Cooperazione Italia, un'occasione sfumata
3. L’arrivo di meno migranti non basta a spiegare il calo dell’aps
Le ragioni del calo
Nel commento ai dati preliminari rilasciati l’Ocse imputa il calo dell’aps al ridursi delle spese per i rifugiati nel paese donatore sia per quanto riguarda i dati complessivi dei paesi Dac sia nel caso specifico dell’Italia. Lo stesso argomento si ritrova anche nel Documento di economia e finanza 2019. D’altronde il calo di questa componente dell’aps era ampiamente atteso e può essere considerato fisiologico vista la riduzione negli arrivi di richiedenti asilo e rifugiati sulle coste italiane.
I numeri sempre più bassi di richiedenti asilo e rifugiati
Nel 2018 il numero di migranti sbarcati sulle coste italiane è drasticamente calato tornando sotto i livelli del 2013.
Il numero degli sbarchi è iniziato a calare a luglio del 2017. Dunque guardando i dati su base annuale è sul 2018 che questa riduzione si registra più chiaramente.
Il ministero dell’interno pubblica giornalmente un bollettino in cui viene aggiornato il numero degli sbarchi avvenuti nei porti italiani.
FONTE: Ministero dell'Interno e Ismu
(ultimo aggiornamento: lunedì 31 Dicembre 2018)
Tuttavia la riduzione della spesa per i rifugiati nel paese donatore non basta a giustificare un calo così forte dell'aps, nonostante il peso che questa componente aveva assunto negli ultimi anni sul totale dei fondi italiani per l'aiuto allo sviluppo. D'altronde è la stessa Ocse a evidenziare nelle sue elaborazioni come l'aps italiano sia calato notevolmente anche al netto del costo dei rifugiati nel paese donatore.
-12,3% il calo dell'aps italiano in termini reali tra il 2017 e il 2018 al netto del costo dei rifugiati nel paese donatore.
Il calo dell’aps e la spesa per i rifugiati nel paese donatore
Il crollo dell'aps italiano nel 2018 viene motivato dall'Ocse con la riduzione della spesa per i rifugiati nel paese donatore. Tuttavia questo non basta a spiegare un calo così importante.
La voce “rifugiati nel paese donatore” è uno specifico capitolo di spesa all’interno della rendicontazione ufficiale sull’uso dei fondi di aps. In questa voce rientrano le spese sostenute per gestire le richieste di asilo o protezione internazionale, e le persone che la cui richiesta viene accettata e ottengono lo status giuridico di rifugiato. Si tratta della componente principale di quello che è noto come aiuto gonfiato. I dati Ocse utilizzati seguono la metodologia “cash basis“ e si riferiscono al rilascio di dati preliminari per il 2018.
FONTE: Ocse
(ultimo aggiornamento: giovedì 11 Aprile 2019)
Anche i fondi per il canale multilaterale sono calati, se pur di poco, ma questo aspetto è probabilmente più legato alle contingenze della periodica ricapitalizzazione dei bilanci delle organizzazioni multilaterali di settore che non a specifiche scelte politiche.
Un'occasione mancata
Quello che è rilevante osservare invece è il drastico calo del canale bilaterale al netto della spesa per l'accoglienza dei migranti.
- 36,51% il calo in termini reali della componente bilaterale dell'aps italiano al netto del costo dei rifugiati nel paese donatore.
Il ridotto numero di arrivi di richiedenti asilo e migranti poteva rappresentare un'occasione per l'aps italiano. Sarebbe stato auspicabile infatti che i fondi risparmiati nell'accoglienza dei richiedenti asilo fossero riconvertiti e reinvestiti in forme di aps genuino.
Purtroppo invece bisogna constatare che non solo questo non è avvenuto, ma si è anche andati a tagliare ulteriormente le altre componenti dell'aiuto bilaterale.
I settori prioritari dell'aiuto allo sviluppo
I fondi per la cooperazione quindi sono diminuiti, tuttavia oltre a un discorso meramente quantitativo vale la pena vedere se le risorse a disposizione sono state investite per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti a livello internazionale e per rispondere alle nostre stesse priorità così come indicate nei documenti di programmazione triennale sulla cooperazione.
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documento triennale di programmazione e indirizzo 2017-2019.
Otre al raggiungimento dello 0,30% aps/rnl un altro obiettivo che si è posto il nostro paese, insieme a tutti gli altri membri del comitato Dac, riguarda la quantità di aiuto pubblico allo sviluppo da destinare ai paesi meno sviluppati, i cosiddetti Ldcs.
Nel 2017 l'Italia si trovava ancora distante da questo obiettivo destinando ai paesi Ldcs appena lo 0,06% del proprio rnl. Purtroppo con i dati preliminari rilasciati dall'Ocse per il 2018 non è possibile sapere la quota di aps destinata dall'Italia a questi paesi. Questa viene infatti calcolata considerando sia la componente bilaterale destinata agli Ldcs che quella multilaterale. I dati preliminari invece rendono conto solo della componente bilaterale.
Vai al grafico
Italia tra gli stati che donano meno ai paesi meno sviluppati.
Tuttavia confrontando i fondi del canale bilaterale destinati agli Ldcs nel 2018 con lo stesso dato per gli anni precedenti possiamo verificare l'andamento di questa parte dell'aps facendoci un'idea di cosa ci attenderà con il rilascio dei dati definitivi a dicembre.
-22% il calo in termini reali dei fondi del canale bilaterale italiano destinati ai paesi meno sviluppati (Ldcs) nel 2018 rispetto all'anno precedente.
Calano i fondi dove ce n’è più bisogno
Calano i fondi destinati dall'Italia a due settori chiave. I paesi meno sviluppati (Ldcs) e i paesi dell'Africa sub-sahariana.
Oltre al calo complessivo dell’aps, nel 2018 sono stati ridotti i fondi destinati a due gruppi di paesi fondamentali per la nostra cooperazione. Si tratta dei paesi meno sviluppati, i cosiddetti Ldcs (-22%), e i paesi dell’Africa sub-sahariana (-35,8%).
Secondo il programma di azione per gli Ldcs, i paesi sviluppati devono riservare a questo gruppo, una quota compresa tra lo 0,15 e lo 0,20% del reddito nazionale lordo. Monitorare i fondi destinati ai paesi dell’Africa sub-sahariana invece è importante perché si tratta di un’area ritenuta prioritaria dai principali documenti di programmazione del nostro paese.
FONTE: Elaborazione openpolis su dati Ocse
(ultimo aggiornamento: venerdì 10 Maggio 2019)
Si riducono i fondi destinati alle aree più svantaggiate.
Calano dunque i fondi destinati ai paesi meno sviluppati mentre quelli destinati all'Africa sub-sahariana subiscono una riduzione ancora più drastica (-35,8%). Anche in questo caso si tratta di un calo particolarmente grave visto che l'Africa centro meridionale, oltre a contenere molti paesi Ldcs, è anche l'area geografica considerata prioritaria nei documenti programmatici della cooperazione italiana.
Foto Credit: Ministero dell'Interno