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Finora abbiamo passato in rassegna gli investimenti del Pnrr a favore delle persone più fragili e abbiamo ricostruito il complesso iter che ha portato all’assegnazione delle risorse. Passiamo adesso ad approfondire più nel dettaglio cosa prevedono le singole misure di nostro interesse e come si distribuiscono i fondi nei diversi territori.

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Partiamo dall’investimento che prevede interventi a sostegno delle politiche per la terza età e, allo stesso tempo, risorse per le famiglie in condizioni di fragilità economica. La maggior parte dei fondi va a sostegno delle persone anziane, al fine di garantirne una maggiore autonomia e prevenirne l’ospedalizzazione o il ricovero permanente nelle case di cura.

Le politiche per la terza età saranno sempre più importanti nei prossimi anni, alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione italiana.

+1,6 milioni i residenti in Italia con più di 65 anni nel 2030, secondo lo scenario mediano previsto da Istat.

Con nuclei familiari sempre più ridotti e sempre più persone che si spostano rispetto al luogo di origine, in futuro la cura delle persone anziane sarà sempre meno sostenuta dal cosiddetto welfare domestico.

A maggior ragione quindi, una rete di servizi sociali efficiente e diffusa in maniera capillare sul territorio sarà fondamentale. In tal senso le realtà del terzo settore che operano in questo ambito possono svolgere un ruolo di primo piano.

Gli investimenti del Pnrr per la terza età e la famiglia

Come abbiamo evidenziato nel capitolo introduttivo, sono molti gli investimenti che il Pnrr mette in campo nell’ambito delle politiche sociali. In questo report ne approfondiamo 3 dedicati in particolare alle persone più vulnerabili come anziani, persone con disabilità e senza tetto.

La prima misura che passiamo in rassegna è la M5C2-1.1 denominata “Sostegno alle persone vulnerabili e prevenzione dell’istituzionalizzazione degli anziani non auto-sufficienti”. Questo investimento si pone in particolare l’obiettivo di costruire nuove infrastrutture per i servizi sociali territoriali e potenziare quelle esistenti.

500,1 milioni € le risorse del Pnrr per le politiche a favore di persone vulnerabili e anziani non auto-sufficienti.

Come accade per molte misure del piano, anche in questo caso l’investimento iniziale si suddivide in più sotto-misure che definiscono nel dettaglio i diversi ambiti di intervento previsti. In questo caso 4:

Tra queste voci la più consistente è la seconda. Tale investimento, del valore complessivo di 307,5 milioni di euro, è finalizzato a finanziare la riconversione delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e delle case di riposo per gli anziani in gruppi di appartamenti autonomi, dotati delle attrezzature necessarie e dei servizi attualmente presenti nelle strutture organizzate. Ats e comuni potevano anche proporre progetti ancora più estesi per la creazione di reti composte da diversi gruppi di appartamenti, assicurando i servizi necessari alla permanenza in sicurezza della persona sul proprio territorio.

Il Pnrr punta ad evitare l’istituzionalizzazione degli anziani.

In un caso e nell’altro comunque l’obiettivo è quello di evitare l’istituzionalizzazione (cioè la necessità di un ricovero a lungo termine all’interno di una struttura assistenziale) degli anziani e assicurarne la massima autonomia e indipendenza. Per raggiungere questo scopo saranno necessari la presa in carico da parte dei servizi sociali ma anche altri tipi di sostegni. Come elementi di domotica, telemedicina e monitoraggio a distanza.

A livello di investimenti la seconda voce più consistente è ancora rivolta agli anziani e riguarda il potenziamento delle cure domiciliari al fine di evitare l’ospedalizzazione o anticipare la dimissione. Sono previsti a questo scopo 66 milioni di euro per il rafforzamento dei servizi sociali a domicilio.

Proseguendo nella rassegna delle sotto-misure ne incontriamo anche una dedicata esplicitamente agli operatori socio-sanitari e in particolare agli assistenti sociali. Sono stanziati infatti 42 milioni di euro per il rafforzamento del servizio anche attraverso l’introduzione di meccanismi di condivisione e supervisione. Anche con il fine di evitare casi di burnout.

