Secondo stime dell’organizzazione mondiale per la sanità (Oms) relative al 2013, i cittadini europei passano circa il 90% del loro tempo in spazi chiusi. Gran parte di questo tempo è trascorso all’interno della propria abitazione, che per questo riveste un ruolo fondamentale nella vita di ognuno di noi.

Negli anni è andata crescendo la consapevolezza dell’importanza di vivere in un ambiente salubre e dignitoso. Dimorare in una casa fornita di tutti i servizi, con spazio sufficiente per tutti i membri del nucleo familiare è quindi una priorità sociale di grande rilevanza.

L’Unione europea promuove infatti il diritto alla casa e, nonostante non possa implementare politiche abitative nei singoli stati membri, favorisce una loro armonizzazione affinché tale diritto sia garantito uniformemente su tutto il territorio dell’Unione. Ad oggi però la situazione risulta ancora fortemente diversificata da paese e paese.

Il diritto alla casa nell’Unione europea

Il diritto all’abitazione è sancito all’interno della carta sociale europea. L’articolo 31 in particolare individua 3 obiettivi in questo senso:

  • garantire che l’abitazione sia, qualitativamente, di livello sufficiente (che sia quindi vivibile);
  • prevenire e ridurre fino ad eliminare completamente lo status di “senza tetto”, espressione del principio fondante degli obiettivi di sviluppo sostenibile Onu per il 2030 “leave no one behind“;
  • assicurarsi che ci siano alloggi a costi accessibili per chi non disponga di risorse sufficienti.

Si tratta di un diritto fondamentale, da tutelare al fine di garantire la dignità di ogni cittadino dell’Unione. Infatti, le conseguenze di vivere in condizioni abitative inadeguate sono molteplici e dannose su molti livelli. In primis, le persone che le soffrono finiscono in circoli viziosi che le avvicinano alla povertà e all’esclusione sociale.

Poor housing conditions are not only associated with lower levels of health and well-being, but are part of a vicious circle which increases the risk of poverty and social exclusion.

Ma a risentirne è anche in generale la qualità della vita. Vi sono soprattutto conseguenze da un punto di vista sanitario, a causa del forte impatto sul benessere psicofisico. Proprio per questo, nel lungo termine gli effetti riguardano tutta la società e non solo le persone direttamente colpite, perché generano ingenti costi sociali.

194 miliardi di euro le perdite economiche causate in Ue dalle abitazioni inadeguate, secondo le stime Eurofund.

Parliamo in questo senso sia di costi più diretti, come quelli sanitari e di welfare, che di costi relativamente indiretti, come la generale perdita di produttività della popolazione e la riduzione delle opportunità.

L’importanza degli spazi per l’abitabilità di una casa

L’alto commissariato Onu per i diritti umani (Ohcr) include la “abitabilità” tra i criteri base per definire l’adeguatezza di un’abitazione. Nella descrizione di abitabilità c’è anche il requisito spaziale. In primis, è infatti fondamentale che una persona abbia a sua disposizione sufficiente spazio in cui vivere.

Eurostat definisce il sovraffollamento abitativo come la condizione in cui una casa che non dispone di:

  • una stanza per il nucleo famigliare;
  • una stanza per ogni coppia presente nel nucleo;
  • una stanza per ogni persona maggiorenne;
  • una stanza per ogni due persone dello stesso sesso di età compresa tra i 12 e i 17 anni;
  • una stanza per ogni persona tra i 12 e i 17 anni che non sia inclusa nella categoria precedente;
  • una stanza per ogni due bambini di età inferiore ai 12 anni.

Da questo punto di vista, la situazione risulta diversificata all’interno dell’Unione europea. Il nostro paese registra un tasso più elevato rispetto alla media e non ha visto miglioramenti negli ultimi anni.

28,3% le persone in Italia che vivevano in condizioni di sovraffollamento abitativo nel 2019 (circa 13 punti percentuali al di sopra della media Ue).

Eurostat considera “sovraffollamento” la condizione in cui una casa non dispone di un minimo di stanze equivalenti a: una stanza per il nucleo famigliare; una stanza per ogni coppia presente nel nucleo; una stanza per ogni persona maggiorenne; una stanza per ogni due persone dello stesso sesso di età compresa tra i 12 e i 17 anni; una stanza per ogni persona tra i 12 e i 17 anni che non sia inclusa nella categoria precedente; una stanza per ogni due bambini di età inferiore ai 12 anni. Non è disponibile la media Ue relativa all’anno 2020.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: giovedì 5 Maggio 2022)

Nel 2011, il 16,8% dei cittadini degli stati membri viveva in una condizione di sovraffollamento. In Italia il dato si attesta invece al 24,5%, con 7,7 punti percentuali di differenza rispetto alla media Ue.

