In questo capitolo approfondiremo il tema, sempre molto discusso, del livello di partecipazione dei parlamentari ai lavori delle rispettive aule. All’inizio dell’attuale legislatura c’era grande incertezza su come il taglio del numero di deputati e senatori avrebbe impattato sull’attività delle camere.

Dal punto di vista della percentuale di presenze, si registra una leggera contrazione rispetto al periodo 2018-2022. Il dato di questi primi due anni si attesta infatti sul 70,9% mentre quello della precedente legislatura era del 72,6%.

-1,7 il calo, in punti percentuali, della presenza dei parlamentari ai lavori delle camere tra XVIII e XIX legislatura.

Quello che emerge dai dati tuttavia è che alla riduzione delle presenze non corrisponde un aumento delle assenze tout court quanto delle missioni. Quei casi cioè in cui i parlamentari non possono partecipare ai lavori perché impegnati in altre attività istituzionali.

Con il taglio dei parlamentari gli esponenti con più incarichi, come ministri e sottosegretari, che quindi riescono a partecipare con meno assiduità dei loro colleghi ai lavori delle camere, incidono di più da questo punto di vista. Tale dinamica non solo ha un impatto, almeno in parte, sull’efficienza del parlamento ma di fatto è un elemento che può mettere in difficoltà la stessa maggioranza di governo. Come abbiamo visto in precedenti approfondimenti infatti, ma anche come confermato dalla cronaca più recente, i numeri dell’attuale coalizione di centrodestra non sono poi così rassicuranti come potrebbe apparire.

Presenze, assenze e missioni. Un confronto tra legislature

È possibile ricavare i dati sulle presenze dei parlamentari dai risultati delle votazioni elettroniche. Come già anticipato nell’introduzione, nell’attuale legislatura il dato medio di partecipazione si attesta al 70,9%. Questo valore è inferiore di 1,7 punti percentuali rispetto alla precedente legislatura e addirittura di 7,3 rispetto alla XVI (2008-2013) mentre risulta più alto rispetto al quinquennio 2013-2018, in cui la percentuale si attestava intorno al 67,9%.

Occorre specificare che non sempre la mancata partecipazione alle votazioni si traduce in un’assenza. Quando deputati e senatori non presenziano perché impegnati in altre attività istituzionali concomitanti sono definiti come “in missione”. Ciò comporta che di fatto il parlamentare non è presente in aula ma formalmente non può essere considerato assente. È molto importante perciò valutare la percentuale di assenze non dovute a missioni.

Il taglio dei parlamentari ha comportato una maggiore incidenza delle missioni.

In questo caso, possiamo osservare che negli ultimi 24 mesi la percentuale di assenze si attesta intorno al 14,4%. Dato che risulta essere il più basso nelle ultime 4 legislature. Di converso invece la percentuale di missioni è la più alta (14,7%). Come già detto, questa dinamica è probabilmente da attribuire al fatto che la distribuzione degli incarichi avviene su un platea più ristretta rispetto alle precedenti legislature. Di conseguenza i parlamentari in missione incidono molto di più rispetto al passato.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 10 Ottobre 2024)

Detto questo, non mancano anche in questa legislatura casi di esponenti che fanno registrare percentuali di assenza particolarmente elevate.

17 i parlamentari con una percentuale di assenze non dovute a missioni comprese tra il 50% e il 100% nella XIX legislatura.

Tra questi peraltro si trovano anche esponenti politici di primo piano come i leader del Partito democratico Elly Schlein (74,2%) e del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte (72,5%).

Le assenze dovute ad altri impegni, che siano di carattere istituzionale o politico, sono comprensibili e probabilmente fisiologiche. D’altronde le assenze dei leader non rappresentano una novità, dovendosi occupare della gestione del partito (attività che però non viene registrata come missione). Inoltre è bene ribadire che la qualità del lavoro di un parlamentare non si misura solamente con la percentuale più o meno alta di partecipazione alle votazioni. Tuttavia queste dinamiche rischiano di inficiare l’operatività del parlamento. Senza dimenticare poi che i regolamenti di camera e senato prevedono esplicitamente l’obbligo di partecipare ai lavori.

