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In Italia un adolescente su 12 ha una cittadinanza diversa da quella italiana. 189mila persone, contando i minori stranieri dai 14 anni in su. Oltre 350mila ragazze e ragazzi, se si considerano i residenti tra 11 e 17 anni.

L’adolescenza è una fase di transizione, un periodo di forti cambiamenti, in cui si affacciano anche le prime importanti scelte che incideranno sul proprio futuro. È importante quindi che l’adolescenza di tutti i ragazzi sia tutelata allo stesso modo, intervenendo su ciò che comprime il diritto di scegliere in modo consapevole e garantendo a tutti le stesse opportunità educative.

L’impatto della povertà educativa sugli adolescenti con cittadinanza non italiana

Nel caso degli adolescenti senza la cittadinanza italiana, sono diversi i segnali che indicano come particolarmente forte la minaccia della povertà educativa.

Dalle difficoltà di inserimento nel percorso scolastico, alle disuguaglianze nell’accesso agli indirizzi delle scuole superiori. Fino all’abbandono precoce degli studi, fenomeno particolarmente preoccupante tra i giovani.

Tutti aspetti che riguardano in misura particolare gli adolescenti. È infatti proprio tra le medie e le superiori che si manifestano con più frequenza le difficoltà di inserimento, e i ritardi nel percorso di studi. E, mentre si allarga il divario con i coetanei italiani, anche i percorsi successivi si divaricano, a partire dalla scelta della scuola superiore.

In molti casi, gli adolescenti stranieri finiscono con il lasciare gli studi precocemente, in misura molto più ampia rispetto ai coetanei.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: lunedì 1 Luglio 2019)

 

Abbandoni elevati sono un ostacolo al percorso di integrazione.

Finire espulsi dal sistema educativo è la minaccia principale che oggi rischia di compromettere il futuro dei giovani con cittadinanza non italiana, e dell'intero del paese. Lavorare per estirparla non significa infatti solo garantire il diritto di scelta a queste ragazze e ragazzi. Vuol dire anche lavorare per una società con minori conflitti e disuguaglianze rispetto a quelle esistenti.

Le difficoltà nel percorso di studi

Molte delle difficoltà che gli alunni stranieri incontrano nel proprio percorso di studi emergono nel corso dell'adolescenza.

Si tratta di una tendenza comune a tutti i ragazzi, come rilevato nel corso del secondo capitolo. Un trend visibile dai dati sugli apprendimenti, almeno finché questi non sono influenzati dall'effetto dell'abbandono scolastico, e che riguarda soprattutto i giovani di prima generazione.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: lunedì 8 Luglio 2019)

Il divario negli apprendimenti tra italiani e stranieri si manifesta in tutti i gradi di istruzione, e in quasi tutte le materie rilevate nelle prove Invalsi. Fa eccezione l'inglese, in particolare le prove di ascolto, dove i ragazzi stranieri conseguono risultati simili, se non superiori, a quelli italiani.

È probabile che molti di essi abbiano occasioni di apprendimento dell’inglese anche fuori dalla scuola, in famiglia o nella loro comunità, specie quando essa sia originaria di Paesi dove questa lingua è comunemente parlata.

Al netto di questa tendenza, e dei risultati migliori degli alunni di seconda generazione rispetto a quelli di prima, rimane ampio il divario in termini di apprendimento tra ragazzi italiani e stranieri. Le ragioni possono essere diverse.

In primo luogo, c'è il tema del ritardo scolastico, ovvero le ragazze e i ragazzi inseriti in una classe inferiore rispetto alla propria età. Il fenomeno, particolarmente impattante tra i giovani senza cittadinanza italiana, si manifesta soprattutto negli anni dell'adolescenza, tra le medie e le superiori.

I dati mostrano in percentuale gli alunni di cittadinanza italiana e non, che hanno accumulato anni di ritardo nel percorso educativo e che non sono inseriti nella classe adeguata alla propria età anagrafica.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: venerdì 31 Agosto 2018)

Tra gli alunni stranieri il fenomeno è più frequente perché non comprende solo le bocciature (come nella maggioranza dei casi per i giovani italiani), ma anche gli inserimenti successivi a scuola.

(...) molto consistente poiché comprendente (oltre ai ripetenti) coloro che, nati all’estero, sono stati inseriti in classi inferiori alla propria età anagrafica nel momento dell’ingresso nella scuola italiana.

