Tra le regioni troppe modalità diverse di pubblicare i dati sul Foia Diritto di accesso
Quasi tutte le regioni pubblicano il registro degli accessi. Ma con modalità e contenuti molto difformi, che spesso vanificano la possibilità di monitoraggio e confronto sull’utilizzo del Foia.
lunedì 26 Ottobre 2020 | Potere politico
Appuntamento mensile con l’Osservatorio Foia di openpolis. Dall’evoluzione normativa della materia, alla sua applicazione nella giurisprudenza. Ma anche i dati del fenomeno, tra richieste e risposte, e il racconto di best practice: come sono stati utilizzati i dati per investigazioni di interesse pubblico. In collaborazione con Giulio Marotta.
Il registro degli accessi di regioni e province autonome
Prosegue l’analisi delle modalità con cui le singole amministrazioni hanno dato attuazione al registro degli accessi, dove sono riportate le richieste di documentazione ricevute dalle singole amministrazioni e il relativo esito. Con l’obiettivo di comprendere quanto e come viene utilizzato lo strumento del Foia, il cosiddetto accesso civico generalizzato e cioè il diritto di chiunque di richiedere alla pubblica amministrazione dati e documenti già esistenti.
Accesso generalizzato, civico e documentale
Dopo aver esaminato le novità nei registi di presidenza del consiglio, ministeri e autorità di garanzia, aggiorniamo l’analisi sull’attuazione del Foia in regioni e province autonome.
Il Molise deve ancora pubblicare il registro degli accessi.
Il primo dato che emerge, rispetto al primo monitoraggio effettuato a novembre 2019, è la pubblicazione del registro da parte della Basilicata che nella rilevazione precedente (novembre 2019) mancava.
Attualmente solo il Molise non ha ancora istituito il proprio registro.
autorità | registro degli accessi | ultimo aggiornamento | formato dati | link a sezione Foia |
---|---|---|---|---|
Abruzzo | sì | giugno 2020 | xls | Vai |
Basilicata | sì | dicembre 2019 | xls | Vai |
Calabria | sì | giugno 2020 | pdf o xls | Vai |
Campania | sì | giugno 2020 | Vai | |
Emilia-Romagna | sì | dicembre 2019 | Vai | |
Friuli-Venezia Giulia | sì | giugno 2020 | xls | Vai |
Lazio | sì | dicembre 2018 | xls | Vai |
Liguria | sì | giugno 2020 | xls | Vai |
Lombardia | sì | giugno 2020 | xls | Vai |
Marche | sì | aprile 2020 | xls | Vai |
Molise | no | - | - | Vai |
P.A. Bolzano | sì | giugno 2020 | Vai | |
P.A. Trento | sì | giugno 2020 | Vai | |
Piemonte | sì | dicembre 2019 | xls | Vai |
Puglia | sì | dicembre 2019 | xls | Vai |
Sardegna | sì | giugno 2019 | pdf - csv | Vai |
Sicilia | sì | giugno 2020 | xls | Vai |
Toscana | sì | dicembre 2020 | Vai | |
Umbria | sì | giugno 2020 | xls | Vai |
Valle d'Aosta | sì | settembre 2020 | Vai | |
Veneto | sì | luglio 2020 | xls | Vai |
Quali dati, e con quali tempistiche, vengono aggiornati
Risultano tuttora confermate alcune lacune nelle modalità di classificazione e aggiornamento dei registri di diverse regioni, cosa che impedisce un’analisi completa del fenomeno.
Nel dettaglio, aggiornamenti costanti sono garantiti dalle regioni Abruzzo, Calabria (ma sono incompleti i dati degli anni precedenti), Campania, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto e dalle province di Bolzano e Trento (per quest’ultima mancano però i dati del 2017 e 2018). I registri delle altre regioni sono aggiornati a dicembre 2019: fanno eccezione la Sardegna (giugno 2019; non vengono inoltre riportati i dati del 2018) ed il Lazio (dicembre 2018).
20 su 21 le regioni e province autonome che pubblicano i dati sugli accessi.
Nonostante ormai quasi tutte le regioni si siano dotate di un registro degli accessi, restano difformità significative nella modalità di pubblicazione. Queste in alcuni casi – per la modalità di rilascio o per la qualità delle informazioni fornite – obbligano ad escludere alcuni anni dalle analisi.
Sul sito della regione Sardegna, oltre a non essere riportato l’anno 2018, la pubblicazione dei dati 2019 per ora avviene attraverso una pagina web che non consente lo scarico e il riuso dei dati (a differenza di quanto era stato fatto correttamente per il 2017).
La Sicilia pubblica i dati aggiornati, ma con un file diverso per ogni singolo ufficio e struttura regionale. Se mantenere una distinzione per uffici è sicuramente una ricchezza informativa apprezzabile, questa modalità di pubblicazione non aiuta in termini di fruibilità e monitoraggio: sarebbe utile pubblicare anche dei riepiloghi per anno in formato aperto.
La Calabria pubblica dei riepiloghi complessivi per tutti i dipartimenti (ma solo per il 2019), ma all’interno del file emergono discrepanze nella modalità di compilazione dei dati tra i diversi uffici.
Il Piemonte pubblica per il 2019 2 file excel (uno per semestre), con all’interno le richieste di accesso divise per direzioni regionali. Nel primo dei due file, solo per la direzione “gabinetto delle presidenza della giunta regionale” i dati sono realmente riutilizzabili; per le altre direzioni invece le informazioni sono rilasciate in formato immagine e risultano in diversi casi incomplete.
In generale, i dati sono prevalentemente in formato xls, ad eccezione delle regioni Campania, Emilia-Romagna, Sicilia e delle province di Trento e Bolzano (formato pdf). In Calabria, alcuni uffici regionali pubblicano dati in xls e altri in pdf.
