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L’importanza dello sport per i minori

È noto come l’emergenza Covid abbia inciso sulle opportunità educative dei più giovani, con la necessità di dover seguire le lezioni da remoto. Se lo strumento della didattica a distanza ha perlomeno offerto una possibilità alternativa, soprattutto nelle settimane di chiusura totale, non sono mancati i disagi per bambini e famiglie. Dalla carenza di connessioni veloci in molte parti del paese alla necessità di condividere i dispositivi con genitori e fratelli, specie nei nuclei più numerosi.

È stato invece molto meno approfondito l’impatto su bambini e ragazzi della chiusura di impianti sportivi, parchi e in generale luoghi dove fare sport. Al pari dell’educazione, si tratta di un aspetto da non sottovalutare.

Lo sport ha un ruolo chiave nella crescita dei bambini.

Nel parlare comune, sport e attività fisica vengono solitamente relegate, pensando ad esempio all’ambito scolastico, al rango di materie non essenziali. Una visione ristretta, che è stata superata dalla letteratura scientifica e dalle linee guida a livello internazionale.

Il report completo in formato pdf

Lo sport incide sullo sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino. Contribuisce ad una crescita sana ed equilibrata, ma anche alla possibilità di instaurare relazioni con i coetanei e gli adulti, in un contesto di gioco. Contesto che permette di apprendere valori come il rispetto delle regole e degli avversari, la lealtà verso i compagni e la squadra, la dedizione personale. L’attività sportiva può essere il veicolo attraverso cui trasmettere questi insegnamenti e per migliorare la consapevolezza di sé e del proprio corpo. È per queste ragioni che tutti i paesi europei prevedono l’educazione fisica come materia scolastica obbligatoria (Eurydice, 2013).

18,6% dei giovani tra 6 e 24 anni non praticava nessuno sport o attività fisica prima della pandemia.

Nel 2019, quindi già prima delle chiusure causate dal Covid, quasi un giovane su 5 era sedentario. Oltre il 18%, tra i bambini di 6-10 anni e gli adolescenti di 15-17 anni. Quasi il 16% nella fascia 11-14 anni. Oltre il 40% tra i più piccoli, i bambini di 3-5 anni.

Si tratta di dati che in realtà rappresentavano un miglioramento rispetto agli anni precedenti. Tra i ragazzi in età scolare, il calo dei sedentari si rileva soprattutto nelle fasce 6-10 e 11-14. Rispetto al 2015, la percentuale di minori che non praticano nessuna attività fisica è scesa di 2,7 punti tra i primi e di 5 punti tra i secondi. Anche tra i 15-17enni si rileva una riduzione netta della sedentarietà nell’arco del decennio, ma negli ultimi 3 anni la tendenza al calo sembra essersi interrotta.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 31 Marzo 2021)

La riduzione della sedentarietà tra i giovani, peraltro, ha riguardato in modo piuttosto nitido anche la fascia più giovane, quella di età compresa tra i 3 e i 5 anni. Una classe particolare, dove anche per la giovane età storicamente l'attività sportiva è molto meno frequente. Eppure rispetto agli inizi del decennio scorso, in cui la quota di sedentari sfiorava il 50%, nell'ultimo biennio rilevato si è registrata una contrazione.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 31 Marzo 2021)

La pandemia è quindi intervenuta in un contesto dove la sedenterietà tra i minori si stava riducendo. È ancora presto per stimare con precisione l'effetto dell'emergenza su questo fronte. Ma il nuovo scenario ha sicuramente reso più difficile non solo l'apprendimento in classe, ma anche la possibilità di fare sport per bambini e ragazzi. Una fascia d'età per cui, rispetto alle altre, è più frequente svolgere attività fisica in strutture chiuse e sono molto più praticati gli sport di squadra.

Gli sport praticati da bambini e ragazzi

Il punto da cui partire è infatti il tipo di attività sportiva praticata e soprattutto il contesto in cui questa viene svolta.

