I comuni sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata Comuni commissariati

Negli ultimi anni il numero di nuovi commissariamenti per infiltrazione della criminalità organizzata nei comuni è rimasto sotto la media. Il fenomeno resta comunque diffuso e i precedenti insegnano che potrebbe tornare a crescere molto rapidamente.

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In Italia lo scioglimento degli organi politici dei comuni è un fenomeno piuttosto frequente. Le ragioni per cui si può arrivare a un esito di questo tipo sono diverse. In molti casi riguardano il venir meno del sindaco dalla propria carica. Come in caso di decesso, di un grave impedimento, di decadenza, di dimissioni, o in seguito a una dichiarazione di incandidabilità. Ma può anche avvenire a seguito di una mozione di sfiducia, delle dimissioni dei oltre la metà dei consiglieri, della mancata approvazione del bilancio o per infiltrazioni della criminalità organizzata.

Le ragioni per cui può essere sciolta un’amministrazione comunale sono numerose. Vai a “Come e perché si arriva allo scioglimento di un comune in Italia”

Nel caso in cui lo scioglimento avvenga a causa di infiltrazioni della criminalità organizzata il testo unico degli enti locali (Tuel – Art. 143 e ss) prevede la nomina di un commissario prefettizio per la durata di 18 mesi prorogabili a 24. Si tratta di una misura di prevenzione straordinaria, che si applica quando esiste il reale pericolo che l’attività di un comune o di un’altra amministrazione locale sia piegata agli interessi dei clan mafiosi.

A fine agosto il ministero dell’interno ha pubblicato la sua ultima relazione sull’attività delle commissioni per la gestione degli enti sciolti per mafia relativa al 2023.

I nuovi commissariamenti per mafia

Da quando la legge ha introdotto la possibilità che i comuni siano commissariati per infiltrazioni della criminalità organizzata la dimensione del fenomeno ha subito notevoli oscillazioni, senza però mai azzerarsi completamente.

Già nel primo biennio di applicazione infatti si registrarono 21 commissariamenti (ogni anno) poi arrivati al massimo storico di 34 nel 1993. A partire dall’anno successivo i numeri si sono significativamente ridotti oscillando tra i 3 commissariamenti del 1995 ai 15 del 2005.

Successivamente i numeri sono tornati a crescere toccando i 24 commissariamenti nel 2012, 23 nel 2018 e 21 nel 2017 e nel 2019. Negli altri anni i dati sono rimasti più contenuti rimanendo però mediamente più alti rispetto alla seconda metà degli anni ’90 e al primo decennio del 2000.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’Interno e presidenza della repubblica
(pubblicati: lunedì 19 Agosto 2024)

9 le amministrazioni commissariate per infiltrazioni della criminalità organizzata nel corso del 2023.

Nel 2023 i nuovi commissariamenti sono stati 9, il minimo dal 2016 (quando furono 8). Tuttavia non è affatto detto che questo trend prosegua anche nei prossimi anni. I dati infatti mostrano che da un anno a un altro la situazione può cambiare significativamente. Inoltre tra gennaio e luglio 2024 risulta che siano già stati commissariati 7 comuni e al momento non possiamo sapere a quanto arriveremo entro la fine dell’anno.

La durata dei commissariamenti

Ma se i nuovi commissariamenti per infiltrazioni della criminalità organizzata sono stati 9 nel 2023, sono di più le amministrazioni che, nel corso dell’anno, sono state gestite da un commissario. Questo perché i commissariamenti durano più di un anno.

33 le amministrazioni che, nel corso del 2023, hanno avuto una gestione commissariale, almeno per un periodo.

In effetti di questi, 13 comuni erano stati commissariati nel 2021, 11 nel 2022 e, come anticipato, solo 9 nel 2023.

D’altronde, malgrado la legge stabilisca una durata di 18 mesi per i commissariamenti, prorogabile a 24 solo in casi eccezionali, nella pratica la proroga è la norma. In effetti se si guarda ai 31 comuni in cui tra 2022 e 2023 si è arrivati alla fine del commissariamento, sono 30 quelli per cui è stata prevista la proroga. L’unico caso per cui 18 mesi sono stati considerati sufficienti sembra insomma l’eccezione, più che la regola.

La proroga a 24 mesi poi non vuol dire che la gestione commissariale durerà esattamente questo tempo. Questo perché si cerca di far combaciare il rinnovo degli organi politici con le tornate elettorali previste anche negli altri comuni. Può accadere quindi che, malgrado la proroga, il tempo effettivo del commissariamento abbia una durata inferiore. Nella maggior parte dei casi però avviene il contrario e i comuni restano con una gestione commissariale ancora più a lungo di quanto sarebbe previsto. In effetti, in media, i 31 comuni di cui sopra sono rimasti commissariati per 26 mesi.

26 mesi la durata media dei commissariamenti per mafia.

Le amministrazioni a gestione commissariale nel 2023

Nella maggior parte dei casi ad essere commissariate sono le amministrazioni di piccoli comuni. Sui 33 comuni che nel 2023 hanno avuto una gestione commissariale in effetti, 15 hanno una popolazione sotto i 10mila abitanti. Sono 7 invece i comuni commissariati sia nella fascia tra i 10 e i 20mila abitanti che in quella tra i 20 e i 50mila.

Sono solo 3 invece i comuni commissariati con una popolazione compresa tra i 50 e i 100mila abitanti mentre nei comuni ancora più grandi i commissariamenti avvengono più di rado. Questo però è stato il caso di Foggia per quasi 27 mesi. Fino ad ottobre 2023 quando, finalmente, il comune è andato a nuove elezioni ed è venuta meno la gestione commissariale.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’interno
(pubblicati: lunedì 19 Agosto 2024)

Quanto ai territori, il territorio più interessato dal fenomeno nel 2023 è stato quello della città metropolitana di Napoli, con 6 comuni commissariati. A seguire Reggio Calabria (4) e poi Vibo Valentia e Catania (entrambe 3), Roma, Palermo, Lecce, Foggia, Catanzaro e Brindisi (2) e, infine, Messina (1).

Ne consegue che la regione in cui si sono verificati più commissariamenti è la Calabria (10). Seguono Campania, Puglia e Sicilia (tutte a 7). Nel Lazio, ovvero l’unica regione non del sud Italia in cui nel 2023 si sono registrati commissariamenti per mafia, gli enti sciolti per questo motivo sono stati 2.

Nel 2023 insomma il fenomeno si è manifestato quasi esclusivamente nel mezzogiorno. Sarebbe però un errore considerare la questione come un problema che riguarda esclusivamente le regioni meridionali. Infatti negli scorsi anni non sono mancati casi in cui commissariamenti sono stati registrati in regioni come la Valle d’Aosta, la Lombardia, il Piemonte o l’Emilia-Romagna.

Foto: comune di Anzio

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