Gli studenti svantaggiati e le disuguaglianze educative a scuola #conibambini
È ancora forte la relazione tra i risultati degli alunni e la condizione economica, sociale e culturale della famiglia di origine. Una dinamica pericolosa, perché lascia indietro i ragazzi che vengono dai contesti più difficili e in prospettiva i territori più deprivati.
martedì 5 Novembre 2019 | Europa, Povertà educativa
L’aspetto più odioso della povertà educativa è il modo in cui le disuguaglianze di partenza si tramandano di generazione in generazione. Dove nasci e in che famiglia cresci fa la differenza sul tipo di opportunità e stimoli cui accedi. Con conseguenze sui successivi risultati scolastici ma soprattutto sul futuro dei giovani che vengono dalle famiglie svantaggiate.
Per questa ragione, in un mondo che richiede livelli di conoscenza e competenze sempre più elevate, una delle sfide più importanti per il sistema scolastico è l’equità. Garantire a tutti, a prescindere dal reddito e dalla condizione della famiglia, le stesse possibilità, in particolare per chi viene da una situazione di svantaggio.
Come nascono e si tramandano le disuguaglianze nell’istruzione
Tutte le ricerche sul tema, a livello internazionale quelle di Ocse-Pisa, per l’Italia quelle di Invalsi, indicano la fortissima influenza dello status socio-economico-culturale della famiglia sui risultati degli studenti.
Lo svantaggio nei risultati scolastici dei ragazzi che provengono dalle famiglie povere emerge verso i 10 anni. Esso è il prodotto delle diverse opportunità ricevute, a partire dai primi anni di vita. L’aver ricevuto o meno l’istruzione pre-scolare, l’accesso all’offerta culturale e educativa, la scuola frequentata. Il gap si allarga negli anni successivi, riproducendo le disuguaglianze di partenza.
Questa relazione non è necessariamente causa-effetto, data l’esistenza di eccezioni (i ragazzi top perfomers provenienti da situazioni di svantaggio). Ma soprattutto non è inevitabile, dato che esistono sistemi scolastici più o meno equi. Ad esempio, stando ai dati Ocse-Pisa, in Estonia e Finlandia gli studenti svantaggiati raggiungono un punteggio medio superiore a quello considerato sufficiente.
Risultati insufficienti per gli studenti svantaggiati in quasi tutti i paesi Ue
Confronto tra il punteggio medio in scienze degli studenti svantaggiati e la sufficienza (livello 3) (2015)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Ocse-Pisa
(ultimo aggiornamento: martedì 23 Ottobre 2018)
Non si può dire altrettanto per gli altri stati europei. In media, in 26 paesi su 28 gli studenti con uno status socio-economico-culturale più basso si trovano sistematicamente al di sotto del punteggio considerato sufficiente per le scienze. Una tendenza che riguarda anche l'Italia, collocata nella seconda metà della classifica dei paesi Ue.
Una spirale per cui chi nasce svantaggiato resta indietro.
Questi dati aiutano a esemplificare il processo descritto in precedenza. Se chi viene da un contesto più deprivato non arriva alle competenze minime richieste nel mondo di oggi, in futuro avrà più difficoltà a trovare un'occupazione stabile e a sottrarsi dall'esclusione sociale. Una tendenza che preclude ogni possibilità di mobilità sociale, soprattutto se si confrontano i risultati dei ragazzi svantaggiati con quelli dei top performers nei diversi paesi. Ovvero gli studenti che si trovano nel primo quartile per il livello di competenza ottenuto.
Il gap tra gli studenti svantaggiati e i top performers
Confronto tra il punteggio medio in scienze degli studenti svantaggiati e i top performers nei maggiori paesi Ue (2015)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Ocse-Pisa
(ultimo aggiornamento: martedì 23 Ottobre 2018)
L'Italia, tra i maggiori paesi dell'Unione europea, spicca per due elementi. Da un lato, il secondo peggior risultato medio (a un punto dalla Francia) degli studenti svantaggiati. Dall'altro, nonostante il piazzamento negativo, il divario è ridotto a causa del risultato peggiore (in media) degli stessi top performers. Tendenze da monitorare, soprattutto alla luce delle differenze territoriali presenti nel nostro paese.
I risultati dei ragazzi svantaggiati tra nord e sud
In Italia la relazione tra status socio-economico-familiare e i livelli di apprendimento rilevati nei test Invalsi si verifica per tutti i livelli di istruzione, dalle elementari alle superiori, e in tutte le materie esaminate.
