Agricoltura oggi: sfide per il futuro
4. Siccità: l’impatto sul settore agricolo
- 55 milioni di persone solo colpite dalla siccità ogni anno.
- Il 26% della popolazione nel mondo ha una fonte d'entrata grazie all'agricoltura
- Le perdite del sistema idrico italiano compongono il 37,2% dell'acqua immessa in rete.
Secondo il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico dell’Onu (intergovernmental panel on climate change, Ipcc) i cambiamenti climatici sono responsabili dell’aumento degli eventi meteorologici estremi, che causano ingenti danni e perdite ambientali, economiche e sociali.
80%-90% le emergenze nel mondo causate da eventi climatici avversi (Who).
Una sfida particolarmente importante per tutti i settori produttivi ma in particolare lo è per l’agricoltura, un settore che dipende strettamente dalle condizioni climatiche. Come analizzato infatti dall’organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione (Fao), i danni causati dalla perdita della produzione agricola per eventi climatici estremi hanno un ingente valore economico, soprattutto in quelle parti del mondo caratterizzate da una forte incidenza del settore agricolo all’interno del tessuto produttivo. Tra il 2008 e il 2018 sono andati persi miliardi di dollari a causa dei diretti effetti degli effetti climatici estremi nelle aree più povere. In particolare, in Asia si stimano perdite di circa 49 miliardi di dollari statunitensi, 30 nell’Africa del nord e nella zona sub-sahariana, 29 nell’America Latina e 8,7 nei Caraibi.
Si tratta di un problema che colpirà molte aree.
Questi problemi non sono però limitati a queste aree. L’agenzia europea dell’ambiente (Eea) stima che con l’aumento di 1°C della temperatura mondiale, le imprese agricole dell’area meridionale dell’Europa (Italia, Grecia, Portogallo, sud della Francia e Spagna), avranno perdite pari al 9% del valore totale del terreno agricolo. Secondo proiezioni di Eea sul lungo periodo, il valore delle aree coltivabili di questa particolare zona dell’Europa potrebbe scendere di oltre l’80% proprio a causa di eventi climatici particolarmente avversi.Due terzi di queste perdite potrebbero essere concentrate proprio sul territorio italiano, dove le colture sono particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici. Nel 2100, la perdita di valore per il terreno agricolo in Italia dovrebbe variare tra i 58 e i 120 miliardi di euro a seconda dell’avversità dello scenario di previsione. Si tratta di circa il 34-60% di perdita comparando questa condizione a quella presente.
Una questione di portata globale
Uno dei fenomeni che più incide sulla produzione agricola è quello della siccità, ovvero la diminuzione della disponibilità d’acqua in un determinato periodo in una zona particolare. Ha origine dalla mancanza di precipitazioni in un lasso di tempo esteso ma è anche associata a fenomeni di traspirazione e evaporazione. Non è quindi da confondere con l’aridità, legata solo alla frequenza e all’intensità delle piogge.
La siccità agisce in particolare sulla capacità del terreno di trattenere i liquidi, rendendo la terra impermeabile. Dopo periodi di scarse precipitazioni e forti traspirazioni, se piove l’acqua scorre sulla superficie secca senza penetrare nel terreno. Tra i numerosi problemi che crea, questo fenomeno aumenta l’esposizione al rischio idrogeologico, caratterizzato da fenomeni franosi e inondazioni. Si tratta di eventi che colpiscono sempre di più in diverse parti del mondo. È successo recentemente in alcune aree della Somalia, dove le alluvioni seguite a un periodo di siccità hanno causato circa quattrocentomila sfollati e ingenti danni alle infrastrutture e alle abitazioni locali. Ma anche ciò che è accaduto nel territorio dell’Emilia-Romagna vede tra le dinamiche un precedente periodo di siccità a cui sono seguite forti piogge che non sono riuscite a penetrare la rigidità del terreno.
Di per sé la siccità è un fenomeno climatico che può avere origine anche da cause naturali ma c’è un legame sempre più forte con l’aumento di temperature causato dall’attività antropica. Le ondate di siccità importanti e prolungate incidono significativamente sull’equilibrio biologico, causando perdite importanti in termini ambientali ma anche sociali ed economici.
55 milioni le persone nel mondo colpite dalla siccità ogni anno (Who).
In particolare, hanno un impatto sulla disponibilità e la qualità dell’acqua necessaria per la sopravvivenza degli esseri viventi e per i processi produttivi.
La siccità causa problemi di sicurezza alimentare.