Mediamente in Ue la situazione è migliorata, mentre in Italia si è registrato un lieve peggioramento.

Negli anni si è registrato un generale miglioramento in Ue, fino al raggiungimento di un tasso minimo, pari al 15,3%, nel 2018 (aumentato poi leggermente nel 2019). In Italia invece si è assistito ad un processo inverso: un graduale peggioramento. Nel 2019, il tasso di sovraffollamento abitativo si attestava infatti al 28,3%, circa 4 punti percentuali in più rispetto al 2011, e ben 13 punti percentuali al di sopra della media Ue. Lo scarto con l'Europa è quindi progressivamente aumentato.

La situazione abitativa nei paesi membri

Il tasso di sovraffollamento abitativo cambia significativamente da un paese all'altro dell'Ue.

Differenze importanti si riscontrano, come immaginabile, anche a livello di diverse fasce di reddito. Ma anche da questo punto di vista la situazione è eterogenea: ci sono paesi in cui il sovraffollamento è molto chiaramente una questione sociale, e quindi la forbice tra i cittadini benestanti e quelli più in difficoltà risulta ampia, e quelli in cui lo scarto è più contenuto.

Eurostat considera a rischio povertà le persone che guadagnano meno del 60% del reddito mediano equivalente.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: giovedì 5 Maggio 2022)

In Lettonia ad esempio troviamo uno dei tassi di sovraffollamento abitativo più elevati, sia nella popolazione a rischio povertà che non. Sebbene le cifre siano alte, lo scarto tra le due fasce è quindi pressoché inesistente: in entrambi i casi, il tasso si attesta tra il 42 e il 43%.

Tra le persone a rischio povertà, definite da Eurostat come quelle che recepiscono un reddito inferiore al 60% del reddito mediano, percentuali ancora più alte le riportano la Romania, dove oltre la metà dei cittadini più indigenti vive in case sovraffollate, la Slovacchia (47,8%), la Bulgaria (45,3%) e la Grecia (43,9%).

54,1% dei cittadini rumeni a rischio povertà vive in condizioni di sovraffollamento abitativo (2020).

Mentre i tassi più bassi, sempre tra le fasce di popolazione più indigenti, li registrano Cipro (4,3%), Malta (8,5%) e Irlanda (9,2%).

In Svezia, Austria e Danimarca il maggiore scarto nel tasso di sovraffollamento abitativo a seconda del reddito.

Il divario più ampio tra il tasso riportato dalle persone a rischio povertà e quelle che invece guadagnano oltre il 60% del reddito mediano la riporta la Svezia. Qui, circa il 40% dei cittadini più poveri vive in case sovraffollate, un dato che scende invece all'11% nel caso dei più benestanti. Una forbice meno ampia ma comunque significativa si registra anche in Austria (34% contro 11%) e in Danimarca (28% e 7%). Oltre alla già citata Lettonia, è invece a Cipro e in Croazia che troviamo i divari più ristretti.

Se infine analizziamo il numero di stanze mediamente disponibili per ogni cittadino, è Malta a riportare il dato più alto, con 2,3 stanze pro capite nel 2020.

I dati si riferiscono a tutte le case, non solo quelle dei centri urbani ma anche quelle localizzate nelle zone rurali.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: giovedì 5 Maggio 2022)

Sotto questo aspetto è seguita dall'Irlanda e dal Belgio, con 2,1 stanze per persona. Mentre le cifre più basse le registrano alcuni paesi dell'Europa orientale e in particolare la Romania (1,1). Il nostro paese riporta un dato solo leggermente più alto, con una media di 1,4 stanze per persona.

Ma lo spazio disponibile per ogni membro del nucleo familiare è solo una delle dimensioni da tenere in considerazione. La vivibilità di una casa dipende anche dalle condizioni di quest'ultima - ad esempio se dispone di un bagno o se è riscaldata. La povertà energetica è infatti un problema in molti paesi dell'Unione europea. Ne parleremo nel prossimo approfondimento sulla questione abitativa in Ue, il primo giugno.

 

Foto: Ruben Hanssen - licenza

PROSSIMA PARTE