I risultati in italiano degli alunni del terzo anno delle medie inferiori mostrano in modo piuttosto nitido questo tipo di disuguaglianze. In più di un caso su 2 (53,7%) gli studenti provenienti dalle famiglie deprivate non raggiungono un livello sufficiente. Solo il 17,5% raggiunge i risultati migliori (livelli di apprendimento 4 e 5) contro il 54% di quelli con famiglie più benestanti.
L’influenza della famiglia di origine sui risultati scolastici
Distribuzione degli alunni nei livelli di competenza in italiano per fascia socio-economico-culturale della famiglia (III media, 2018/19)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: venerdì 2 Agosto 2019)
L'impatto di queste disuguaglianze cambia notevolmente tra le diverse aree del paese. Nel nord-est gli alunni svantaggiati che ottengono risultati negativi sono il 43,9%, quota che sale attorno al 50% nel nord-ovest e nel centro. Al sud e nelle isole questa cifra è molto più alta e raggiunge quasi il 65%.
Un dato che si inserisce in una tendenza più generale, dal momento che nel mezzogiorno è più alta la quota di risultati insufficienti anche per i ragazzi delle famiglie più benestanti (22,5% contro il 12,1% del nord-ovest). Ma che colpisce ancora più per gli studenti che vengono da un contesto più difficile. Perché per molti di loro la scuola è l'unica opportunità che avranno per migliorare la propria condizione.
Risultati insufficienti per quasi 2/3 degli studenti svantaggiati del mezzogiorno
Percentuale di studenti con risultati insufficienti in italiano rispetto alla fascia della famiglia e alla macro-area di residenza (III media, 2018/19)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: venerdì 2 Agosto 2019)
E non è un problema solo degli studenti. È una questione che investe tutta la società, perché le prospettive future del paese passano anche dall'innalzamento dei livelli di istruzione, e da quanto la scuola è in grado di colmare le disuguaglianze.
I risultati Invalsi nelle città con più famiglie con figli in disagio
Le indagini Ocse-Pisa e quelle Invalsi ci aiutano ad inquadrare le tendenze internazionali e a capire meglio l'equità del sistema nel nostro paese, da nord a sud. Purtroppo allo stato attuale non esistono molti elementi ulteriori per approfondire l'analisi in chiave locale.
Un'esigenza che invece sarebbe particolarmente importante, soprattutto se si vuole affrontare il tema delle disuguaglianze educative in una prospettiva territoriale, confrontando le diverse realtà locali.
Preso atto di questi limiti, con i dati attualmente esistenti comunque possiamo confrontare due aspetti che raccontano la condizione dei ragazzi e i loro risultati negli apprendimenti. Per questi ultimi, ricorriamo ai dati delle statistiche sperimentali di Istat, che descrivono i livelli medi nelle competenze alfabetiche e numeriche almeno per i comuni capoluogo. Per quanto riguarda la condizione sociale e familiare, un indicatore utile è la quota di famiglie in potenziale disagio economico, basato sulle informazioni raccolte durante l'ultimo censimento.
Apprendimenti inferiori nei capoluoghi con più famiglie in disagio
Ogni punto è un capoluogo: in basso a destra quelli con più disagio e minori punteggi; in alto a sinistra meno disagio e punteggi più alti
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat e Invalsi
(ultimo aggiornamento: lunedì 1 Gennaio 2018)
La tendenza emerge abbastanza chiaramente: al crescere della quota di famiglie in disagio i punteggi medi rilevati nei test Invalsi sono più bassi. Infatti se isoliamo i 20 capoluoghi con i punteggi in competenza numerica più bassi, in 14 casi coincidono con i 20 comuni con più famiglie in disagio. Alcuni esempi: Napoli, primo capoluogo per percentuale di famiglie in disagio, è 100esima nei risultati Invalsi. Catania, seconda per disagio, è 103esima; Palermo, quarta per disagio, è 101esima; Crotone, quinta per disagio, 104esima per competenze.
Questa dinamica è pericolosa, perché mostra come restino indietro i ragazzi dei territori già più deprivati. Con conseguenze negative per il futuro dei più giovani, ma anche dell'intero paese.
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Scarica i dati, regione per regione
I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. Le fonti dei dati sulle competenze sono Invalsi e Istat (statistiche sperimentali).