La mancanza di acqua è direttamente collegata alla produzione del cibo, come affermato anche dalla Fao. Con l’espressione “sicurezza alimentare” si intende sia avere una sufficiente quantità del cibo che una buona qualità che dia un sufficiente apporto di nutrienti. Si vanno quindi a creare condizioni di denutrizione e malnutrizione, che possono causare effetti cronici sulla salute delle persone. Secondo il global network against food crises (network globale contro le crisi alimentari), la sicurezza alimentare è un problema che riguarda nel 2022 oltre 258 milioni di persone nel mondo, collocate principalmente in 58 territori.
In Repubblica Democratica del Congo oltre 25 milioni di persone in stato di insicurezza alimentare
I paesi con più persone in condizione di insicurezza alimentare (2022)
La scala Integrated food security phase classification and Cadre harmonisé (Icp/Ch) è composta da 5 fasi. Il numero riguarda le persone che rientrano nelle fasi considerate di crisi alimentare (Icp/Ch 3), di emergenza (Icp/Ch 4) e di carestia (Icp/Ch 5). Per Siria, Etiopia, Myanmar e Ucraina, i dati riguardanti questi paesi rappresentano una stima basata sulla metodologia Cari del World food programme.
FONTE: elaborazione openpolis – Aic su dati global network against food crises
(consultati: giovedì 11 Maggio 2023)
In termini assoluti, i paesi in cui ci sono più persone in stato di insicurezza alimentare media o severa sono la Repubblica democratica del Congo (26,4 milioni), l’Etiopia (23,6) e l’Afghanistan (19,9). Quasi tutti i paesi si trovano in Africa o in Asia ad eccezione dell’Ucraina dove questa condizione vede coinvolti quasi 9 milioni di abitanti: una situazione relativamente recente esacerbata dal conflitto in cui lo stato è coinvolto.
Se si guarda invece ai dati percentuali, è il Sud Sudan a registrare l’incidenza maggiore, con il 63% della popolazione che vive in condizione di insicurezza alimentare. Seguono la Siria (55%), lo Yemen (55%) e Haiti (48%).
Tutte queste dinamiche stanno contribuendo allo spostamento non volontario delle persone nel mondo, i cosiddetti migranti climatici. Cercare di comprendere quale motivo specifico muove i migranti non è sempre facile perché spesso si tratta di interconnessioni tra numerosi fattori ma si stima che circa 32,6 milioni di spostamenti involontari all’interno del proprio paese di origine siano dovuti a disastri ambientali. La siccità è al terzo posto come causa scatenante delle migrazioni ambientali, dietro alle inondazioni e alle tempeste.
2,2 milioni gli spostamenti involontari effettuati a causa della siccità all’interno del proprio paese nel 2022 (internal displacement data).
Per quanto questo non sia un fenomeno che si può fermare con rapidità, è possibile fare comunque delle previsioni sul suo andamento. Le aree in cui gli effetti saranno più evidenti sono quelle dell’Africa e dell’America centro-meridionale ma non sono le sole. In Europa le zone che saranno più colpite in futuro saranno quelle dell’area meridionale, le stesse in cui le temperature estive saranno più alte e in cui ci sarà un rischio di incendi maggiore. L’agenzia europea per l’ambiente (Eea) ha prodotto proiezioni sfavorevoli per degli scenari analizzati, basati su una lieve o intermedia riduzione delle emissioni a medio-lungo termine.
4 mesi il periodo di siccità stimato per il 2100 nell’Europa meridionale nello scenario più sfavorevole (Eea).
In questo contesto caratterizzato da dinamiche complesse e fortemente interconnesse, il settore produttivo che soffre maggiormente l’impatto di questi fenomeni estremi è quello agricolo, arrivando fino all’82% degli effetti diretti nei paesi più poveri e in via di sviluppo. Fao stima che in queste zone particolari oltre il 34% delle perdite di produzione è legata proprio alla siccità, con dei costi pari a circa 37 miliardi di dollari statunitensi. In Europa, le perdite annuali si stimano circa ai 9 miliardi di euro e, a seconda dell’area considerata, dal 39% al 60% sono legate al settore agricolo.
26% la quota di persone nel mondo che ha una fonte di entrata grazie all’agricoltura (world bank, 2021)
L’agricoltura è quindi chiamata a gestire sfide importanti e complesse, sia per innovare il settore e renderlo più resiliente ai cambiamenti climatici che per il sostentamento stesso dell’alimentazione degli abitanti del pianeta.
Lo stato del sistema idrico in Italia e l’importanza di arginare le perdite
In un contesto di sempre maggiore scarsità d’acqua, sia per quel che riguarda frequenza e intensità delle precipitazioni che per i livelli dei bacini idrici e umidità del suolo, avere un sistema idrico capillare ed efficiente è un aspetto fondamentale per la produzione agricola.
-20% riduzione della disponibilità idrica in Italia nell’ultimo trentennio climatologico 1991-2020 rispetto al valore registrato tra 1921 e 1050 (Ispra).
