La diciottesima legislatura si chiude con una partecipazione alle sedute in parlamento di oltre il 70% da parte di deputati e senatori. Con 139 di loro, però, che hanno partecipato a meno della metà delle sedute e 38 che registrano addirittura meno del 25% delle presenze in aula.

Uno dei temi legati all’attività del parlamento che gode sempre di grande attenzione presso media e opinione pubblica è quello della partecipazione ai lavori delle camere da parte di deputati e senatori. In base ai regolamenti di camera e senato infatti, i parlamentari sarebbero tenuti a partecipare ai lavori delle rispettive aule. Tuttavia non sempre questo precetto viene rispettato.

In alcuni casi l’assenza può essere valutata come legittima. Oltre ai lavori in assemblea infatti i parlamentari svolgono anche altre attività durante il loro mandato (incontri sul territorio, riunioni di partito, convegni etc.). In altri casi però la mancata partecipazione appare meno giustificabile.

72,7% la percentuale media di partecipazione ai lavori di camera e senato durante la XVIII legislatura.

Al di là dell’obbligo formale, oltre che morale, il livello di partecipazione ai lavori delle camere assumerà un peso ancora maggiore a partire dalla prossima legislatura, in cui il numero complessivo di deputati e senatori sarà ridotto. Senza un alto livello di partecipazione ai lavori infatti gli organi di camera e senato potrebbero andare in difficoltà. Ciò potrebbe comportare degli ulteriori rallentamenti nel già farraginoso iter legislativo italiano.

A ciò si deve aggiungere il fatto che un parlamentare che non si presenta in aula non può rappresentare in quella sede il territorio che lo ha eletto, “tradendo” di fatto il mandato ricevuto dai cittadini. Anche per questo motivo, per arrivare preparati al momento del voto, è utile analizzare le performance nella legislatura appena conclusa dei 619 deputati e senatori che sono stati ricandidati (il 65,5% dei parlamentari uscenti, senza considerare i senatori a vita) dalle diverse forze politiche.

Presenze, assenze e missioni: un quadro d’insieme

Il metodo più efficace per valutare l’effettiva presenza in aula di deputati e senatori è quello di conteggiare la partecipazione ad ogni singola sessione di voto. Ciò perché all’interno di una seduta si possono svolgere anche più votazioni e non è detto che un parlamentare partecipi dall’inizio alla fine.

Nella stragrande maggioranza dei casi, il voto avviene in forma elettronica. I dati relativi all’andamento di questi scrutini sono quindi uno strumento fondamentale per monitorare l’attività del parlamento e dei suoi membri. Dall’inizio della legislatura e fino allo scorso 6 settembre si sono tenute 11.707 votazioni elettroniche alla camera e 8.452 al senato.

È possibile ricavare i dati sulle presenze dei parlamentari dai risultati delle votazioni elettroniche. Vi sono però problemi di trasparenza e completezza. Vai a "Come si contano assenze, presenze e missioni parlamentari"

Per valutare compiutamente questi dati tuttavia è importante tenere presente due elementi. Il primo riguarda il fatto che i regolamenti non prevedono la registrazione del motivo dell’assenza al voto. Non è quindi possibile distinguere l’assenza ingiustificata da quella, ad esempio, per ragioni di salute.

La disciplina delle missioni ha molte zone d’ombra che possono portare ad abusi.

Inoltre è importante fare una distinzione tra assenze tout court e missioni. Rientrano in questa seconda tipologia tutte le mancate partecipazioni attribuibili ad impegni istituzionali (come ad esempio le assenze dovute a incarichi di governo). In questo caso l’assenza è giustificata e al parlamentare non viene nemmeno decurtata la diaria (cioè il rimborso per le spese di soggiorno a Roma). Questa disciplina però presenta diversi aspetti che ancora oggi risultano poco trasparenti. Per tutti questi motivi, nei prossimi paragrafi ci concentreremo sulla percentuale di presenze piuttosto che su quella di assenze e missioni. Pur con i limiti che abbiamo appena visto.