Il peso del ritardo scolastico spesso segna tutto il percorso successivo. Influenzando negativamente i risultati scolastici, la scelta del percorso di studi e anche la maggiore tendenza all'abbandono, che si manifesta proprio negli anni dell'adolescenza.

(...) rilevare la brusca interruzione della frequenza scolastica che avviene a 17 e 18 anni e che di conseguenza impedisce a oltre un terzo degli studenti con cittadinanza non italiana di realizzare una formazione più completa per l’inserimento nel mondo del lavoro.

Abbandono scolastico tra gli adolescenti stranieri

Una delle principali sfide del sistema educativo è garantire a tutti l'inclusione attraverso la scuola. Una sfida che si concretizza, in primo luogo, nella lotta all'abbandono scolastico precoce.

Da questo punto di vista, restano ancora profonde disuguaglianze tra il livello di abbandono dei ragazzi stranieri e quello dei coetanei italiani.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: giovedì 23 Aprile 2020)

Dopo anni di flessione generalizzata del tasso di abbandono, nell'ultimo periodo si assiste a una divaricazione tra la due tendenze. Tra i giovani con cittadinanza straniera, la quota di abbandoni è passata dal 32,8% del 2016 al 36,5% del 2019. Significa che oltre 1 giovane straniero su 3 abbandona la scuola prima del tempo.

36,5% il tasso di abbandono tra i giovani stranieri. Oltre 3 volte quello dei coetanei italiani.

Un dato che comunque deve far riflettere, perché sebbene l'abbandono tra i giovani italiani sia ormai prossimo alla soglia europea del 10%, resta comunque uno dei più alti - confrontato con quello dei giovani non stranieri degli altri paesi Ue.

I dati 2019 sugli abbandoni dei giovani con cittadinanza straniera non sono disponibili per Bulgaria, Estonia, Croazia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania Slovacchia e Finlandia.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: giovedì 23 Aprile 2020)

Tra i giovani nativi (intesi come quelli con cittadinanza del paese di rilevazione) l'Italia è il sesto stato Ue con più abbandoni dopo Romania, Malta, Spagna, Bulgaria e Ungheria. Ciononostante, il divario tra italiani e stranieri è comunque il più ampio (almeno tra i paesi per cui il dato è rilevato).

25,2 il divario in punti percentuali tra l'abbandono dei giovani con cittadinanza straniera e i loro coetanei.

Questo perché l'Italia è anche prima per abbandono dei ragazzi con cittadinanza straniera. Il 36,5% dei giovani ha lasciato gli studi con la sola licenza media, una quota superiore alla media spagnola (35,7%).

A preoccupare sono anche le motivazioni che portano all'abbandono dei ragazzi senza cittadinanza, riassunte efficacemente nel rapporto Ismu 2019:

(...) emergono differenti motivazioni tra italiani e stranieri, rispetto all’abbandono degli studi: la quota degli stranieri che ritiene sufficiente il livello di istruzione raggiunto è maggiore, così come maggiori sono le ragioni familiari ed economiche che hanno spinto ad abbandonare gli studi fra gli stranieri, da intendersi sia come impegni/responsabilità nei confronti della famiglia, sia come mancato sostegno/incoraggiamento familiare.

Il percorso scolastico degli adolescenti stranieri

Ulteriore elemento da osservare è che i diversi percorsi scelti per le superiori risultano spesso segmentati non solo per origine sociale, ma anche per cittadinanza. Come abbiamo visto, per gli adolescenti stranieri è più probabile lasciare gli studi prima del tempo.

Divari nei percorsi di studio dopo le medie tra italiani e stranieri.

Inoltre, tra chi prosegue, il percorso successivo è spesso molto diverso rispetto a quello intrapreso dai coetanei italiani. Tra gli studenti italiani delle scuole superiori statali, quasi la metà frequenta il liceo, poco meno di un terzo i tecnici e circa uno su 5 gli istituti professionali. Tra gli stranieri, e in particolare le ragazze e i ragazzi con cittadinanza extra-Ue, la quota di liceali si dimezza, scendendo al 24,4%.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: venerdì 31 Agosto 2018)

Al di là dell'indubbio ruolo giocato dalle scelte individuali e dalle predisposizioni di ciascun giovane, un divario così ampio, sommato a una quota di abbandoni molto più elevata tra gli adolescenti stranieri, mette in luce una maggiore difficoltà per le famiglie straniere di offrire una continuazione degli studi dopo il diploma. Una tendenza su cui sicuramente non è indifferente la maggiore incidenza della povertà assoluta tra le famiglie straniere.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 16 Giugno 2020)

Questi aspetti non devono essere sottovalutati, perché quando le decisioni sul proprio futuro sono obbligate dalla condizione economica della propria famiglia, ci troviamo di fronte a una compromissione del diritto di scegliere. Su cui è necessario intervenire, affinché i giovani, a prescindere dal proprio background, possano decidere in modo libero e consapevole quale percorso intraprendere.

