Il 13 ottobre del 2022, con le prime sedute delle aule di camera e senato, prendeva ufficialmente il via la XIX legislatura. Siamo quindi vicini ai 2 anni dall’insediamento a palazzo Chigi dell’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni.

Per questo nelle prossime settimane pubblicheremo una serie di articoli con cui passeremo in rassegna i numeri dell’attività di governo e parlamento degli ultimi 24 mesi. Lo faremo analizzando una serie di dati. Dall’attività legislativa alla presenza in aula di deputati e senatori, fino ai cambi di gruppo e all’utilizzo delle questioni di fiducia. In questo primo capitolo vedremo i dati riguardanti la produzione normativa, anche attraverso un confronto con le legislature precedenti.

151 le leggi entrate in vigore dal 13 ottobre 2022 a oggi.

Dall’analisi dei dati emerge come nell’attuale legislatura la percentuale di leggi di iniziativa parlamentare entrate in vigore sia una delle più alte dal 2008 a oggi. Un dato a cui però fa da contraltare il ricorso molto consistente ai decreti legge. Con la fine dell’emergenza Covid ci si sarebbe potuti attendere un ritorno a un uso più frequente della legislazione ordinaria. Cosa che invece non è avvenuta.

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L’attività legislativa nella XIX legislatura

Dall’ottobre 2022 a oggi sono entrate in vigore complessivamente 151 leggi. Un dato che, considerando il fatto che sono passati solo 2 anni dall’insediamento delle attuali camere, appare in linea con la produzione normativa fatta registrare nelle precedenti legislature. Tra il 2008 e il 2013 infatti ne sono state approvate 391, tra il 2013 e il 2018 se ne contano 379, mentre nella precedente legislatura sono state 317.

La nascita e la fine dei diversi esecutivi ha certamente avuto un impatto anche sull’andamento della produzione normativa. Se non altro per la formazione di maggioranze diverse, più o meno solide. Come avvenuto ad esempio nel caso dell’avvicendamento tra il primo e il secondo governo Conte. Per questo è interessante analizzare la produzione legislativa distinguendo fra i vari esecutivi che si sono succeduti negli ultimi anni. Da questo punto di vista possiamo osservare che governo e parlamento attuali sono i terzi più “produttivi” dal punto di vista legislativo. Superati solamente dai governi Berlusconi IV (271) e Renzi (247). Ovviamente l’elemento quantitativo ci dice poco sulla qualità delle norme approvate.

In generale si conferma anche in questa legislatura la tendenza di lungo periodo alla netta preponderanza delle leggi di iniziativa governativa rispetto a quelle proposte dal parlamento e dagli altri soggetti che godono del potere di iniziativa. Tuttavia tra i diversi esecutivi si notano squilibri più o meno marcati. Da questo punto di vista possiamo osservare che negli ultimi 2 anni le leggi governative entrate in vigore sono state il 75,5% del totale (114). Un dato certamente alto ma tutto sommato contenuto in confronto con gli esecutivi precedenti.

24,5% le leggi di iniziativa parlamentare approvate nella XIX legislatura.

Le leggi di iniziativa governativa infatti sono state l’89% con l’esecutivo Letta, l’85% con il Conte II e l’80% con Draghi (da ricordare che questi ultimi due esecutivi hanno dovuto affrontare le fasi più concitate legate alla pandemia). Solo 3 esecutivi riportano una percentuale più bassa del governo Meloni. Si tratta degli esecutivi Conte I (68,6%), Monti (67,5%) e Gentiloni (58,3%).

Le leggi sono attribuite sulla base del governo in carica al momento dell’approvazione e non di quando hanno iniziato l’iter.

Le ratifiche di trattati internazionali sono conteggiate a parte rispetto alle leggi ordinarie per la loro natura molto particolare. Solitamente infatti ne vengono approvate diverse durante la stessa seduta e con maggioranze molto ampie.

Nel periodo considerato non risultano approvate leggi di iniziativa del Cnel.

FONTE: elaborazione openpolis su dati openpolis e senato
(ultimo aggiornamento: venerdì 27 Settembre 2024)

L’operato del governo attualmente in carica non si discosta più di tanto quindi da quello dei suoi predecessori. Anzi, sotto questo aspetto si potrebbe anche considerare relativamente più “equilibrato”. Il fatto che l’attuale maggioranza sia piuttosto solida potrebbe aver agevolato questa dinamica.

