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In questo capitolo approfondiremo due misure del Pnrr di interesse per il Terzo settore legate al mondo del lavoro. La prima riguarda le politiche attive mentre la seconda la definizione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere.

Lavoro

Questa riforma prevede la creazione del programma Garanzia per l’occupabilità dei lavoratori (Gol). Ciò con l’obiettivo di rendere più efficiente il sistema delle politiche attive del lavoro attraverso servizi specifici per l’impiego e piani personalizzati di attivazione.

Il programma codifica un approccio personalizzato delle politiche attive, con l’identificazione dei bisogni dell’utente attraverso una fase di profilazione quantitativa e qualitativa e l’offerta di cinque percorsi alternativi di supporto (reinserimento lavorativo, upskilling, reskilling, lavoro e inclusione, ricollocazione collettiva). Questi percorsi costituiscono livelli essenziali delle prestazioni (Lep) esigibili da ogni lavoratore, con priorità per i soggetti più vulnerabili e i percettori di misure di sostegno al reddito.

A questo intervento si associa inoltre il Piano nazionale per le nuove competenze (Pnc) con cui sono definiti i Lep dei percorsi di formazione professionale a livello nazionale. La declinazione della riforma a livello territoriale è assicurata dalla predisposizione e dall’entrata in vigore dei Piani di attuazione regionale approvati dall’Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro).

Secondo quanto riportato dalla quarta relazione del governo sul Pnrr, per quanto riguarda la misura in questione è emersa sin dalle prime fasi la necessità di adeguare i costi alle nuove Unità di costo standard relative alla programmazione dei fondi strutturali 2021-2027. Ciò al fine di rendere effettiva la presa in carico dei destinatari nonché di assicurare l’avvio di adeguati percorsi di accompagnamento al lavoro e alla formazione. Per questo motivo, d’accordo con la Commissione europea, è stato disposto un incremento delle risorse a disposizione che passano da 4,4 a 5,46 miliardi di euro. Con la revisione della misura inoltre potranno essere coinvolti anche i centri per l’impiego privati.

+1,054 mld € le risorse in più per l’attuazione delle politiche attive del lavoro.

L’attuazione della riforma

Sul fronte dell’attuazione della riforma, il programma Gol è stato adottato con un decreto interministeriale pubblicato il 27 dicembre 2021. Il Pnc invece è stato adottato con un ulteriore decreto pubblicato il giorno successivo. A seguito di consultazioni bilaterali con le regioni e le province autonome sono poi stati approvati tutti i piani di attuazione regionale del programma Gol. Le regioni e province autonome hanno quindi adottato le procedure per l’acquisizione di servizi volti a definire la rete di operatori accreditati per l’intermediazione e/o la formazione per i percorsi di upskilling e reskilling nonché per attuare il percorso di inclusione sociale e la ricollocazione collettiva in caso di crisi.

Il 24 agosto 2023 è stato pubblicato un ulteriore decreto. Con tale atto sono stati definiti gli obiettivi annuali in termini di beneficiari e formati e ripartite le risorse relative all’annualità 2023.

La riforma ha 3 scadenze che devono essere completate tutte entro la fine del 2025:

  • 3 milioni di persone beneficiarie del programma Gol, di cui il 75% appartenenti a categorie svantaggiate;
  • 800mila persone completano i percorsi di formazione, di cui 300mila con percorsi specifici o inclusivi di competenze digitali;
  • l’80% dei centri per l’impiego garantisce l’erogazione dei Lep definiti dal programma.

Risulta attualmente in corso l’aggiornamento del programma in virtù della revisione della dotazione finanziaria della misura.

I progetti attivi

I progetti attualmente attivi sono 968 per un importo complessivo di 658,4 milioni. Rispetto all’ultimo aggiornamento dati non figurano più 14 progetti per un importo di circa 1 milione. Mentre ne sono stati aggiunti ben 598 per un valore totale di circa 145,4 milioni. La regione che riceve più fondi è la Campania (138,3 milioni per 5 progetti). Seguono Lombardia (111,1 milioni per 8 progetti) e Piemonte (103,3 milioni suddivisi tra 224 progetti). Non figurano progetti attivi in Molise.

