I minori e lo sport Numeri alla mano

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I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Leggi ‘I minori e lo sport‘.

18,6%

dei giovani tra 6 e 24 anni non praticava nessuno sport o attività fisica prima della pandemia. È noto come l’emergenza Covid abbia inciso sulle opportunità educative dei più giovani, con la necessità di dover seguire le lezioni da remoto. È stato invece molto meno approfondito l’impatto su bambini e ragazzi della chiusura di impianti sportivi, parchi e in generale luoghi dove fare sport. Al pari dell’educazione, si tratta di un aspetto da non sottovalutare. Lo sport incide sullo sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino. Contribuisce ad una crescita sana ed equilibrata, ma anche alla possibilità di instaurare relazioni con i coetanei e gli adulti, in un contesto di gioco. Contesto che permette di apprendere valori come il rispetto delle regole e degli avversari, la lealtà verso i compagni e la squadra, la dedizione personale. Vai all’articolo.

78,5%

dei minori tra 6 e 10 anni che fanno sport dichiarava, prima della pandemia, di praticare in impianti al chiuso (contro una media del 58,7% sull’intera popolazione). Oltre il 70% dei praticanti adolescenti (11-17 anni), il 78,5% nella fascia 6-10 anni e oltre l’84% tra i giovanissimi (3-5 anni) fa sport in impianti al chiuso. Per avere un termine di paragone, la percentuale tra gli over 55 scende attorno al 40%. Ciò comporta che, rispetto al resto della popolazione, le restrizioni abbiano probabilmente avuto un impatto maggiore sulle abitudini di bambini e ragazzi. Vai al grafico.

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i minori che, prima dell’emergenza, indicavano come motivo per non praticare sport anche la mancanza di impianti sul territorio. Sulla sedentarietà possono incidere numerosi fattori, che spesso cambiano anche in base all’età del minore. Tra i più piccoli, nella fascia 3-5 anni, il motivo indicato più spesso per la mancata pratica sportiva è l’età del bambino. Nelle altre classi di età, l’inattività viene ricondotta a una mancanza di tempo e interesse. Tali risposte crescono all’aumentare dell’età del bambino. Ma non sono infrequenti anche cause legate alla condizione economica del nucleo familiare. Queste riguardano il 20% dei ragazzi tra 11 e 17 anni e quasi il 30% dei bambini tra 6 e 10 anni. Altra causa non irrilevante è quella legata alla mancanza di impianti o la scomodità degli orari di apertura (circa un decimo delle risposte dai 6 anni in su). La disomogeneità dell’offerta sul territorio di servizi sportivi e impianti, ci conduce all’importanza di valutare soprattutto in chiave locale le differenze nell’accesso alla pratica sportiva. Vai al grafico.

4,8

metri quadri per minore di aree sportive all’aperto nei capoluoghi del sud continentale (contro una media nazionale di 9 mq circa). Le aree sportive all’aperto includono tutte le superfici adibite a campi sportivi, piscine, campi polivalenti, aule verdi e altri spazi con funzioni ludiche e ricreative. Parliamo di circa il 4% del verde urbano nei capoluoghi italiani, con una rilevante variabilità territoriale. Nei capoluoghi del nord-est si raggiunge il dato più elevato (19,9 metri quadri per minore). Quelli del centro Italia si trovano poco sotto la media nazionale, con 8,2 mq. Più lontane le città del nord-ovest (6,8 mq), quelle delle isole (5,3) e quelle del sud continentale (4,8). Vai alla mappa.

20,5%

edifici scolastici con annessa una palestra o una piscina in Calabria. Si tratta di circa la metà della media nazionale, 40,8%. A ciò si aggiunga che tra le 10 province con meno palestre, 9 si trovano nel mezzogiorno e 5 sono calabresi. Ai primi due posti della classifica troviamo invece soprattutto province friulane: Pordenone (65,1%) e Trieste (61%), mentre Udine (57,8%) si trova al quarto posto, superata dalla provincia toscana di Prato (58,9%). Vai all’articolo.

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