A questo poi si deve aggiungere il fatto che l’istituto delle missioni risulta tuttora poco trasparente. Non esiste infatti un registro ufficiale in cui è possibile stabilire con esattezza quale sia la motivazione reale della missione. Risulta quindi impossibile valutare in maniera accurata se questo strumento venga utilizzato in maniera consona o se in alcuni casi possano esserci degli abusi.

Il confronto tra i gruppi dell’attuale legislatura

A livello di gruppi parlamentari, sono in genere le formazioni di opposizione a far registrare le percentuali più alte per quanto riguarda la partecipazione alle votazioni elettroniche. Questo, al netto di casi di assenteismo, può dipendere dal fatto che le opposizioni hanno tendenzialmente meno incarichi istituzionali che si sovrappongono con le attività delle camere e quindi riescono a garantire maggiormente la presenza in aula rispetto alle forze di maggioranza.

Generalmente infatti, a fronte di una percentuale di presenze media più alta, i gruppi di opposizione fanno registrare basse percentuali di assenze per missioni. 

Le opposizioni sono più presenti in aula.

Alla camera la formazione con la percentuale di presenze più alta è l’Alleanza Verdi-Sinistra con l’82,6% circa seguita dal Partito Democratico (74,6%). I valori più bassi sono quelli di Forza Italia (59,8%) e Noi Moderati (53,6%). Considerando la percentuale di assenze non dovute a missioni invece il dato più elevato a Montecitorio lo fa registrare Italia viva (30,2%) seguita da Noi moderati (22,9%) e Forza Italia (22,2%).

Al senato la percentuale media di presenze più alta è quella del Movimento 5 stelle (86,4%) seguito anche in questo caso dal Pd (81,5%). Il dato più basso invece è quello del gruppo misto (54,4%). Allo stesso tempo il misto riporta anche la percentuale più alta di assenze (21,1%) seguito da Italia viva (10,4%).

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 10 Ottobre 2024)

È interessante notare che Fratelli d’Italia riporta una percentuale di presenze abbastanza alta in entrambe le camere. Sia a Montecitorio che a Palazzo Madama infatti i gruppi di Fdi si collocano al terzo posto rispettivamente con il 72,9% e l’81,1%. Questa dinamica può essere dovuta al fatto che i gruppi da cui proviene anche la presidente del consiglio sono quelli di maggioranza relativa. Di conseguenza l’alta percentuale di assenze dovute a missioni è compensata dal numero consistente di parlamentari senza ulteriori incarichi. Questi possono quindi presenziare in maniera continuativa alle votazioni.

Il confronto di genere

Un ultimo elemento interessante da analizzare è quello relativo alle dinamiche di genere. Da questo punto di vista possiamo osservare che nell’attuale legislatura complessivamente le donne (73,8%) partecipano alle votazioni elettroniche più degli uomini (69,5%).

Questa disparità è sostanzialmente determinata dal fatto che gli uomini ricoprono molti più incarichi, sia nel governo che nelle stesse camere. Essi quindi sono più spesso in missione. La percentuale di assenze tout court infatti si attesta intorno al 14,4% per entrambi i generi mentre la componente di missioni è più alta per gli uomini (16,2% contro l’11,8% delle donne).

Focalizzandoci sulla percentuale di partecipazione alle votazioni elettroniche, possiamo osservare che gli uomini con un dato compreso tra lo 0% e il 25% sono il 10% (40 tra deputati e senatori) mentre le donne sono l’8,3% (17 parlamentari donne). Viceversa nella fascia più alta, quella che raccoglie parlamentari con una percentuale compresa tra il 75% e il 100% di presenza alle votazioni, troviamo più donne (65,6%) che uomini (58,5%).

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 10 Ottobre 2024)

Foto: Camera dei deputati – Alessandro Para

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