Nei precedenti capitoli di questo report ci siamo occupati di diversi aspetti che hanno caratterizzato i primi due anni della legislatura in corso. Aspetti che hanno però sempre riguardato l’attività parlamentare. In quest’ultimo capitolo ci dedicheremo invece al secondo tempo delle leggi, ovvero i decreti attuativi.

Parliamo insomma di tutti quegli atti di secondo livello che servono a definire aspetti pratici, burocratici e tecnici necessari per applicare le leggi. Una dinamica troppo spesso ignorata, senza la quale però le norme approvate dal parlamento non assumono efficacia, rimanendo lettera morta.

Dopo il lavoro del parlamento, l’implementazione di una legge passa nelle mani di ministeri e agenzie pubbliche. Vai a “Che cosa sono i decreti attuativi”

I decreti attuativi mancanti

Non si tratta di una mera ipotesi o di casi isolati. Da tempo infatti monitoriamo il fenomeno rilevando come i ministeri fatichino ad approvare i decreti attuativi nei tempi previsti. Ad oggi infatti ne mancano all’appello quasi 550, alcuni dei quali richiesti da leggi approvate nel 2018 dal primo governo Conte.

545 i decreti attuativi mancanti alla data del 16 ottobre 2024.

Nonostante negli ultimi anni si sia cercato di ovviare al problema privilegiando testi di legge autoapplicativi, la questione delle mancate attuazioni è ancora molto rilevante.

Dall’ottobre del 2022 a oggi le leggi entrate in vigore hanno richiesto l’approvazione di 800 nuovi decreti attuativi. Tuttavia al momento il governo Meloni è riuscito ad approvarne meno della metà (397). A questi poi si aggiungono i 142 decreti attuativi che mancano all’appello dalla scorsa legislatura. Di questi 97 riguardano norme entrate in vigore quando era in carica il governo Draghi, 35 ereditati dal secondo governo Conte e 10 dal primo.

FONTE: Openparlamento
(ultimo aggiornamento: mercoledì 16 Ottobre 2024)

Il numero complessivo di decreti attuativi da pubblicare inoltre risulta in crescita rispetto alla nostra ultima rilevazione. In aprile infatti questi erano 520. Anche se in termini assoluti il dato non è cresciuto poi così tanto si tratta comunque di un aspetto non rassicurante. Infatti in questi mesi ci si sarebbe potuti aspettare una riduzione piuttosto che una crescita.

Anche perché nei prossimi mesi il governo si troverà ad approvare la nuova legge di bilancio, ovvero l’atto che storicamente prevede il numero più elevato di nuovi decreti attuativi. Basti pensare che in media, tra il 2018 e il 2023, le leggi di bilancio hanno previsto oltre 100 provvedimenti attuativi, che rappresentano circa un terzo del totale (28,63%).

Dunque se il governo non riuscirà a smaltire una parte importante di questi atti prima della nuova legge di bilancio ci potremmo trovare di fronte a una crescita molto consistente.

I ministeri e le attuazioni

Ovviamente in termini generali la mancata approvazione dei decreti attuativi può essere imputata al governo in quanto tale. Tuttavia sono le singole amministrazioni ad avere responsabilità in materia. Che si tratti di ministeri o di dipartimenti della presidenza del consiglio (alcuni dei quali guidati da un ministro senza portafoglio e altri dalla presidente del consiglio stessa).

In particolare è il ministero dell’economia a dover ancora approvare il maggior numero di provvedimenti (101) e a seguire quello dell’ambiente (61) e quello delle infrastrutture (45). D’altronde il ministero dell’economia è anche quello che dal 2018 a oggi ha dovuto adottare di gran lunga più provvedimenti attuativi (416). Discorso simile per il ministero delle infrastrutture (246) ma non per quello dell’ambiente che in questi anni ha dovuto sì approvare molte attuazioni (158) ma comunque meno dei ministeri dell’interno, della salute, delle imprese e della stessa presidenza del consiglio.

FONTE: Openparlamento
(ultimo aggiornamento: mercoledì 16 Ottobre 2024)

In effetti se si guarda alla quota di provvedimenti mancanti sul totale il ministero dell’economia finisce al settimo posto in classifica per quota di mancate attuazioni (24,3% – 101 su 416). Il ministero dell’ambiente invece conserva il secondo posto (38,6% – 61 su 158). In cima alla classifica salgono a questo punto le strutture guidate dal ministro degli affari europei, del sud, delle politiche di coesione e del Pnrr Raffaele Fitto. Infatti malgrado nel corso della legislatura questi dipartimenti abbiano dovuto adottare appena 14 provvedimenti attuativi 6 mancano ancora all’appello (42,8%).

Provvedimenti scaduti e risorse finanziare bloccate

Non tutti i provvedimenti attuativi hanno la stessa urgenza, per diverse ragioni. Questo innanzitutto rispetto alla materia in questione, dinamica che tuttavia richiederebbe un’analisi caso per caso. Oltre a questo però alcuni provvedimenti prevedono risorse finanziarie che in attesa della loro adozione rimangono bloccate. Per altri invece è stabilito un termine entro il quale dovrebbero essere emanati. Termine che tuttavia viene molto spesso disatteso.

In effetti se si guarda ai 1.986 provvedimenti adottati fino a questo momento 864 non prevedono un termine per la loro adozione, ma dei rimanenti 1.122 solo il 15,9% (179) sono stati approvati nei tempi previsti.

FONTE: Openparlamento
(ultimo aggiornamento: mercoledì 16 Ottobre 2024)

Anche osservando i provvedimenti che ancora devono essere adottati, oltre ai 290 che non prevedono tempistiche specifiche, ben 204 sono già scaduti e solo per 51 le amministrazioni hanno ancora la possibilità di rientrare nei termini di legge.

Come anticipato però questo non è l’unico aspetto rilevante. Sia perché le tempistiche previste dalla legge potrebbero essere considerate una mera formalità, visto che nella pratica la loro presenza non produce alcun effetto reale. Sia perché anche in assenza di un termine esplicito la mancata adozione di un provvedimento può avere effetti molto significativi.

L’effetto più semplice da misurare in termini quantitativi riguarda sicuramente l’ammontare di risorse che, in assenza di un provvedimento attuativo, rimangono solo sulla carta.

12,8 miliardi € le risorse bloccate per la mancanza dei decreti attuativi necessari.

Certo nella maggior parte dei casi queste risorse riguardano norme entrate in vigore negli ultimi 2 anni e possiamo auspicare che vengano sbloccate in tempi rapidi. Resta però che quasi 1,3 miliardi di euro sono ancora fermi dalla scorsa legislatura.

FONTE: Openparlamento
(ultimo aggiornamento: mercoledì 16 Ottobre 2024)

Foto: governo.it

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