Cooperazione Italia, l'urgenza di una nuova prospettiva
2. Com’è cambiato l’aiuto pubblico allo sviluppo italiano
L’Aps e la spesa per i rifugiati
Dopo aver raggiunto il proprio apice nel 2017 i fondi destinati dall’Italia alla cooperazione allo sviluppo sono calati in maniera drastica e continuativa. Certo come abbiamo più volte avuto modo di evidenziare il calo è stato in larga parte legato a una particolare voce di spesa nota come “spesa per i rifugiati nel paese donatore”.
Si tratta di una voce che è stata per molti anni residuale e che di recente ha acquisito un peso molto rilevante distorcendo profondamente i dati sull’aiuto pubblico allo sviluppo.
30,76% la quota di aiuto pubblico allo sviluppo destinato alle spese per i rifugiati nel 2017.
Anche per questo da diversi anni ormai Concord insiste sul concetto di aiuto gonfiato ovvero quella componente di risorse della cooperazione, tra cui rientrano le spese per i rifugiati, che non sono destinate a finanziare progetti per lo sviluppo nei paesi più svantaggiati.
Le componenti dell’aiuto pubblico allo sviluppo tra 2017 e 2020
Il calo dell'Aps italiano è in larga parte legato alla riduzione della componente "rifugiati nel paese donatore" ma non solo.
FONTE: Elaborazione openpolis su dati Ocse
(ultimo aggiornamento: mercoledì 26 Maggio 2021)
A partire dal 2018 però gli importi destinati a questa componente dell'Aps si sono gradualmente ridotti, come conseguenza del minor afflusso di richiedenti asilo e rifugiati nel nostro paese.
Gli arrivi di migranti in Italia dal 1997 al 2020
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I dati preliminari sul 2020 in particolare ridimensionano significativamente il peso della spesa per i rifugiati sull'ammontare complessivo dell'aiuto pubblico allo sviluppo.
5,47% la quota di aiuto pubblico allo sviluppo destinato alle spese per i rifugiati nel 2020.
L'aiuto genuino italiano
Da un lato questo ha riportato il valore ufficiale dell'Aps italiano a livelli decisamente più vicini agli importi che il nostro paese effettivamente destina a progetti di cooperazione. Dall'altro però il problema non era certo la spesa per l'accoglienza dei migranti in sé, quanto piuttosto il fatto che questa fosse utilizzata per sostenere che l'Aps italiano stesse aumentando più di quanto effettivamente non fosse.
Per questo fin dal 2018 abbiamo chiesto che i fondi risparmiati sul fronte dell'accoglienza migranti fossero riconvertiti in aiuto genuino, cioè in progetti destinati a contribuire allo sviluppo dei paesi a basso tasso di sviluppo.
Purtroppo questo non è avvenuto e, escludendo dai calcoli i fondi per i rifugiati, abbiamo assistito da prima a un calo dell'Aps italiano e successivamente a una stagnazione.
Per osservare l'andamento nel tempo dell'aiuto genuino evitando distorsioni legate all'andamento dei prezzi conviene guardare a questi dati a prezzi costanti, in questo caso in dollari al 2019. In questo modo se si guarda all'aiuto italiano al netto della spesa per i rifugiati emerge che fino al 2017 c'è stata comunque una crescita che ha portato gli importi complessivi sopra i 4 miliardi di dollari. L'anno successivo però si è nuovamente scesi al di sotto di quella soglia, per poi continuare a oscillare intorno ai 3,9 miliardi.
L’aiuto pubblico allo sviluppo al netto della spesa per i rifugiati
L'aiuto pubblico allo sviluppo italiano al netto della voce di spesa "rifugiati nel paese rifugiato" ovvero la principale componente dell'aiuto gonfiato.
FONTE: Elaborazione openpolis su dati Ocse
(ultimo aggiornamento: venerdì 28 Maggio 2021)
Una stagnazione dunque, legata da un lato all'aumento, se pur limitato, di risorse destinate al canale multilaterale nel 2019 e nel 2020, e dall'altro a una continua riduzione dei fondi, già limitati, destinati al canale bilaterale al netto della spesa per i rifugiati.
Per il 2020 in effetti è probabile che, almeno in parte, l'aumento dei fondi per il canale multilaterale sia legato a nuovi stanziamenti destinati a programmi come il Covax, volti a combattere gli effetti della pandemia. Per avere un quadro più completo però bisognerà attendere i dati definitivi che forniscono un maggiore livello di dettaglio. È da auspicare comunque che oltre a fondi aggiuntivi destinati alle organizzazioni internazionali, i dati finali 2020 mostrino anche una crescita del canale bilaterale, attraverso un maggiore finanziamento di progetti per sostenere il settore sanitario nei paesi prioritari per la cooperazione italiana, ma anche per combattere le sempre più numerose crisi alimentari in corso.
Anche per il 2020 il ministero dell'interno sovrastima il proprio contributo
Dunque come abbiamo visto, il peso dell'accoglienza dei migranti sul totale dell'Aps si è decisamente ridotto nel 2020. Questo rende più facilmente leggibili i dati messi a disposizione da Ocse a consuntivo.
Il problema tuttavia continua a rimanere per quanto riguarda le informazioni che il governo fornisce all'opinione pubblica e al parlamento rispetto alle previsioni di spesa nel settore della cooperazione.
La legge 125/2014 prevede infatti che il ministero dell’economia e delle finanze (Mef) proponga ogni anno in sede di legge di bilancio, una tabella in cui sono indicati tutti gli stanziamenti destinati alla cooperazione da ciascun ministero.
L’aiuto pubblico allo sviluppo nei prossimi anni
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Il Viminale, la legge di bilancio e la spesa per i rifugiati
Le previsioni di spesa del ministero dell'interno sui fondi destinati ai rifugiati nel settore della cooperazione e i dati Ocse sul 2020
A fine 2019 però, quando il governo ha approvato la legge di bilancio, gli importi presentati dal ministero dell'interno erano, come negli anni precedenti, vistosamente sproporzionati.
-87,3% la variazione percentuale tra gli importi previsti dal ministero dell'interno per la voce di spesa "rifugiati nel paese donatore" per il 2020 e quelli effettivamente rendicontati da Ocse.
Già da metà 2019 tuttavia avevamo fatto emergere questo problema chiedendo al ministero dell'interno maggiore attenzione ai criteri Ocse Dac nel compilare la tabella della cooperazione in sede di legge di bilancio.
Il problema infatti non sta nella previsione di spesa per l'accoglienza, quanto piuttosto nel fatto che il Viminale indica che questo importo può essere integralmente rendicontato come aiuto pubblico allo sviluppo. Un problema che non emerge rispetto agli altri ministeri. È ben noto infatti che per ogni voce di spesa, e a maggior ragione per i rifugiati, l'Ocse prevede specifici criteri di rendicontazione. Criteri puntualmente ignorati in questa sede dal ministero dell'interno.
Quantomeno per il 2020 tra i fondi previsti dagli altri ministeri per la cooperazione e quelli rendicontati da Ocse si è assistito a un aumento del 9,5%. Una crescita che, come accennato, è forse dovuta a risorse supplementari legate alla lotta globale contro la pandemia.
Foto Credit: Oxfam Italia - Sylvain Cherkaoui