Nella popolazione italiana, in media, negli anni precedenti l'emergenza era emerso un significativo aumento della pratica sportiva all'aperto, anche in modo non strutturato, indipendente dall'utilizzo di impianti. Ma si tratta di un tipo di pratica sportiva molto meno frequente per bambini e ragazzi. Per i minori l'attività fisica avviene in contesti maggiormente strutturati, ed è spesso svolta in spazi al chiuso. È perciò verosimile che su di loro le restrizioni seguite alla pandemia abbiano pesato in misura maggiore.

La pratica all’aperto, indipendentemente dal fatto che si tratti o meno di luoghi attrezzati, aumenta al crescere dell’età, con livelli più alti a partire dai 35 anni, mentre i bambini e i giovani praticano più spesso in impianti sportivi al chiuso.

Tra i bambini e ragazzi è più frequente fare sport in ambienti e contesti strutturati, anche se le discipline praticate variano anche in base all'età e al genere. Tra i più piccoli (3-10 anni) il nuoto è uno dei più praticati: il primo tra le bambine (48,7% di chi fa sport) e il secondo tra i bambini (39,4%), a poca distanza dal calcio (43,7%). Nell'infanzia gli sport acquatici sono molto più diffusi rispetto agli adulti, dove restano comunque la terza disciplina più menzionata (in media lo pratica il 21,1% delle persone che fanno sport).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Ottobre 2017)

Tra gli adolescenti maschi (11-19 anni) si conferma la prevalenza del calcio (58,4%), del nuoto (18,9%, in calo rispetto al 39,4% rilevato a 3-10 anni), seguiti da pallacanestro, ginnastica e arti marziali (tutti attorno al 10% circa). Tra le adolescenti i più citati sono danza (28%), ginnastica (25,1%), nuoto (al terzo posto con il 23,2% dei praticanti, in calo rispetto al 48,7% della fascia 3-10 anni) e atletica leggera, footing e jogging (10,7%).

45,4% delle ragazze tra 6 e 24 anni fa sport in modo continuativo. Tra i maschi della stessa età la quota sale al 58,5%.

Gli sport praticati sono cambiati nel corso degli anni. Tra le bambine con meno di 10 anni è aumentata soprattutto la categoria residuale degli altri sport (comprendente quelli nautici, altri con la palla come rugby e pallamano, etc.). Questi aumentano di 5,6 punti, passando dal 6,2% al 11,8%. Incremento simile anche per il nuoto (+5,4 punti) e la ginnastica (+4,3). Diminuiscono soprattutto gli sport invernali (-2,5) e il calcio (-0,9).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Ottobre 2017)

Tra le ragazze di 11-19 anni la crescita maggiore (quasi 4 punti) si registra per danza, atletica e altri sport. Anche in questo caso a diminuire sono soprattutto sport invernali (-2,8), calcio (-0,7) e pallavolo (-0,7). Quest'ultima resta comunque il quarto sport più indicato dalle giovani (22,3%).

Rispetto al passato, i maschi con meno di 10 anni praticano di più soprattutto le arti marziali (+3,9 punti), gli altri sport (+2,6), l'atletica leggera (+1,7) e il calcio (+1,4). Mentre si assiste alla riduzione di ginnastica (-4,5), sport invernali (-3,8) e nuoto (-3,3).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Ottobre 2017)

I giovani che non fanno sport

Accanto a bambini e ragazzi che fanno sport con continuità, una quota non irrilevante di giovani - attorno a 1 su 5 - non pratica alcuna attività. La sedentarietà comporta rischi per la salute, specialmente laddove associata ad altri stili di vita poco sani, ad esempio per quanto riguarda l'alimentazione (ministero della salute, 2019), con conseguente sovrappeso ed obesità. Al contrario, fare movimento fin dall'infanzia e acquisire uno stile di vita attivo, è essenziale per una crescita sana.

Physical activity is important across all ages. Active play and recreation is important for early childhood as well as for healthy growth and development in children and adolescents. Quality physical education and supportive school environments can provide physical and health literacy for long-lasting healthy, active lifestyles.

