L'impatto dell'efficienza energetica degli edifici
5. I casi di studio
Dietro all’allocazione dei fondi c’è il lavoro di numerosi enti, sia pubblici che privati. È quindi importante comprendere quali possono essere i problemi e le buone pratiche che ostacolano o agevolano l’accesso alle risorse durante l’intero iter.
Sono state raccolte delle esperienze di alcune amministrazioni pubbliche regionali incaricate della gestione e dell’allocazione di queste risorse per comprendere le complessità nel coniugare gli interventi di efficientamento energetico e il contrasto alla povertà energetica.
Sono state fatte delle interviste frontali volte a coinvolgere i funzionari regionali e c’è stata la compilazione di un questionario. La selezione delle regioni intervistate ha voluto tenere in considerazione la distribuzione territoriale (nord, centro, sud).
Le buone pratiche
I primi due casi positivi che sono stati segnalati dalle regioni riguardano le comunità energetiche rinnovabili (Cer), degli enti giuridici composti da più utenti che producono, gestiscono e utilizzano l’energia di uno o più impianti locali.
Per quel che riguarda l’Emilia-Romagna, ci concentreremo sul bando regionale per la promozione e il sostegno delle Cer nel periodo 2021-2027. Il bando riesce a coniugare l’efficientamento energetico e il contrasto alla povertà energetica. In particolare, è prevista una maggiorazione di contributo per le comuni che abbiano al loro interno membri in condizione di fragilità economica. Come abbiamo detto inizialmente, per chi ha un reddito basso è più complesso accedere a interventi di questo tipo ma ampliare il più possibile la platea di chi può beneficiare dei fondi per i progetti è cruciale per il raggiungimento degli obiettivi europei.
Per quel che riguarda invece la regione Lazio, il programma per il periodo 2021-2027 si divide in tre fasi: è stato realizzato uno schema in collaborazione con l’Università Sapienza per sensibilizzare e facilitare la creazione delle Cer, a cui seguiranno il sostegno agli studi di fattibilità e alle spese legali per la creazione di energie rinnovabili e infine all’installazione delle comunità di energia rinnovabile. L’accesso ai fondi è subordinato a una serie di criteri che tengono conto non soltanto della dimensione e dell’organizzazione delle comunità ma anche degli impatti ambientali (in termini di energia prodotta ed efficienza nella distribuzione) e sociali (creazione di posti di lavoro e coinvolgimento della popolazione locale).
In Lombardia invece viene segnalata la presenza di un fondo regionale legato a un progetto in sperimentazione. Si tratta di un investimento in convenzione con le varie aziende per l’abitazione presenti sul territorio che prevede l’installazione di impianti di produzione di energie rinnovabili da 5,7 megawatt su 232 case popolari. Si tratta di 9.000 alloggi, pari al 9% di utenza potenzialmente coinvolgibile di proprietà di queste aziende. Al momento ci sono 300 impianti in fase di installazione o già installati. L’energia che viene prodotta da questi impianti e non consumata non può essere, per motivi tecnologici, immagazzinata. È quindi necessario rivenderla. In questo caso specifico, i proventi legati a produzione e autoconsumo nelle aree comuni degli edifici sottostanno a un vincolo: devono essere destinati a un fondo specifico per la copertura delle morosità incolpevoli.
Le criticità
Uno degli aspetti problematici evidenziati riguarda le linee guida per l’attuazione dei programmi, spesso non così specifiche in termini di target. Questo aspetto si innesta all’interno di una mancanza a livello di quadro legislativo per alcuni ambiti del settore energetico in generale, come per esempio le stesse comunità energetiche. Avere comunicazioni chiare e tempestive anche sulla definizione della normativa del settore mancante è quindi particolarmente importante.
Un’altra criticità emersa da questi processi riguarda il personale. In tutte e quattro le regioni intervistate si rilevano o carenza di competenze specializzate oppure complessità nella comunicazione interna. Queste sono mancanze che si rilevano in diversi momenti, dalla gestione interna delle operazioni di documentazione per i bandi fino alla valutazione e al monitoraggio dei progetti. Essendo progetti che vedono coinvolti un gran numero di soggetti, si tratta di aspetti fondamentali.
Le proposte di soluzioni
Una delle soluzioni che viene proposta di più è di aumentare la trasparenza da parte delle autorità centrali e l’integrazione degli enti che operano sul territorio.
Si ritiene dovrebbe esservi maggiore trasparenza, chiarezza e rapidità nelle comunicazioni, anche in ordine alle tempistiche di definizione della normativa di settore eventualmente mancante.
Questa operazione deve essere fatta a tutto tondo. Vengono quindi proposte maggiori informazioni e accessi alle banche dati, coinvolgimento più ampio, linee guida più specifiche e pubblicità più capillare delle iniziative (anche all’interno dei luoghi di aggregazione). Per quanto non venga giudicata particolarmente importante l’attività statale di divulgazione dei dati relativi ai fondi, è però considerato influente il ruolo della tecnologia sulla possibilità di accesso alle informazioni da parte dei cittadini.
Semplificazione delle procedure; maggiore sostegno alle amministrazioni beneficiarie nella predisposizione della documentazione di attuazione (esempio: bandi tipo, schemi per la rendicontazione delle spese; albi fornitori; altro).
Ma importante è anche la formazione adeguata del personale e la semplificazione di procedure particolarmente complesse, oltre al sostegno alle amministrazioni durante la predisposizione della documentazione di attuazione. Aumentare inoltre la capillarità degli approcci a livello distrettuale promuovendo ad esempio la diffusione di sportelli unici locali per l’efficientamento energetico e la ristrutturazione degli edifici e incentivare network tra i comuni potrebbero essere attività da intraprendere per favorire lo scambio di conoscenze e rendere più agevole l’accesso ai fondi.
Foto: Alexander Grey – licenza