Ripartire dai dati, l'Italia con gli occhi di ragazze e ragazzi
4. La prossimità dei servizi nelle aree di progetto
L’Italia, un paese di divari territoriali
Una delle caratteristiche del nostro paese è la forte differenziazione interna. A partire dall’orografia, con aree montane che occupano un terzo della superficie, quelle collinari un quarto e il restante 40% di pianura. Vi sono poi i divari rispetto alla condizione economico-sociale e alla struttura demografica, lungo la faglia nord-sud e non solo. Disparità che concorrono ad alimentarne un’altra: quella delle diverse possibilità di accesso ai servizi e della qualità degli stessi.
Per il progetto Ripartire sono state selezionate aree fortemente disomogenee.
I territori selezionati per il progetto Ripartire in questo senso offrono uno spaccato significativo di tali diversità. Una città del Triveneto industriale, come Pordenone. Un capoluogo regionale del centro Italia sul versante adriatico (Ancona). Borghesiana, una delle numerose periferie della Capitale fuori dal raccordo anulare. L’Aquila, città sconvolta dagli eventi sismici dell’ultimo quindicennio e ancora in corso di ricostruzione. Infine, un piccolo centro della provincia calabrese come Trebisacce. Un vero e proprio microcosmo delle differenze esistenti lungo la penisola.
In ciascuna di queste comunità gli abitanti affrontano quotidianamente l’accesso ai servizi in modo molto diverso. Un esempio emblematico è quello della sanità. La mobilità tra regioni per curarsi è uno degli indicatori più utilizzati per confrontare la qualità – reale e percepita – del sistema sanitario. Al netto di fenomeni come la “mobilità di confine”, ovvero i fisiologici sconfinamenti di chi risiede in prossimità di un’altra regione, e della mobilità solo apparente, causata da persone formalmente residenti in una regione ma che in realtà vivono in un’altra, il cosiddetto “turismo sanitario” è indicativo della situazione vissuta su un territorio.
La Calabria è ai primi posti per ospedalizzazioni fuori dalla regione
Tasso di ospedalizzazione dentro e fuori regione ogni 1.000 abitanti (acuti in regime ordinario, 2019)
FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero della salute (rapporto Sdo)
(pubblicati: lunedì 18 Gennaio 2021)
Da questo punto di vista, dopo Molise e Basilicata, regioni meno popolose che non raggiungono il milione di abitanti, la Calabria svetta per incidenza del tasso di ospedalizzazione fuori dalla regione. Nel 2019, ultimo anno prima della pandemia, sono stati infatti 17,41 ogni mille abitanti gli acuti in regime ordinario ospedalizzati fuori dalla regione – a fronte dei 70,78 ospedalizzati nella regione.
Supera la media nazionale anche l’Abruzzo, con 16,65 ricoveri ogni mille abitanti ospedalizzati fuori dalla regione, oltre il doppio della media italiana pari a 7,75. Lo stesso vale per le Marche (13,12), mentre Lazio (7,36) e Friuli Venezia Giulia (7,19) si attestano leggermente al di sotto.
Anche l’offerta di servizi, sanitari e non solo, è molto differenziata.
I servizi sanitari sono solo uno dei tanti aspetti che differenziano le aree del paese. In questo senso, il progetto Ripartire ha offerto un’opportunità straordinaria. Quella di confrontare la percezione e le opinioni di ragazzi, insegnanti e famiglie in parti del paese così lontane tra loro. Non solo in termini di distanze fisiche, ma anche per la differente disponibilità e qualità dei servizi nelle aree di progetto.
Nel dibattito pubblico è frequente accomunare sotto l’etichetta della “marginalità” tanto i centri di provincia, quanto le aree interne, così come le periferie delle grandi città. Si tratta però di contesti molto diversi, e il concetto di periferia – come emerge dai dati e dal confronto con i ragazzi – può variare molto.
La distanza dai servizi nei territori di progetto
Lo strumento più utilizzato per valutare quanto un territorio sia periferico è la classificazione delle aree interne, messa a punto dall’agenzia per la coesione territoriale e recentemente aggiornata.