FONTE: elaborazione openpolis – Forum Nazionale del Terzo Settore su dati Italia domani.
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Aprile 2024)

33,8% i fondi Pnrr per le politiche del lavoro destinati alle regioni del mezzogiorno.

Risulta complesso fare valutazioni sui singoli progetti poiché ogni regione ha un’organizzazione diversa. Come abbiamo visto in alcuni casi tutte le risorse si concentrano su pochi interventi mentre in altri si distribuiscono su centinaia di progetti. I primi 3 interventi più onerosi ad esempio coprono l’intero territorio regionale rispettivamente di Lombardia (101,3 milioni), Campania (69,6 milioni) e Sardegna (32,8 milioni).

Parità di genere

L’obiettivo della misura denominata “Sistema di certificazione della parità di genere” è la definizione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere che incentivi le imprese ad adottare politiche per ridurre il gap tra uomini e donne nelle aree più critiche (opportunità di crescita in azienda, parità salariale a parità di mansioni, politiche di gestione delle differenze di genere, tutela della maternità). L’importo a disposizione per questo intervento ammonta a 10 milioni di euro.

L’intervento si articola in 4 fasi:

  • definizione del sistema per la certificazione sulla parità di genere e dei relativi meccanismi di incentivazione per le imprese;
  • creazione di un sistema informativo presso il dipartimento per le pari opportunità con funzione di piattaforma di raccolta di dati disaggregati per genere e di informazioni sulla certificazione, nonché dell’albo degli enti accreditati;
  • attivazione del sistema di certificazione sulla parità di genere;
  • ottenimento, da parte delle imprese, della certificazione della parità di genere.

Sul fronte dell’attuazione, il sistema di certificazione risulta di fatto operativo. È stato regolato dalle leggi 162 e 234 del 2021 a cui sono seguiti ulteriori passaggi operativi. Secondo il sito dedicato, alla data del 24 luglio, le certificazioni rilasciate sarebbero già 2.267. Nessun documento ufficiale tuttavia specifica in che misura questi attestati contribuiscano al raggiungimento dei target Pnrr citati.

Per quanto riguarda le prossime scadenze legate a questa misura, se ne trovano 2 entrambe fissate per il giugno del 2026. La prima (M5C1-13) prevede che almeno 800 imprese (di cui 450 Pmi) abbiano ottenuto la certificazione della parità di genere. La seconda invece (M5C1-14) prevede l’ottenimento della certificazione da parte di ulteriori mille imprese che abbiamo ricevuto assistenza tecnica.

I progetti attivati

I progetti attivi sono in totale 465 per un valore complessivo di circa 3,8 milioni di euro. Si tratta di tutti progetti aggiunti con l’aggiornamento dati di aprile con la sola eccezione dell’unico intervento di ambito nazionale, che è anche quello più oneroso (1,8 milioni). Questo progetto, gestito direttamente dalla presidenza del consiglio dei ministri prevede la creazione della citata piattaforma per la raccolta di dati disaggregati di genere.

Per quanto riguarda gli interventi che è possibile territorializzare invece la quota più alta di risorse è destinata al Lazio (218mila euro per 52 progetti). Seguono Veneto (209mila euro per 50 progetti) e Piemonte (195mila euro per 43 progetti). Non risultano progetti attivi in Valle d’Aosta.

FONTE: elaborazione openpolis – Forum Nazionale del Terzo Settore su dati Italia domani.
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Aprile 2024)

Le attività territorializzate consistono tutte in supporto fornito dalle Camere di commercio (soggetto attuatore dell’investimento) alle imprese interessate a conseguire la certificazione. Tra gli interventi economicamente più rilevanti se ne trovano 4 di valore superiore ai 9mila euro. Le imprese beneficiarie si trovano nei comuni di Agerola (Na), Bari, Genova e Napoli.

Scarica i dati sui progetti

Da notare che, per quanto si stia parlando di importi tutto sommato limitati rispetto agli altri investimenti del Pnrr, soltanto il 36% dei fondi per ora assegnati sono andati al mezzogiorno (senza considerare l’intervento di ambito nazionale).

Foto: Tim GouwLicenza

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