La cura delle persone anziane però non rappresenta l’unico target della misura in esame. Il primo dei sub-investimenti infatti (del valore complessivo di 84,6 milioni, il secondo più rilevante) punta a sostenere le famiglie con bambini piccoli che versano in condizioni di vulnerabilità socio-economica. Ciò potrà avvenire attraverso dei programmi di sostegno di una durata compresa tra 18 e 24 mesi.

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Gli anziani in Italia

Come abbiamo appena visto, l’investimento del Pnrr vede come target principale (anche se non l’unico) le persone anziane. Per questo, prima di valutare nel dettaglio come si distribuiscono le risorse sul territorio, è necessario sapere quanti sono effettivamente gli anziani nel nostro paese e dove si concentrano maggiormente. Anche per capire se i fondi sono andati dove ce n’era effettivamente bisogno.

Per questa analisi abbiamo preso in considerazione la popolazione residente dai 65 anni in su. Da questo punto di vista l’istituto nazionale di statistica ci fornisce dei dati molto dettagliati – risalenti al 2021 – su quanti siano gli “over 65” presenti in ogni comune italiano. Parliamo di circa 14 milioni di persone a livello nazionale.

23,5% gli over 65 residenti in Italia nel 2021.

A livello regionale, in termini assoluti è la Lombardia a ospitare il maggior numero di over 65 (2,3 milioni). Seguita da Lazio (1,3 milioni), Veneto e Campania (1,1 milioni). Se però si considera il rapporto tra over 65 e il totale dei residenti osserviamo che la regione più “anziana” è la Liguria. Qui infatti il 28,7% circa della popolazione risulta avere 65 anni o più (pari a circa 436mila persone). Seguono il Friuli Venezia Giulia (26,6%) e l’Umbria (26,3%).

FONTE: elaborazione openpolis – Forum nazionale del terzo settore su dati Istat
(consultati: martedì 18 Aprile 2023)

Anche approfondendo a livello locale, le città più popolose sono quelle che ospitano il maggior numero di anziani in termini assoluti. A Roma infatti sono circa 637mila, a Milano 308mila, a Torino 222mila, a Napoli 194mila. La situazione anche in questo caso cambia se confrontiamo la percentuale di over 65 rispetto al totale della popolazione.

In base alle rilevazioni di Istat, nel 2021 in Italia c’erano 16 comuni in cui più del 50% dei residenti superava i 65 anni. Si tratta generalmente di piccoli centri, soggetti purtroppo alle note dinamiche di spopolamento a favore delle grandi città che offrono generalmente maggiori opportunità sia in termini occupazionali che di servizi. In assoluto il comune con la percentuale di popolazione anziana più elevata è Ribordone in provincia di Torino con il 60,4% (ma gli abitanti sono solo 48). Seguono Zebra (Piacenza) con il 60% e Fascia (Genova) con il 57,1%.

Nei comuni in cui il colore è più scuro si registra una maggiore presenza di residenti over 65 rispetto al totale della popolazione.

FONTE: elaborazione openpolis – Forum nazionale del terzo settore su dati Istat
(consultati: martedì 18 Aprile 2023)

Cagliari e Genova sono le grandi città più “anziane” in rapporto alla popolazione.

Se si considerano però solamente le città con almeno 100mila abitanti vediamo che le più “anziane” sono Cagliari e Genova (28,54% di over 65, pari rispettivamente a 161mila e 43mila abitanti). Seguono Trieste (28,5%), Ferrara (28,1%) e Venezia (27,9%). A Roma il tasso di over 65 è del 23% (638mila residenti), a Milano del 22,5% (308mila persone), a Napoli del 21,1% (194 abitanti).

La spesa dei comuni per le persone anziane

A prescindere dal Pnrr, i comuni possono già oggi dedicare una voce di spesa nei loro bilanci all’assistenza delle persone anziane. Un dato che è possibile ottenere anche attraverso la piattaforma Open bilanci. Anche in questo caso, l’informazione più recente disponibile risale al 2021.

La voce del bilancio di nostro interesse in questo caso è denominata “Interventi per gli anziani“, compresa nella dodicesima missione di spesa “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”.

16,76 € la spesa media pro capite dei comuni italiani per gli interventi a favore delle persone anziane nel 2021. 