L’assunto di questa metodologia è che vi siano comuni considerabili poli di servizi, perché dispongono contemporaneamente di 3 tra quelli maggiormente essenziali. A partire dalle strutture sanitarie, con almeno un ospedale sede di d.e.a. di I livello. Deve essere inoltre presente un’offerta scolastica articolata, con la presenza di almeno un liceo – scientifico o classico – e almeno uno tra istituto tecnico e professionale. Infine viene considerata anche la disponibilità di trasporti, con almeno una stazione ferroviaria di tipo silver.
In questa situazione si trovano 182 comuni, cosiddetti poli, e si tratta delle città con maggiore disponibilità di servizi. A questi possiamo aggiungere 59 poli intercomunali, gruppi di comuni che presi complessivamente offrono questi servizi, per un totale di 241 poli.
Il tempo per raggiungerli è molto variabile. In base alla distanza – in minuti – dal polo di servizi più vicino, si distinguono comuni di cintura – gli hinterland a meno di 30 minuti delle città maggiori – e via via comuni sempre più interni: intermedi, periferici, ultraperiferici.
Ancona, l’Aquila e Pordenone sono considerati poli. La zona urbanistica di Borghesiana, pur essendo compresa all’interno della Capitale – il maggiore comune polo italiano – è collocata nella sua estrema periferia orientale. Infine Trebisacce è un comune di area interna. Nello specifico un comune intermedio, essendo collocato a 36,5 minuti dal polo più vicino, Corigliano-Rossano.
La distanza dai servizi nei territori del progetto Ripartire
Tempi di percorrenza in minuti per raggiungere il polo più vicino (2020)
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Agenzia coesione e Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 15 Febbraio 2022)
Emerge in questo senso una “doppia marginalità” per Trebisacce, data dall’essere collocata in una delle regioni più deprivate in termini di servizi. Una tematica emersa sistematicamente nelle riflessioni in classe e che gli studenti hanno posto come base per sviluppare la loro ricerca sul tema.
Alla domanda [del questionario sottoposto a 96 residenti tra i 15 e i 50 anni] se i cittadini calabresi devono recarsi in ospedali fuori dalla Calabria per curarsi, il 65% ha risposto sì
In un contesto caratterizzato da deprivazione nei servizi, lo svantaggio ulteriore dei residenti dell’Alto Ionio è dato anche dall’essere distanti – in termini di tempo – da quelli effettivamente presenti. Condizioni simili, anche su servizi diversi come quelli educativi, si registrano anche nelle aree periferiche di Roma, come il quartiere di Borghesiana e in generale il sesto municipio.
Le scelte [delle scuole superiori da parte degli studenti] vanno verso gli istituti del centro, nonostante il quadrante EST presenti il più elevato numero di giovani nella popolazione residente
Ciò non significa che la prossimità dei servizi non costituisca un tema anche negli altri territori. Nelle classi dei comuni polo sono molti gli studenti pendolari, che arrivano da comuni distanti, anche interni.
Il comune dell’Aquila è inserito in un contesto caratterizzato da estese aree interne. Si possono citare comuni come Montereale (290 minori residenti, a 38,6 minuti dal capoluogo), Cagnano Amiterno (32,6 minuti), Rocca di Mezzo (33,3 minuti), Rocca di Cambio (34 minuti).
Nell’area di Pordenone, uscendo dalla corona di comuni che cinge il capoluogo, sono numerosi i comuni interni, periferici e ultraperiferici nella parte settentrionale della provincia. Ad esempio, a circa 40 minuti da Pordenone si trovano Barcis (37,9 minuti), Frisanco (40,5), Andreis (37,8). Claut, dove vivono 102 minori, si trova a oltre 52 minuti dal polo più vicino, che peraltro non è Pordenone, ma la città veneta di Belluno.
Nell’anconetano, si possono citare i comuni di Osimo (oltre 6mila minori residenti, a 27,2 minuti da Ancona) e Castelfidardo (3.132 abitanti con meno di 18 anni, a 27,7 minuti dal capoluogo).
