È urgente la bonifica dei siti di interesse nazionale Ambiente

I siti di interesse nazionale (Sin) sono aree altamente inquinate e pericolose per l’ambiente e per la salute delle comunità locali. Sono più di 40 e si trovano in quasi tutte le regioni italiane.

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Secondo un recente rapporto della corte dei conti, la bonifica dei siti di interesse nazionale (Sin) è un’urgenza che va affrontata su più livelli, in sinergia tra stato e regioni. Questa è la prima indagine di portata nazionale che indaga lo stato di alcune di queste aree, la loro gestione e le criticità. Il quadro riporta una generale mancanza di efficacia degli interventi, causato da difficoltà di coordinamento sulle bonifiche e sui risarcimenti per i danni ambientali provocati.

Oltre alle implicazioni finanziarie, è fondamentale considerare i rischi per la salute pubblica dovuti all’inquinamento, specialmente per le patologie tumorali. Dopo la bonifica dei siti inquinati, è essenziale monitorare costantemente l’ambiente e la salute pubblica per garantire l’efficacia delle misure adottate. Il coinvolgimento delle comunità locali e delle parti interessate è cruciale per il successo delle bonifiche, richiedendo trasparenza e comunicazione efficace

I siti di interesse nazionale sono delle zone considerate altamente a rischio in cui la quantità e pericolosità degli inquinanti presenti hanno un impatto sull’ambiente circostante sia sotto il profilo ecologico che sanitario. Parliamo per esempio delle aree in cui lo smaltimento dei rifiuti non è stato fatto correttamente oppure in cui ci sono stati degli incidenti che hanno provocato il rilascio di inquinanti nell’ambiente. I Sin possono ricoprire superfici molto ampie, sia su terra che su mare.

Dove si trovano i Sin

Sotto il profilo normativo, la prima norma nazionale riguardante i Sin è il decreto ministeriale 471/1999 che stabiliva le procedure e modalità per la messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati. Ad oggi, la regolazione della materia dal punto di vista degli interventi è il decreto legislativo 152/2006. I criteri inizialmente stabiliti nel decreto sono poi stati modificati con la legge 132/2012. La modifica delle caratteristiche ha dato il via nel 2013 a una ricognizione dei Sin secondo le nuove linee guida, cambiando il numero totale di queste aree sul territorio nazionale.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(consultati: lunedì 14 Ottobre 2024)

Alla fine del 2023 i Sin in Italia sono 42, un numero rimasto invariato rispetto al 2020. Ma se analizziamo gli ultimi due decenni, notiamo come il numero di queste aree sia cresciuto notevolmente fino al 2012, quando ha raggiunto un picco. Con l’introduzione dei nuovi criteri, nel 2013 i siti sono diminuiti a 39 per poi avere un ulteriore incremento, fino ai 42 attuali. L’ultimo in ordine cronologico è quello dell’Area vasta di Giugliano (Napoli), individuato nel 2020.

La regione che riporta il maggior numero di Sin è la Lombardia: ce ne sono 5 interamente compresi nel territorio della regione più un altro sito, quello di Pieve Vergonte, che si trova parzialmente anche sul territorio piemontese. Anche in Piemonte sono stati registrati 5 Sin, ma solo 4 interamente ricadenti sul territorio regionale. Seguono Toscana, Puglia e Sicilia con 4 siti e la Campania con 3. Le altre regioni italiane non ne individuano più di due (nessuno in Molise).

In Lombardia ci sono 6 Sin, non se ne registrano in Molise.

Per quel che riguarda la superficie, può variare nel tempo. Come puntualizzato da Ispra, le misurazioni possono portare alla scoperta di nuove aree contaminate o gli impatti possono estendersi con il tempo su un territorio più vasto. Complessivamente, i Sin si estendono su terra per poco meno di 149mila ettari, circa lo 0,40% del territorio del paese. Le aree su mare invece sono poco più di 77mila ettari.

I siti di interesse nazionale (Sin) sono delle zone considerate altamente a rischio in cui la quantità e pericolosità degli inquinanti presenti hanno un impatto sull’ambiente circostante sia sotto il profilo ecologico che sanitario. Come puntualizzato da Ispra, le misurazioni possono portare alla scoperta di nuove aree contaminate o gli impatti possono estendersi con il tempo su un territorio più vasto.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2023)

Il sito che riporta l’estensione a terra maggiore è quello di Casale Monferrato, in Piemonte. Si estende per quasi 74mila ettari che comprendono ben 48 comuni, di cui la maggioranza (45) in provincia di Alessandria, oltre che in quelle di Vercelli (2) e Asti (1). Sull’area sono presenti materiali da costruzione che contengono amianto che provengono dallo stabilimento ex Eternit. Nelle aree vicine allo stabilimento, è stato rilevato amianto nei suoli e nei sedimenti. Il Sin è stato incluso nell’elenco con la legge 462/1998.

In Piemonte il sito con più estensione a terra, in Sardegna quello con la maggiore estensione a mare.

Quello che invece registra l’estensione a mare più ampia è quello chiamato Sulcis – Iglesiente – Guspinese in Sardegna. Comprende circa 32mila ettari di area a mare più quasi 20mila ettari a terra. Di questi ultimi, 9.100 ettari sono situati in aree minerarie. È situato tra la provincia di Sud Sardegna e l’area della città metropolitana di Cagliari. La zona è stata principalmente interessata da attività minerarie che hanno portato a progressive contaminazioni di metalli pesanti dei suoli e delle acque sotterranee. Sono anche presenti delle aree caratterizzate da inquinamento da Ipa, luoruri, idrocarburi e contaminanti legati ai clicli produttivi del cloro soda e del dicloroetano.

Foto: Antonio Sepranolicenza

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