Come visto nel paragrafo precedente, le grandi città sono quelle che ospitano più anziani in termini assoluti e, più in generale, avendo un gran numero di residenti godono anche di maggiori entrate. Hanno quindi la possibilità di dedicare investimenti più consistenti alle politiche per la terza età. Per questo un buon metodo per valutare l’impegno delle varie amministrazioni è quello di confrontare i costi sostenuti rispetto al totale degli abitanti. Vale a dire la spesa pro capite.

Considerando tutti i comuni italiani, possiamo osservare che la spesa media è pari a 16,76 euro pro capite. Mediamente le amministrazioni friulane e giuliane sono quelle che spendono di più assieme a quelle marchigiane e del Trentino Alto Adige. Riportano invece le uscite minori le amministrazioni siciliane, calabresi e umbre.

I dati mostrano la spesa per cassa riportata nella voce relativa agli interventi per gli anziani. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati. Non è stato possibile accedere ai dati per alcune amministrazioni comunali.

FONTE: elaborazione openpolis – Forum nazionale del terzo settore su dati OpenBDAP
(ultimo aggiornamento: martedì 3 Gennaio 2023)

Se ci soffermiamo invece solo sui comuni più popolosi d’Italia, con più di 200mila abitanti, quello che riporta le uscite maggiori in questo settore è Trieste, con 99,59 euro pro capite. Più del doppio rispetto a Milano (46,48), Venezia (45,66) e Firenze (36,44). In fondo a questa classifica troviamo invece i comuni di Bari (3,08 euro pro capite), Messina (2,82) e Napoli (0,5).

I dati mostrano la spesa per cassa riportata nella voce relativa agli interventi per gli anziani. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Le uscite di una missione o di un programma possono essere relative a più assessorati. Non sono disponibili i dati di Palermo perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2021.

FONTE: elaborazione openpolis – Forum nazionale del terzo settore su dati OpenBDAP
(ultimo aggiornamento: martedì 3 Gennaio 2023)

Come si distribuiscono i fondi del Pnrr

Passiamo adesso ad analizzare come i fondi del Pnrr si distribuiscono sul territorio. Come abbiamo già anticipato, questa misura si suddivide in 4 distinti sub-investimenti. Alla fine dell’iter che abbiamo approfondito nel precedente capitolo, possiamo dire che sostanzialmente le risorse stanziate sono state assegnate quasi interamente. 

501,6 milioni € i fondi del Pnrr per persone fragili e anziani effettivamente assegnati ai territori.

In coerenza con quanto previsto, la sottomisura che assorbe più risorse è quella dedicata alla deistituzionalizzazione degli anziani (307,3 milioni di euro). L’intervento a favore delle famiglie in situazione di vulnerabilità socio economica riceve in totale 85 milioni circa, mentre quello per prevenire l’ospedalizzazione 66. Infine il sub-investimento rivolto al personale ammonta a circa 43,3 milioni.

A livello regionale a ricevere più fondi è la Lombardia con circa 78 milioni di euro per 147 interventi (che come abbiamo visto è anche la regione che ospita il maggior numero di anziani sul proprio territorio). Seguono Campania (50,9 milioni per 106 interventi) e Lazio (45,4 milioni per 82 interventi).

FONTE: elaborazione openpolis – Forum nazionale del terzo settore su dati ministero del lavoro e delle politiche sociali
(ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Maggio 2023)

A livello di singoli interventi, la quantità di risorse assegnate è molto variabile da progetto a progetto: si va infatti da un finanziamento minimo di circa 25mila euro a un massimo di 2 milioni e 460mila euro. La cifra assegnata in maniera più ricorrente però ammonta a 211mila euro circa (391 progetti). Sono frequenti anche finanziamenti per 330mila euro (197 progetti) e per 210mila euro (189 progetti).

Con il codice Cup accedendo al portale Open Cup è possibile ottenere maggiori dettagli su cosa prevedono i progetti selezionati. Maggiori informazioni sulla conformazione degli Ats invece sono disponibili nell’apposita sezione del sito del ministero del lavoro e delle politiche sociali.

FONTE: elaborazione openpolis – Forum nazionale del terzo settore su dati ministero del lavoro e delle politiche sociali
(ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Maggio 2023)

Come abbiamo visto nel capitolo precedente, gli Ats svolgeranno un ruolo di primo piano nella gestione di queste risorse in qualità di soggetti attuatori. Anche se non si deve dimenticare che i bandi pubblicati prevedevano la possibilità di presentare proposte anche per singoli comuni.

