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In questo capitolo approfondiremo gli investimenti che il Pnrr mette in campo per favorire lo sviluppo delle cosiddette aree interne. Nella seconda parte del capitolo tratteremo anche il tema degli investimenti confiscati alla mafia. Investimento che è stato eliminato dal piano.

Le aree interne sono i territori del paese più distanti dai servizi essenziali (quali istruzione, salute, mobilità). Circa 4mila comuni, con 13 milioni di abitanti, a forte rischio spopolamento. Vai a “Che cosa sono le aree interne”

La misura del piano dedicata a questi territori si suddivide in due sub-investimenti. Il primo riguarda le infrastrutture sociali di comunità mentre il secondo è dedicato alle strutture sanitarie di prossimità.

M5C3-I1.1.1 – Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità

Questo intervento, che nella versione originale del Pnrr aveva un valore complessivo di 725 milioni di euro, prevede la realizzazione di servizi e infrastrutture sociali oltre al miglioramento di quelle esistenti a favore di almeno 2 milioni di persone residenti nei comuni rientranti nelle aree interne (di cui almeno 900mila nel mezzogiorno). Questi interventi avrebbero dovuto concludersi entro la fine del 2025.

Come riportato dal governo nella quarta relazione sul Pnrr, sono emerse criticità attuative che mettevano a rischio il raggiungimento del target fissato al 31 dicembre del 2025. Per questo motivo l’esecutivo ha deciso di finanziare la realizzazione degli interventi attingendo a risorse diverse da quelle del Pnrr. In particolare si farà affidamento ai fondi per le politiche di coesione.

Prima della rimozione di questo investimento dal Pnrr i progetti a cui era stato assegnato un cup (e che risultavano quindi avviati, almeno da un punto di vista formale) erano 803 per un valore complessivo di circa 565 milioni di euro. A livello di singoli interventi il progetto stralciato dall’importo più rilevante avrebbe riguardato il comune altoatesino di Varna. Qui si sarebbe dovuta creare una nuova struttura di accoglienza per anziani per un investimento totale di circa 42,6 milioni di euro. Altri progetti stralciati dall’importo particolarmente rilevante si sarebbero dovuti realizzare nei comuni di Montegiorgio nelle Marche (5,3 milioni) e Cividale del Friuli (5,2).

È più difficile monitorare lo stato di avanzamento dei progetti stralciati dal Pnrr.

Il governo ha assicurato più volte che tutti i progetti stralciati dal Pnrr saranno realizzati ugualmente con altre fonti di finanziamento. Essendo usciti dal perimetro del piano però, si allentano anche i vincoli di trasparenza e diventa quindi più difficile – se non impossibile – monitorarne l’avanzamento.

M5C3-I1.1.2 – Strutture sanitarie di prossimità territoriale

Questo investimento, ulteriore sottomisura che va a comporre la strategia nazionale per le aree interne, prevede un contributo del valore di 100 milioni di euro destinato al consolidamento delle cosiddette “farmacie rurali”, ubicate in comuni, frazioni o centri abitati con meno di 5mila abitanti. L’obiettivo è quello di ampliare la gamma di servizi sanitari erogati in favore della popolazione residente in queste zone.

Si punta pertanto a mantenere il più possibile il paziente nella propria area domiciliare senza costringerlo a spostamenti che, nel caso delle aree interne, possono essere molto complessi. Al termine dell’investimento le farmacie rurali dovrebbero essere in grado di:

  • partecipare al servizio integrato di assistenza domiciliare;
  • fornire servizi di secondo livello come percorsi diagnostico-terapeutici previsti per patologie specifiche;
  • erogare farmaci attualmente disponibili solo in ospedale;
  • consentire il monitoraggio dello stato di salute dei pazienti attraverso la cartella clinica elettronica e il fascicolo sanitario elettronico.