Nonostante questo però si deve osservare che l’attuale governo ha comunque fatto un ampissimo uso dei decreti legge. Atti che dovrebbero essere utilizzati solo in situazioni straordinarie ma che invece sono diventati ormai di uso comune. In questo caso il governo Meloni si trova al secondo posto per incidenza dei decreti legge nella produzione normativa. Le conversioni di Dl infatti nella XIX legislatura hanno rappresentato il 41,7% delle leggi approvate. Solo il governo Letta ha fatto registrare un dato più alto (58,3%).

Il ricorso ai decreti legge

Dal suo insediamento a palazzo Chigi il governo guidato da Giorgia Meloni ha emanato in totale 72 decreti legge (Dl). Solo il governo Berlusconi IV ne ha prodotti di più in termini assoluti (80) ma in molto più tempo (42 mesi). Entrambi i governi che hanno dovuto fronteggiare la pandemia sono già stati superati anche se si deve tenere presente che sono rimasti in carica per un periodo più breve. Il governo Draghi ha infatti prodotto 63 Dl in 20 mesi, mentre il secondo esecutivo Conte 54 decreti in 17 mesi.

I decreti legge nascevano per risolvere situazioni straordinarie e urgenti ma sempre più spesso sono utilizzati per affrontare questioni politiche. Vai a “Che cosa sono i decreti legge”

Per un’analisi più puntuale del ricorso ai decreti legge fatto da governi che hanno avuto durata diversa possiamo utilizzare i dati relativi alla media mensile di Dl pubblicati. Da questo punto di vista possiamo osservare che i governi Conte II e Draghi sopravanzano leggermente l’attuale esecutivo con una media di 3,07 decreti legge al mese nel loro periodo a palazzo Chigi. Sostanzialmente però si può dire che il governo Meloni è in linea con l’operato dei suoi predecessori con una media di 3,04 Dl pubblicati al mese. Di fatto quindi l’attuale esecutivo emana decreti legge allo stesso ritmo di quelli che hanno dovuto fronteggiare le fasi più concitate della pandemia.

È stato attribuito al governo Meloni anche un decreto legge non ancora presente in gazzetta ufficiale riguardante la regolazione dei flussi migratori, approvato nel Cdm del 2 ottobre.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 2 Ottobre 2024)

La pubblicazione di un numero eccessivo di decreti legge in un ristretto lasso di tempo rischia di ingolfare le agende parlamentari che spesso non riescono a convertire in legge i decreti entro i 60 giorni previsti. Dall’inizio della legislatura a oggi sono infatti già 8 i Dl decaduti perché non convertiti in tempo. Cioè l’11% dei decreti emanati.

Si tratta di un dato tutto sommato ancora contenuto, specie se raffrontato con i 21 Dl decaduti durante il governo Draghi. Tuttavia questa dinamica deve essere tenuta sotto controllo poiché la mancata conversione dei decreti porta a una pratica poco consona. Quella cioè dei cosiddetti “decreti minotauro”. Con questo espediente il parlamento decide di abrogare un decreto che rischierebbe di non essere convertito in tempo. Allo stesso tempo ne fa salvi gli effetti inserendo uno specifico articolo nella legge di conversione di un altro Dl.

8 i decreti minotauro entrati in vigore nella XIX legislatura.

Come evidenziato, tra gli altri, anche dal comitato per la legislazione della camera la confluenza in un unico testo di più decreti legge contribuisce all’aumento delle dimensioni dei testi e quindi alla loro maggiore complessità. In secondo luogo, se un decreto legge viene abrogato prima della sua naturale scadenza si riduce anche il tempo a disposizione del parlamento per l’analisi delle norme. Questo contribuisce ad un’altra distorsione del nostro assetto istituzionale e cioè quella del monocameralismo di fatto.

Con la fine dello stato di emergenza legato alla pandemia sarebbe stato lecito attendersi un ridimensionamento di queste dinamiche e un graduale ritorno all’utilizzo della legislazione ordinaria. Attualmente però, nonostante l’ampia maggioranza che sostiene il governo, questo non è avvenuto.

Foto: GovernoLicenza

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