Il divario nei percorsi scolastici nelle province

Un indicatore che il percorso di studi resta diverso tra italiani e stranieri è la quota di studenti delle superiori che frequentano i diversi indirizzi. Gli adolescenti stranieri vanno meno spesso della media nei licei.

Quasi la metà degli studenti delle superiori italiani va al liceo, mentre tra gli alunni senza cittadinanza la quota scende a circa 1 su 4. Una differenza media di 22 punti percentuali, che varia sul territorio nazionale. Sfiora i 30 punti a La Spezia e Agrigento, e supera i 25 punti a Milano, Bologna, Lecco, Parma, Varese, Piacenza, Benevento, Asti, Firenze, Potenza, Lecce e Monza.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: venerdì 31 Agosto 2018)

Le uniche realtà dove la scelta del percorso di studi è simile tra italiani e stranieri sono alcune province sarde: Oristano, Sassari, Nuoro, Sud Sardegna. Un dato su cui incide però anche la bassa numerosità della popolazione scolastica straniera in questi territori.

Il divario nei percorsi scolastici nelle città

Tra le 10 maggiori città italiane, quella dove la scelta dell'indirizzo delle superiori è più distante tra adolescenti italiani e stranieri è Bologna. Nel capoluogo emiliano i punti di differenza in base alla cittadinanza sono quasi 39: 63,4% degli studenti italiani sono liceali, contro il 24,7% di quelli stranieri. Seguono Milano (33,5 punti) e Firenze (27,7).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: venerdì 31 Agosto 2018)

La distanza è molto più contenuta in grandi capoluoghi del sud come Palermo, Napoli e Bari, ma è verosimile che su questo dato incida l'impatto dell'abbandono scolastico, molto più elevato in questi territori, e che porta a ridurre la popolazione scolastica rispetto alla popolazione della fascia d'età considerata.

Investire nell'integrazione, per i diritti di tutti

Sono molte le difficoltà che ragazze e ragazzi stranieri affrontano nel proprio percorso di studi. Ciò è vero soprattutto per chi è di prima generazione, con divari più ampi nell'adolescenza che nell'infanzia, per tutte le difficoltà connesse all'inserimento e all'apprendimento della lingua.

Ma questa tendenza, come le altre registrate nel corso del report, non va considerata inevitabile.

In realtà, pare che il contesto socioeconomico/familiare e il fatto di ricevere un adeguato sostegno all’apprendimento svolgano un ruolo più significativo rispetto al contesto «migrante» o «non migrante» per quanto riguarda i risultati scolastici (Commissione europea, 2013b). In questo senso, essere di origine «straniera» non mette inevitabilmente gli studenti a rischio di abbandono precoce

Un background culturale diverso non è di per sé all'origine dell'abbandono degli adolescenti stranieri. È anche e soprattutto il ruolo - già approfondito in queste pagine - che giocano l'origine sociale e la condizione della famiglia a fare la differenza, aggravando le difficoltà dell'inserimento culturale.

In questo senso, liberare gli adolescenti dalla morsa della povertà educativa significa restituire loro il diritto di scelta. E questo vale sia per quelli che hanno già la cittadinanza italiana come per quelli che non ce l'hanno.

È necessario garantire a tutti gli adolescenti gli strumenti per determinare il proprio percorso, in modo che possa riflettere le inclinazioni e le preferenze, a prescindere dalla condizione di origine della propria famiglia: ricca o povera, italiana o straniera.

Per fare questo, bisogna investire su una solida comunità educante, sul supporto dentro e fuori la scuola e su servizi offerti a prescindere dalla condizione di partenza. Solo ridurre questi divari potrà creare integrazione.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sui residenti adolescenti per cittadinanza è Istat. Quella sugli studenti delle scuole superiori per indirizzo e cittadinanza è il Miur.

Foto credit: Alissa De Leva (Unsplash) - Licenza

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