizza i dati

I dati utilizzati per i contenuti della rubrica sull'ambiente possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Le fonti utilizzate per questo articolo sono Ispra, Arpa/Appa e Istat. Sulle emissioni di Pm10, i dati disponibili sono relativi alle aree urbane.

 

Foto credits: Unsplah Marcin Jozwiak - Licenza

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