Lo scenario italiano è caratterizzato da forti carenze. Secondo i dati Istat, sono ancora elevate le perdite idriche nelle reti comunali. Rappresentano il 37,2% in riferimento all’acqua prelevata dalle fonti di approvvigionamento. In particolare, sono ingenti le perdite idriche nelle aree del centro e del mezzogiorno. In nove regioni, le perdite idriche totali in distribuzione sono superiori al 45%, con valori maggiori in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%).
Nei capoluoghi del sud ci sono più perdite idriche
Perdite idriche sul totale dell’acqua immessa nella rete per i capoluoghi italiani (2021)
Il dato rappresenta la differenza percentuale tra i volumi immessi nella rete e i volumi erogati per usi autorizzati.
FONTE: elaborazione openpolis – Aic su dati Istat
(pubblicati: martedì 20 Dicembre 2022)
Andando ad analizzare i dati dei capoluoghi, sono 43 i comuni in cui si supera la media nazionale. Di questi, 15 si trovano nell’area del centro-nord, i restanti nel sud. I capoluoghi che sono caratterizzati dalle perdite più ingenti sono Chieti (71,7%), Latina (70,1%), Belluno (68,1%) e Siracusa (67,6%).
Il settore idrico presenta forti carenze nel mezzogiorno.
Queste criticità sono state analizzate, tra gli altri, anche dalla corte dei conti in una sua relazione del 2022. Viene evidenziato che le aree del paese caratterizzate dalle mancanze più importanti sono quelle in cui il riassetto della governance per la gestione del servizio presenta ancora degli elementi problematici, oltre a inadempienze e ritardi da parte di alcune amministrazioni che hanno contribuito alla frammentazione della gestione.
Incidono molto anche la conformazione di determinate aree, come quella dell’Appennino meridionale che necessita di forti trasferimenti tra regioni. Inoltre è una zona che sta già soffrendo una condizione di stress idrico importante, che vedrà un peggioramento con l’aumentare degli effetti dei cambiamenti climatici. Questi sono anche i territori nei quali è più complesso trovare dei dati affidabili da parte degli operatori del settore, anche a causa delle problematiche legate alla gestione.
Le nuove tecnologie sono un aiuto contro la siccità
Nel contrastare gli effetti della siccità, un ruolo molto importante è ricoperto dalla tecnologia. Sfruttare metodi innovativi permette infatti di migliorare l’efficienza produttiva ma anche di incrementare la sicurezza nella produzione alimentare e la sostenibilità del settore.
È questo un aspetto racchiuso anche all’interno del secondo obiettivo dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. In questo scenario, il ruolo delle imprese è legato a doppio filo con l’implementazione di innovazioni che permettano di ridurre l’impatto del settore agricolo (responsabile in Europa dell’11% delle emissioni di gas climalteranti) e garantire la diffusione di pratiche sostenibili e più efficienti nella produzione alimentare.
11% le aziende agricole italiane che nel triennio 2018-2020 hanno effettuato investimenti di innovazione di una o più fasi tecniche di produzione (Istat).
Le applicazioni di innovazioni tecnologiche nel settore agricolo mostrano ampi divari tra il nord e il sud del paese.
Le imprese del nord applicano più innovazioni rispetto a quelle del sud
Quota di imprese che hanno implementato almeno un’innovazione nel triennio 2018-2020
I dati fanno riferimento al settimo censimento permanente dell’agricoltura. Per innovazione si intende la presenza tendenziale (ultimo triennio) di investimenti finalizzati a modernizzare tecniche e/o gestione della produzione di:
- prodotto/servizio;
- processo;
- innovazioni di marketing.
FONTE: elaborazione openpolis – Aic su dati istat
Un valore particolarmente superiore rispetto alla quota nazionale si registra nella provincia autonoma di Bolzano (44,5%) seguita dalla provincia autonoma di Trento (31,5%), Piemonte (23,1%) e Emilia-Romagna (22,1%). Percentuali minori in Basilicata (5,4%), Calabria (5,2%) e Puglia (4,7%).
La tecnologia può contrastare gli effetti della siccità.
L’utilizzo delle tecnologie è un fattore importante nell’aumento dell’efficienza nel settore agricolo ma lo è anche nel creare una rete resiliente agli effetti della siccità: sfruttare ad esempio dati sull’umidità derivati direttamente dal campo permette di poter irrigare e fornire le sostanze al terreno secondo specifiche esigenze. In questa direzione va anche la pratica innovativa dell’irrigazione di precisione, un metodo che nutre direttamente le radici delle piante e non il terreno. I vantaggi di questa modalità si vedono in termini di riduzione dei costi ma anche di resa dei raccolti.
Foto: JodyDellDavis – licenza