Fatta questa premessa, a livello di ambito territoriale possiamo osservare che a ricevere più fondi è l’Ats che comprende il territorio di Roma Capitale. Qui infatti arriveranno in totale circa 16,1 milioni di euro. Al secondo posto troviamo invece quello che coincide con il comune di Torino a cui sono stati destinati 6,4 milioni. Segue l’Ats che raggruppa tutti i 175 comuni che fanno parte della provincia autonoma di Trento dove arriveranno circa 5 milioni. All’Ats che fa riferimento all’area di Milano andranno 3,8 milioni circa mentre a 23 Ats andrà una cifra pari a circa 3,2 milioni ciascuno. È interessante notare che tra gli Ats che ricevono più fondi ce ne sono molti siciliani e veneti.

Maggiori informazioni sulla conformazione degli Ats sono disponibili nell’apposita sezione del sito del ministero del lavoro e delle politiche sociali. Non è stato possibile attribuire una parte dei fondi pari a circa 4 milioni di euro.

FONTE: elaborazione openpolis – Forum nazionale del terzo settore su dati ministero del lavoro e delle politiche sociali
(ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Maggio 2023)

Come risulta evidente, la diversa organizzazione che le regioni si sono date riguardo l’estensione degli Ats incide in maniera significativa sulla distribuzione delle risorse. Ad esempio la Lombardia – che è la regione che riceve più risorse – non ha molti Ats tra i primi per fondi assegnati, fatta eccezione per quello di Milano.

Questo perché gli Ats lombardi sono molti di più che in tutte le altre regioni. I fondi sono stati quindi maggiormente distribuiti. Al contrario, tutti i comuni della provincia autonoma di Trento sono raggruppati in un unico Ats che quindi ha concentrato in una sola voce i fondi stanziati per quel territorio. Per comprendere meglio l’impatto del Pnrr nelle diverse aree del paese quindi saranno indispensabili delle analisi ulteriori una volta che i progetti saranno effettivamente completati e operativi.

Lo stato dell’arte

Come noto, il piano nazionale di ripresa e resilienza deve concludersi – salvo eventuali cambiamenti di scenario – entro il 2026. Ogni misura prevede diverse scadenze intermedie (milestone) e finali (target) che servono a cadenzare la realizzazione del piano.

Il Pnrr ha un cronoprogramma che prevede scadenze trimestrali il cui rispetto è condizione essenziale per l’erogazione dei fondi da parte delle istituzioni europee. Vai a “Che cosa si intende per scadenze del Pnrr”

Nel caso in esame, le scadenze sono identiche per tutte e quattro le sotto-misure che abbiamo visto. Entro il terzo trimestre del 2022 doveva essere portata a compimento la definizione di tutti i progetti selezionati. Operazione che si è conclusa nei tempi previsti anche se non senza intoppi e difficoltà, come abbiamo visto nel precedente capitolo.

In base alla terza relazione predisposta dal governo per il parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr si apprende che, successivamente alla selezione dei progetti da finanziare, si è provveduto alla stipula delle convenzioni tra direzione tra enti ministeriali e distretti sociali. Un passaggio formale necessario per ufficializzare il finanziamento del progetto e procedere con l’avvio dei lavori. Successivamente questi ultimi hanno dato avvio alle attività con la costituzione di “equipe multidisciplinari” per 379 progetti.

Nell’anno in corso invece non sono previsti adempimenti particolari. La prossima scadenza di rilevanza europea (cioè oggetto di verifica da parte della commissione Ue), è fissata al primo trimestre del 2026. Entro questa data almeno l’85% degli Ats italiani dovrà aver portato a compimento almeno uno dei progetti per cui ha ricevuto fondi.

Dato che questa scadenza è molto in avanti nel tempo e non sono previste ulteriori verifiche intermedie, sarebbe molto importante un attento monitoraggio sul territorio per verificare lo stato di avanzamento dei diversi interventi finanziati. Anche alla luce di quanto riportato nella già citata relazione governativa, in cui si legge che “per quanto concerne gli adempimenti futuri risulterà necessario coordinare gli interventi con la nuova programmazione dei fondi strutturali”.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Unsplash Cristina Gottardi – Licenza

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