Cosa emerge dal racconto e dalle analisi dei ragazzi
Fin dai primi incontri, quello che ci ha stupito di più è la spiccata varietà con cui, a seconda del luogo di appartenenza, ragazze e ragazzi hanno espresso necessità molto diverse in tema di servizi, per sé stessi e per la propria comunità.
A partire dalla questione della sanità, introdotta in precedenza. Un tema che è stato affrontato dagli studenti dell’Aquila, di Borghesiana e di Trebisacce, ma non ad Ancona né a Pordenone.
Nel capoluogo abruzzese la questione è stata approcciata da un punto di vista analitico. Gli studenti hanno raccolto dati e approfondito aspetti che vanno dalla presenza delle varie strutture ai tempi di attesa per le prestazioni sanitarie. Non sono emerse particolari critiche al servizio in sé, almeno in quella che è sembrata la percezione dei ragazzi anche durante gli incontri.
Diverso invece il percorso degli studenti di Borghesiana, che hanno oltretutto dedicato due ricerche al tema: una sulla presenza di farmacie e consultori e una sugli ospedali. Sul primo tipo di strutture, ragazze e ragazzi auspicano una maggiore offerta di servizi e la possibilità di svolgere alcune visite considerate più semplici, come quelle oculistiche e sportive.
Il benessere e la salute, l’accesso per tutti ad una vita sana, passa anche dalla possibilità di avere una diversificazione di servizi di prevenzione non distanti dal proprio quartiere ed accessibili in termini economici.
Il focus su farmacie e consultori come servizi di prossimità da potenziare trova spiegazione, almeno in parte, nella ricerca sugli ospedali. Le cui conclusioni infatti portano gli studenti a notare una presenza disomogenea di questi presidi all’interno del municipio è una difficile raggiungibilità degli stessi.
la distribuzione delle strutture non è omogenea all’interno del territorio del Municipio. Non tutti dispongono di un mezzo di trasporto autonomo e per noi dovrebbero essere migliorati i collegamenti alle strutture tramite i mezzi di trasporto locale.
A Trebisacce gli studenti e le studentesse hanno ribadito, nei momenti di confronto che abbiamo avuto, le grandi criticità di accesso ai servizi sanitari. Sia per una scarsa presenza sul territorio, sia per le difficoltà di raggiungere le strutture. Un problema che si presenta anche su altri servizi, come emerge in tutto il rapporto, ma che per la sanità assume una gravità ulteriore.
Per sottolineare la valenza di questa tematica a livello locale, i ragazzi della 3Cat hanno anche somministrato un questionario a 96 persone tra 15 e i 50 anni, residenti nella provincia. I risultati hanno confermato le riflessioni emerse dagli incontri.
Alla domanda: come giudichi complessivamente il servizio sanitario in Calabria, circa il 60% ha votato “scarso”, un altro 20% “inesistente” e un altro 18% “sufficiente”.
Un servizio che invece è stato in tutte e 5 le aree di progetto – ed è abbastanza chiaro il perché – è la scuola. In termini sia di offerta formativa che di dotazione informatica e connessione a internet.
I ragazzi di Ancona hanno prima individuato alcuni tra i principali istituti superiori della città. Poi hanno raccolto per ciascuno i dati sulla loro dotazione informatica, dal sito di scuola in chiaro e li hanno confrontati in base al numero di Pc e tablet, Lim, proiettori interattivi e smart tv.
Anche studenti e studentesse di Pordenone hanno estratto questi dati e condotto lo stesso confronto tra le scuole del loro territorio. Inoltre hanno intervistato il professore referente dell’ufficio tecnico dell’istituto Zanussi, per capire come la dotazione della scuola sia cambiata a seguito della crisi pandemica.
è emerso che dal 2020 l’Isis Zanussi ha acquistato 83 nuovi computer e 30 tablet, alcuni dei quali sono poi stati distribuiti in comodato a chi non ne possedeva uno e ne faceva richiesta.
Infine vale la pena sottolineare, sul tema delle scuole, il lavoro degli studenti dell’Aquila. Perché rivela quanto la storia e gli eventi di un territorio abbiano un impatto di lungo periodo sulla quotidianità delle persone che lo vivono. Anche su quella di ragazze e ragazzi di 17 anni.