Nell’ambito del processo di revisione del Pnrr si è ampliato il bacino delle farmacie potenzialmente beneficiarie. Nella versione originale del piano infatti le strutture finanziabili dovevano essere ubicate in centri con una popolazione non superiore ai 3mila residenti. Inoltre le farmacie adesso possono anche non essere ubicate nelle aree interne.

Per quanto riguarda l’attuazione di questa sottomisura, entro la fine del 2023 dovevano essere individuate almeno 500 farmacie rurali da finanziare. Target che, secondo la quarta relazione del governo sul Pnrr, è stato raggiunto in seguito alla pubblicazione dell’avviso approvato con il decreto del direttore generale dell’agenzia per la coesione territoriale 305/2021. Nei prossimi mesi è attesa la pubblicazione di un nuovo avviso che tenga conto anche della revisione della misura. La prossima scadenza è fissata al giugno 2026. Entro questa data si prevede il finanziamento di almeno 2mila farmacie rurali.

In base ai dati pubblicati su Italia domani e aggiornati al 18 aprile, i progetti finanziati attualmente risultano avere un valore totale di circa 28 milioni di euro. Per questa sottomisura a ogni regione è stato assegnato un Cup (codice che consente di identificare un progetto il quale può quindi essere considerato come in corso), che poi si suddivide in tanti sotto-progetti. La regione che riceve più fondi è la Calabria (3,5 milioni di cui 2,3 provenienti dal Pnrr). Seguono la Campania (3,1 milioni di cui 2 Pnrr) e la Lombardia (2,7 milioni di cui 1,7 Pnrr).

Il grafico riporta il valore economico dei progetti realizzati in ogni regione. Il dato tiene conto anche di eventuali fonti di finanziamento ulteriori rispetto a quelle del Pnrr.

I progetti di “ambito nazionale” sono solitamente gestiti a livello di amministrazioni centrali e hanno potenzialmente un impatto sull’intero territorio italiano.

FONTE: elaborazione openpolis – Forum Nazionale del Terzo Settore su dati Italia domani.
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Aprile 2024)

48,6% le risorse Pnrr per le farmacie rurali destinate alle regioni meridionali.

I singoli finanziamenti più consistenti sono localizzati nei comuni di Montemarano in Campania (93mila euro), Castellarano in Emilia Romagna (92mila euro) e Montecalvo Irpino ancora in Campania (91 mila euro).

Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie

La valorizzazione dei beni confiscati alle mafie costituisce uno di quegli investimenti totalmente cancellati dal Pnrr. In origine, questa misura puntava a promuovere lo sviluppo economico, sociale e civile nelle aree caratterizzate dalla presenza della criminalità organizzata attraverso la riqualificazione e valorizzazione dei beni confiscati nelle regioni del mezzogiorno.

Secondo la quarta relazione del governo sul Pnrr, questa misura presentava forti criticità attuative che avrebbero messo a repentaglio il conseguimento dei due target previsti. Vale a dire 100 interventi da realizzare entro il giugno 2025 e altrettanti entro lo stesso mese del 2026. Anche in questo caso il governo ha assicurato la realizzazione degli interventi attingendo ad altre fonti di finanziamento.

Alla data del 4 dicembre 2023 i progetti selezionati per ricevere i finanziamenti rientranti in questa misura erano 254.

303 mln € il valore dei progetti relativi alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie stralciati dal Pnrr.

Scarica i dati sui progetti

Tra questi, il progetto più oneroso avrebbe dovuto realizzarsi nel comune di Santa Maria Capua Vetere e avrebbe previsto la riqualificazione del palazzo Teti-Maffuccini per un importo totale di circa 15 milioni di euro. A Caltanissetta invece avrebbe dovuto essere realizzato un polo logistico ed espositivo dell’agroalimentare mediterraneo nell’area ex Prefacem. Questo progetto aveva un valore totale di circa 8 milioni.

Foto: Unslpash Michael KroulLicenza

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