15 su 21 le regioni e province autonome che non pubblicano informazioni sul soggetto richiedente.
Le informazioni contenute nei registri sono meno dettagliate rispetto a quelle di alcuni ministeri e talvolta i campi previsti non risultano compilati. Ad esempio solo i registri delle regioni Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Puglia, Sardegna e Toscana riportano la tipologia del soggetto richiedente (privato cittadino, avvocato, docente, giornalista, associazione etc.), mentre le informazioni sulle richieste di riesame e sui ricorsi al tar o difensore civico sono presenti solo nei registri di Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Liguria, Marche, Puglia, Sicilia, Umbria e della provincia di Trento. Alcuni registri (regioni Abruzzo, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta, provincia di Bolzano) calcolano i tempi di risposta, mentre il sito dell’Umbria contiene grafici su tempi di risposta e soggetti richiedenti.
Abruzzo, Basilicata e Umbria hanno i registri meglio strutturati e più dettagliati.
Tra i registri che contengono il maggior numero di informazioni si segnalano quelli di Abruzzo, Basilicata, Puglia ed Umbria, con descrizione della motivazione dei dinieghi di accesso e informazioni su presenza di controinteressati, richieste di riesame e ricorsi al giudice amministrativo. Al contrario, il registro del Lazio riporta pochi dati (ad esempio non sono chiarite le ragioni dell’eventuale diniego).
Come sono andate le richieste di accesso generalizzato
La disomogeneità e incompletezza dei dati rende difficile un’analisi completa ed approfondita delle richieste Foia inoltrate a regioni e province autonome.
Il monitoraggio delle richieste di accesso generalizzato negli anni 2017 – 2019 è perciò qui di seguito circoscritto a 12 amministrazioni regionali e provinciali: Abruzzo, Basilicata, Bolzano, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto. A queste abbiamo aggiunto anche l’analisi dei dati 2017 della Sardegna, dei dati 2017 e 2018 di Lazio e Piemonte, di quelli 2018-19 per la Liguria, e del 2019 per Emilia Romagna, Calabria e provincia di Trento.
Al tempo stesso per dei motivi di comparabilità sono stati esclusi i dati della Sicilia. Come già detto la regione mette a disposizione un registro per ogni ufficio competente. Questa disaggregazione di informazioni per quanto potenzialmente preziosa, non rende questa base dati confrontabile con quella delle altre regioni. Anche perché i dati dei diversi uffici competenti non sono omogenei tra loro
FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 20 Ottobre 2020)
La regione che ha avuto il maggior numero di richieste nel triennio è la Campania. Questo dato è dovuto anche a un numero molto elevato di richieste nel 2019 rispetto agli anni precedenti. In generale oltre l'85% delle richieste viene accolto, quasi il 4% viene accolto parzialmente e solo l'11% viene respinto.
I tempi di attesa
Le amministrazioni interpellate devono pronunciarsi sulla richiesta di accesso entro 30 giorni, salvo termini più ampi in caso di presenza di controinteressati e di parere del garante della privacy.
Per vedere come si comportano le diverse amministrazioni abbiamo analizzato i tempi medi di risposta delle regioni italiane. Emerge che i tempi di attesa sono mediamente contenuti.
Nel 2018 sono stati sotto i 20 giorni in Calabria, Campania, Liguria, Abruzzo, Friuli- Venezia Giulia e Toscana. Tra i 20 e i 30 giorni invece, quindi pienamente nei termini di legge, per Umbria, Bolzano, Emilia-Romagna, Puglia e Lombardia.
I dati sopra la media potrebbero essere dovuti ad anomalie nell'inserimento dell'anno.
Anche in Marche e Basilicata quasi tutte le richieste hanno tempi di risposta inferiori ai 30 giorni. Sono solo 2 richieste (entrambe accolte) ad innalzare così tanto la media, portandola a 33,4 giorni per le Marche e 46,4 presentano delle anomalie. In entrambi i casi, i dati compilati inducono a ritenere che potrebbe trattarsi di un mero errore materiale di inserimento dell'anno all'interno del dataset. Nello specifico, si tratta della richiesta fatta alla regione Basilicata il 22 agosto 2019 "Informazioni ed atti relativi al pozzo Pisticci 9", che è indicata come accolta il 30 agosto 2020 (374 giorni stando al dato così com'è stato compilato). Caso analogo nelle Marche, dove la richiesta presentata il 23 giugno 2019 "Riattivazione Centrale Idroelettrica sul Torrente Scarzito nel Comune di Sefro (M.C.)" ha ricevuto risposta il 25 luglio 2020 (398 giorni dopo).
In quasi tutte le regioni tempi medi d’attesa inferiori ai 30 giorni
Giorni di attesa per le richieste di accesso agli atti (2019)
FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 20 Ottobre 2020)
Qualità delle informazioni da migliorare
Il quadro sopra sintetizzato evidenzia un miglioramento nell’attuazione delle disposizioni sul registro degli accessi rispetto al precedente monitoraggio, anche se permangono ritardi da parte di alcune amministrazioni regionali. Da questo punto di vista sarebbe innanzitutto necessario che il Molise proceda tempestivamente all’istituzione del registro per l’accesso; in ogni caso appare opportuno che anche le altre amministrazioni regionali e provinciali si adeguino alla circolare n. 1/2019 del ministro Bongiorno, che definisce uno standard comune per quanto riguarda sia i dati da pubblicare che il supporto informatico (in modo da facilitare anche una trasmissione più facile dei dati stessi), ed avere così una visione chiara del fenomeno e consentire un monitoraggio efficace e costante.
Foto credit: Flickr regione Piemonte