Negli incontri è stato subito chiaro quanto il tema delle scuole per gli studenti dell’Aquila sia strettamente connesso a quello delle strutture scolastiche. E agli effetti che il terremoto del 2009 prima, e le scosse del 2017 poi, hanno avuto su questi istituti. In particolare l’ultimo evento ha danneggiato alcune aule e un laboratorio dell’istituto Cotugno. Ciò ha significato per le classi essere ospitate a turno in altre scuole creando, oltre agli evidenti disagi, anche una frammentazione dell’istituto.
Gli studenti del Cotugno hanno sentito molto la frammentazione degli indirizzi che ha ostacolato uno degli aspetti più importanti della scuola: la socializzazione.
Una situazione che è andata avanti fino al 28 febbraio 2022 quando, finiti i lavori di ristrutturazione, l’attività didattica è ripresa normalmente nel plesso scolastico.
Infine vale la pena evidenziare ulteriori servizi e opportunità che gli studenti hanno deciso di approfondire. Anche in questo caso, con evidenti diversità. In primis il mondo delle associazioni, che è stato considerato solo da ragazze e ragazzi di Borghesiana e di Trebisacce.
Le associazioni impegnate nella promozione di attività creative/artistiche […] svolgono un ruolo di grande interesse e importanza per la comunità, perché da un lato permettono a chi lo desidera di esprimersi attraverso una disciplina artistica e dall’altro stimolano ed avvicinano la collettività alla cultura. Inoltre, molte di queste associazioni propongono attività gratuite, permettendo a tutti un libero accesso a iniziative o laboratori per valorizzare le proprie capacità creative-artistiche.
La 5B Afm ha individuato 9 principali associazioni che operano nel municipio VI di Roma, classificandole per materia di intervento.
Anche a Trebisacce lo scopo è stato quello di indagare la presenza di queste realtà e le loro funzioni per la comunità.
Associazioni come quella socio sanitaria in quest’ultimo periodo di pandemia è stata molto utile per la popolazione in generale.
Possiamo quindi pensare che in territori periferici dove sia l’offerta culturale e sociale che l’accesso a servizi essenziali spesso sono carenti, l’associazionismo assuma più rilevanza.
Al contrario, laddove opportunità e servizi vengono percepiti positivamente, ragazze e ragazzi hanno rivolto i loro interessi di ricerca altrove. Emblematico in questo senso il caso di Pordenone. Dove come servizi aggiuntivi gli studenti hanno indagato l’offerta di delivery food e fast food.
I ragazzi hanno scelto questo servizio perché ne hanno riconosciuto il ruolo durante il lockdown. Sia per la funzione di consegna in sé, sia per l’occasione di svago, in un contesto dove le persone non potevano uscire dalle proprie abitazioni. In linea con questo approccio, gli studenti della 3A riconoscono ai fast food della loro città una funzione che va ben oltre quella di un esercizio di ristorazione. Li considerano infatti un luogo di incontro con gli amici, oltre che un’alternativa accessibile per pranzare fuori casa.
Abbiamo scelto questo tema perché, per i lavoratori, ma soprattutto per noi studenti, trovare il luogo migliore per mangiare, che riesca ad avere un buon rapporto tra qualità,prezzo e distanza dalla scuola o posto di lavoro è sempre un’incognita.
Anche a Trebisacce un gruppo si è occupato della diffusione di esercizi commerciali, seppure molto diversi da quelli appena visti. Alcuni studenti hanno infatti dedicato la loro ricerca alla mappatura dei negozi nei comuni montani. Anche in questo caso, evidenziando come il ruolo di alcuni servizi, anche privati, vada ben oltre la loro funzione in senso stretto. Da questo punto di vista, i ragazzi lamentano che in questi piccoli centri, periferici e spesso mal collegati, gli esercizi commerciali sono pochi o scarsamente forniti.
La carenza di negozi e attività commerciali diversificate per generi merceologici costringe gli abitanti dei comuni montani a continui spostamenti.
Foto: Junta de Andalucía (Flickr) – Licenza