La povertà educativa in Veneto
1. Come variano opportunità e servizi educativi, tra province e comuni del Veneto
In Veneto risiedono quasi 800mila minori, in base ai dati del censimento permanente recentemente rilasciati da Istat. L’infanzia e l’adolescenza sono momenti cruciali per la vita di ragazzi e ragazze. È in questa fase infatti che i giovani si formano ed hanno l’occasione di un’importante crescita dal punto di vista personale.
I presidi scolastici, i servizi educativi per la prima infanzia e più in generale tutte le comunità educanti giocano un ruolo fondamentale da questo punto di vista. Infatti non solo rappresentano la prima occasione di socialità e di arricchimento personale per ragazzi e ragazze ma sono anche un’importante occasione per emanciparsi dai contesti socio-economici delle famiglie di origine, specie se disagiati. Senza tralasciare la possibilità di acquisire le competenze che permetteranno poi loro di inserirsi nel mondo del lavoro una volta diventati adulti.
Il report in formato pdf
Chi oggi ha meno di 18 anni si ritrova ad affrontare questo passaggio fondamentale nel contesto di emergenza generato dal Covid. Dalla situazione familiare, con il rischio concreto che la propria famiglia possa aver risentito della crisi economica, fino all’accesso ad opportunità educative e sociali, molto più difficile in questa fase.
773.519 residenti con meno di 18 anni in Veneto nel 2020.
In questo contesto così complesso, il ruolo del territorio di residenza rappresenta una componente fondamentale. Infatti la presenza diffusa di presidi educativi e reti comunitarie costituisce la garanzia principale di contrasto alla povertà educativa. Se ciò valeva anche prima della crisi, oggi questo aspetto riveste un’importanza ancora maggiore.
Da questo punto di vista, uno degli aspetti più rilevanti emersi negli ultimi mesi riguarda il tema dei diritti digitali. Un elemento che certamente ha influito su ragazzi e ragazze che si sono ritrovati a dover seguire le lezioni da casa, non sempre in situazioni agevoli. Per questo motivo la digitalizzazione deve essere inclusiva: altrimenti le distanze tra chi ha gli strumenti per lavorare e studiare in un ambiente digitale e chi non li ha è destinata ad allargarsi, con il rischio che queste disparità si aggiungano a quelle di tipo economico e sociale.
I mesi di didattica a distanza hanno dimostrato quanto agenda digitale e contrasto della povertà educativa siano legate. Inoltre, la pandemia ha avuto l’effetto di acuire i divari preesistenti. Un tema che non può non riguardare anche uno dei territori più importanti per il paese dal punto di vista produttivo.
26% famiglie venete raggiunte da una connessione di almeno 100 Mbps prima dell’emergenza.
In questo contesto la realtà veneta presenta alcune caratteristiche contrastanti. Se in alcune aree della regione infatti si raggiungono picchi di eccellenza, dall’altro si riscontrano anche alcune difficoltà. Una situazione dovuta anche alla conformazione geografica del territorio, caratterizzata da un’ampia fascia di zone montane.
Per questo nel corso del report approfondiremo alcuni degli aspetti più salienti in questa fase. Dalla diffusione della rete internet ultraveloce alla condizione dell’edilizia scolastica, dalla raggiungibilità delle scuole all’offerta di asili nido.
Lo faremo con il metodo proprio dell’osservatorio povertà educativa #conibambini, utilizzando dati di livello comunale. Perché se le medie regionali sono il punto di partenza dell’analisi, solo dati con una maggiore granularità possono aiutarci a comprendere la reale condizione dei minori sul territorio.
Per visualizzare la situazione sul tuo territorio, scorri le mappe, clicca sulla casella Cerca… e digita il nome del tuo comune.
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat, Agcom, Miur
(ultimo aggiornamento: venerdì 5 Febbraio 2021)
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