La percentuale media di presenze, considerando complessivamente sia camera che senato, si attesta al 72,7%. Analizzando le due aule singolarmente però si nota che la percentuale di presenze del senato è molto più alta (80,3%) rispetto a quella della camera (70%). Questa discrepanza può essere dovuta al fatto che all’epoca del governo Conte II la maggioranza a palazzo Madama aveva un margine estremamente ridotto. Di conseguenza i senatori erano “costretti” ad andare a votare per garantire i numeri all’esecutivo. Questa differenza ovviamente determina anche una percentuale di assenze più bassa, mentre il dato medio sulle missioni è simile per entrambi i rami del parlamento (11,2% circa).

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 19 Settembre 2022)

Scendendo più nel dettaglio, alla data del 6 settembre erano 139 i parlamentari con una percentuale di presenza ai lavori delle rispettive aule inferiore al 50%. In 38 casi addirittura il livello di partecipazione alle votazioni elettroniche è stato inferiore al 25%.

I membri di camera e senato sono stati raggruppati in fasce, in base alla loro percentuale di presenza alle votazioni elettroniche. Dal conteggio sono stati esclusi il presidente della camera Roberto Fico (che per regolamento non partecipa alle votazioni) e il senatore Niccolò Ghedini recentemente deceduto.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 19 Settembre 2022)

Sono 234 i parlamentari che invece fanno registrare un tasso di presenza compreso tra il 50% e il 75%. Mentre la maggioranza dei deputati e dei senatori (576) rientra nella fascia di presenze compresa tra il 75% e il 100%.

Le performance dei parlamentari ricandidati

Ma qual è il livello di partecipazione ai lavori di deputati e senatori che si ricandidano alle elezioni del 25 settembre? Abbiamo cercato, dove possibile, di associare ogni candidato al partito di appartenenza anche nel caso delle coalizioni.

Chi ha militato nel M5s ha un alto tasso di partecipazione ai lavori parlamentari.

In base a quanto emerge dai dati, la formazione politica che schiera candidati uscenti con il più alto livello di partecipazione è Italia sovrana e popolare (92,2%). In questo caso però i parlamentari ricandidati sono soltanto 2: Emanuele Dessì e Bianca Laura Granato, entrambi ex esponenti del Movimento 5 stelle. Al secondo posto troviamo invece i parlamentari ricandidati proprio dal M5s, che sono in numero ben più consistente (90), con un dato medio di partecipazione pari all’84,4%. Terzi sono i candidati di Italexit (5) con un dato medio dell’81,7%. Anche in questo caso 3 candidati su 5 (Gianluigi Paragone, Mario Michele Giarrusso e Cataldo Mininno) avevano iniziato la legislatura nel Movimento 5 stelle. D’altronde la lotta agli assenteisti era uno dei cavalli di battaglia di questa forza politica.

Nei collegi uninominali alcune forze politiche si sono presentate in coalizione, per cui in alcuni casi non è possibile attribuire l’appartenenza al singolo partito dei candidati. A coloro che sono candidati sia per un seggio plurinominale che per un seggio uninominale è stata attribuita la lista elettorale corrispondente alla candidatura plurinominale. Coloro che invece sono candidati esclusivamente in un collegio uninominale sono compresi in un’apposita categoria. Dove possibile, l’appartenenza politica è stata attribuita in base all’ultimo gruppo parlamentare in cui il candidato ha militato nella legislatura appena conclusa.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 19 Settembre 2022)

Tra le altre formazioni principali (almeno in base alla loro consistenza numerica nell'attuale parlamento) che presentano parlamentari uscenti, quella che può vantare il tasso di partecipazione più alto è Fratelli d’Italia con un valore medio del 77,2%. Seguono Lega (72,7%), Partito democratico (72,3%), Azione-Italia viva (70,7%) e Forza Italia (68,5%).

Considerando le liste singole, agli ultimi posti di questa graduatoria troviamo due formazioni che schierano un solo parlamentare uscente. Il Movimento associativo italiani all’estero (Maie) con Mario Alejandro Borghese (24,03%) e Vita con Sara Cunial (58,7%). In quest’ultimo caso, il dato è influenzato dalle posizioni dell’ex deputata, fermamente contraria a vaccino anti-Covid e green pass. Motivo per cui le è stato impedito per molto tempo di accedere a Montecitorio.