Ma quali sono le motivazioni che portano bambini e ragazzi a non praticare alcuno sport? Sulla sedentarietà possono incidere numerosi fattori, che spesso cambiano anche in base all'età del minore. Tra i più piccoli, nella fascia 3-5 anni, il motivo indicato più spesso per la mancata pratica sportiva è l'età del bambino. Nelle altre classi di età, l'inattività viene ricondotta a una mancanza di tempo e interesse. Tali risposte crescono all'aumentare dell'età del bambino. Ma non sono infrequenti anche cause legate alla condizione economica del nucleo familiare. Queste riguardano il 20% dei ragazzi tra 11 e 17 anni e quasi il 30% dei bambini tra 6 e 10 anni.

I totali superano 100 perché erano possibili più risposte.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Ottobre 2017)

Altra causa non irrilevante è quella legata alla mancanza di impianti o la scomodità degli orari di apertura (circa un decimo delle risposte dai 6 anni in su). La disomogeneità dell'offerta sul territorio di servizi sportivi e impianti, ci conduce all'importanza di valutare soprattutto in chiave locale le differenze nell'accesso alla pratica sportiva.

Nel confronto tra regioni, l'attività sportiva per i giovani tra 3 e 17 anni risulta più frequente soprattutto nel Lazio, in Umbria e Toscana. In base ai dati elaborati per il gruppo Crc in queste regioni la quota di minori che fa sport con continuità supera il 60%. Mentre le regioni al di sotto della media nazionale sono tutte del mezzogiorno. In particolare in Campania e Sicilia meno di un terzo dei bambini e ragazzi pratica sport con continuità.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat per Gruppo Crc
(ultimo aggiornamento: mercoledì 4 Dicembre 2019)

Si tratta di dati precedenti l'emergenza Covid, ma già in grado di indicare alcune tendenze significative. Purtroppo è ipotizzabile che oggi tra gli ostacoli allo svolgimento dell'attività sportiva ve ne siano almeno due indipendenti dalla volontà del minore e della sua famiglia. In primo luogo, la condizione economica del nucleo d'origine può essere uno dei fattori che incidono. In questo senso, il fatto che le regioni agli ultimi posti per pratica sportiva continuativa tra i minori siano Calabria, Campania e Sicilia fa riflettere. Si tratta delle regioni dove, in base alle rilevazioni censuarie, si registrava la quota più elevata di famiglie in disagio.

In secondo luogo, un altro fattore cruciale è anche l'offerta di impianti disponibile sul territorio. La carenza di strutture, la mancata manutenzione, l'assenza di soggetti che le gestiscano in modo strutturato e continuativo è sicuramente uno degli elementi più importanti, come messo in luce anche dalle rilevazioni dell'istituto nazionale di statistica.

L’attitudine alla pratica sportiva non è omogenea nelle diverse regioni del paese anche, verosimilmente, per una differente disponibilità di strutture organizzate.

Per queste ragioni, nel corso del report ci concentreremo soprattutto sull'offerta di servizi e impianti sportivi. Nel prossimo capitolo analizzeremo la presenza di aree sportive all'aperto nelle città. Si tratta di tutte le superfici all’aperto adibite a campi sportivi, piscine, campi polivalenti, aule verdi e altri spazi con funzioni ludiche e ricreative. Luoghi diventati essenziali in quest'emergenza, anche per la pericolosità di praticare sport in ambienti chiusi

Nel capitolo successivo, approfondiremo la presenza di impianti sportivi nelle scuole, come palestre e piscine. L'educazione motoria è parte integrante di tutti i programmi scolastici europei, proprio per le possibilità offerte dallo sport in termini di socialità e apprendimento. Ma la presenza di queste strutture rappresenta anche qualcosa di più. Una palestra scolastica può essere utilizzata anche per attività pomeridiane, nell'ottica di promuovere lo "sport per tutti", costituendo valore aggiunto per il territorio in cui si trova, oltreché un presidio sociale con grandi potenzialità.

Foto credit: luvmybry (Pixabay) - Licenza

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