I candidati con il più basso tasso di presenza

Ma quali sono in generale i candidati con i più bassi livelli di partecipazione ai lavori del parlamento? Alla camera il dato più basso in assoluto è quello di Michela Vittoria Brambilla (ricandidata da Forza Italia) che non raggiunge l’1% di presenze. Il secondo dato più basso è invece quello di Manlio Di Stefano (ex 5s, candidato con Impegno civico) che si ferma al 2,95%. In questo caso occorre tenere presente che Di Stefano ha ricoperto l’incarico di sottosegretario agli affari esteri per tutto l’arco della legislatura. Infatti la sua percentuale di missioni è molto elevata (93,5%).

Ricoprire più incarichi comporta una bassa percentuale di presenze in parlamento.

Casi simili riguardano altri nomi noti che hanno ricoperto incarichi di governo nel corso della legislatura. Tra questi Luigi Di Maio (Impegno civico: 4,23% di presenze, 93,2% di missioni), Laura Castelli (Impegno civico: 4,03% di presenze, 90% di missioni), Lorenzo Guerini (Pd: 10,26% - 84,6%), Mara Carfagna (Azone-Iv: 18,62% - 78,4%), Giancarlo Giorgetti (Lega: 20,21% - 70,6%) e Massimo Garavaglia (Lega: 20,4% - 65,3%). Per quanto queste assenze siano giustificate, il tema dell’opportunità del doppio ruolo di parlamentare e componente del governo si riproporrà in maniera molto significativa nella prossima legislatura. Dati i numeri ridotti del nuovo parlamento infatti sarebbe forse opportuno il più ampio coinvolgimento possibile da parte degli eletti. In modo da garantire la massima efficienza di tutti gli organi che compongono le camere.

I grafici mostrano i 15 deputati e senatori ricandidati alle prossime elezioni con la percentuale di presenze in aula più bassa nel corso della XVIII legislatura. Non sono rappresentate in questo caso le assenze e le missioni. Dal grafico è stata esclusa Lara Magoni, senatrice decaduta il 20 marzo 2018 a causa dell’incompatibilità con il ruolo di assessore regionale in Lombardia.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 19 Settembre 2022)

Una dinamica simile, anche se in misura più limitata, si registra in senato. In questo caso ai primi posti troviamo tre esponenti di rilievo ricandidati nelle liste della Lega. L’esponente con il più basso tasso di partecipazione infatti è Gian Marco Centinaio con il 17,2% ma con l'80,9% di missioni, seguito da Giulia Bongiorno (20,6% - 68,5%). Troviamo poi Umberto Bossi (21,22% - 68,8%). Il caso dell’ex leader del Carroccio è condizionato almeno in parte dai problemi di salute che lo hanno colpito negli ultimi anni. Tuttavia lo strumento delle missioni non dovrebbe essere utilizzato come mezzo per giustificare le assenze dovute a malattia (un’eccezione è stata fatta per i parlamentari affetti da covid la cui assenza in aula aveva comportato problemi con il raggiungimento del numero legale). Ma la scarsa trasparenza dello strumento, che denunciamo da tempo, permette al parlamento un ampio margine di manovra in questo senso.

FONTE: Elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 20 Settembre 2022)

Tra i senatori con un basso livello di partecipazione ai lavori troviamo anche due leader di partito: Matteo Salvini (23,25%) e Matteo Renzi (34,83%). Ma sono molti tra gli esponenti più in vista delle diverse forze politiche a presentare, sia alla camera che al senato, una bassa percentuale di presenze. Tra questi troviamo:

Come risulta evidente, solitamente chi ricopre incarichi dirigenziali all’interno di un partito - così come chi viene chiamato a far parte del governo - registra solitamente un basso livello di partecipazione ai lavori del parlamento. Non a caso tutti i leader di partito registrano tassi di partecipazione modesti. Se da un lato essere dentro camera o senato è importante per i leader per avere sotto controllo ciò che avviene nei gruppi, dall’altro emergono ancora una volta le criticità rispetto all’opportunità di un doppio ruolo che non consente una partecipazione assidua ai lavori.

Foto: Facebook - Matteo Salvini

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