I muri e le violenze sulla rotta balcanica Migranti

La rotta balcanica, che giunge ai confini sud-orientali dell’Ue, è uno dei principali percorsi migratori per le persone che cercano di raggiungere l’Europa via terra. È però anche uno dei più pericolosi, teatro di sistematici abusi dei diritti umani.

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La rotta balcanica esiste da decenni, ma negli ultimi anni è stata oggetto di particolare attenzione, dati i numerosi episodi di violenza che l’hanno caratterizzata. Nonostante i numeri degli arrivi e dei transiti siano diminuiti, sono aumentati i tentativi individuali di attraversamento, considerati “illegali” e duramente repressi. Un trattamento profondamente diverso da quello che è stato garantito ai molti profughi ucraini che hanno attraversato gli stessi confini e che sembra confermare un punto di vista condiviso da molti, ovvero che esistono “profughi veri” e “profughi finti”.

La rotta balcanica

Si tratta di un percorso variabile che dalla Turchia e dalla Grecia giunge fino ai confini orientali dell’Unione europea. Viene percorsa da molte persone provenienti da paesi instabili del medio oriente (come la Siria e l’Iraq) e dell’Asia centrale (tra cui l’Afghanistan), ma anche da molti migranti dall’Africa settentrionale (che passano dal Sinai per poi risalire) e dall’Asia meridionale, soprattutto dal Pakistan, dal Bangladesh e dall’India.

La rotta collega questi paesi con quelli che costituiscono l’estremo margine dell’Ue, come Croazia, Ungheria, Romania e Bulgaria. Dei punti di transito fondamentali per entrare nell’Unione. L’obiettivo finale del percorso sono solitamente gli stati dell’Europa nord-occidentale e in particolare la Germania.

6.489 le presenze registrate nel sistema di accoglienza a Trieste (2021), secondo i dati del consorzio italiano di solidarietà (Ics).

Mentre per quanto riguarda i nuovi ingressi, nel 2021 sono stati 4.829.

I dati sono aggiornati al 31 dicembre 2021 e sono riferiti alle presenze di migranti registrate nel sistema di accoglienza della città di Trieste, principale punto di arrivo della rotta balcanica. Sono incluse le 10 nazionalità più frequenti.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ics
(ultimo aggiornamento: martedì 30 Agosto 2022)

Tra le persone che arrivano in Italia via terra, i pakistani sono la nazionalità più rappresentata (2.576 persone, ovvero il 39,7% del totale). Seguono gli afghani (1.185). Tra le altre nazionalità ricorrenti rientrano anche i bengalesi (782) e i nepalesi (406).

Questi dati, forniti dal consorzio italiano di solidarietà, attivo in Friuli-Venezia Giulia, sono gli unici sugli arrivi via terra. Sono riferiti soltanto alle persone coinvolte nel sistema di accoglienza e quindi escludono tutte le persone che non vengono intercettate e transitano altrove, ma sono i dati più vicini a quelli, mancanti, sugli arrivi.

Il governo italiano non mette a disposizione dati sugli arrivi via terra.

Ad oggi infatti il governo italiano non mette a disposizione dati di questo genere. Il ministero dell'interno cura infatti un cruscotto statistico giornaliero sull'immigrazione che però conteggia solo gli arrivi via mare. Nemmeno l'Unhcr dispone di questo tipo di dati per l'Italia, che invece esistono per gli arrivi via terra in Grecia e in Spagna. Considerando che gli attraversamenti via terra in Europa e in Italia stanno sensibilmente aumentando, questa mancanza di trasparenza da parte delle istituzioni impedisce un monitoraggio completo e indipendente del fenomeno, a svantaggio sia dei migranti che delle comunità ospitanti.

Sono poi disponibili i dati di Frontex, ovvero l'agenzia europea di guardia di frontiera e costiera, la quale registra i singoli tentativi commessi dai migranti per oltrepassare i confini.

+124,8% i tentativi di attraversamento delle frontiere nella zona dei Balcani occidentali registrati da Frontex nel passaggio dal 2020 al 2021.

I dati sono pubblicati nella prima settimana di gennaio di ogni anno e sono riferiti all’anno precedente – ad eccezione del 2022, in cui sono compresi i primi 7 mesi (l’ultimo aggiornamento risale al 14 luglio). I dati del 2019 sono approssimativi (non viene indicata la cifra esatta), mentre non sono disponibili quelli degli anni precedenti, in quanto non veniva ancora riportata una “rotta balcanica” distinta dalle altre. Le cifre non indicano le persone che hanno tentato di oltrepassare il confine, ma i singoli tentativi: le due cose non si equivalgono, in quanto una stessa persona può aver tentato più volte, oppure può non essere intercettata.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Frontex
(ultimo aggiornamento: martedì 30 Agosto 2022)

Dal 2019 ad oggi il numero di tentativi è andato gradualmente aumentando. Nel 2020 rispetto al 2019 l’aumento è stato pari al 92%, passando da 14mila a circa 27mila. Mentre nel 2021 rispetto al 2020 ha toccato il 125%, arrivando a oltre 60mila tentativi registrati. Il 2022 sembra registrare un incremento ulteriore (circa 55mila tentativi solo nei primi sette mesi).

Più attraversamenti, ma meno arrivi

Negli ultimi anni, come ha spiegato Gianfranco Schiavone di Asgi a L'Eurispes, la rotta balcanica è diventata teatro di una vera e propria tragedia umanitaria. L'Ue non ha elaborato nessuna strategia di gestione dei flussi migratori in questa zona e l'unica soluzione concreta a cui si è ricorso è quella dei respingimenti, ampiamente documentati. I quali sono però illegali.

I regolamenti europei, in primis quello di Dublino, riconoscono infatti il diritto di ognuno di presentare una domanda di asilo.

Gli Stati membri esaminano qualsiasi domanda di protezione internazionale presentata da un cittadino di un paese terzo o da un apolide sul territorio di qualunque Stato membro, compreso alla frontiera e nelle zone di transito.

Nei fatti però questo diritto non viene tutelato e la zona dei Balcani occidentali è diventata progressivamente militarizzata. Per volontà dell'Ue, impegnata a difendere le proprie frontiere, le forze dell'ordine dei paesi di confine hanno avviato un'attività pianificata basata sul controllo capillare, anche con strumenti tecnologici, e sui respingimenti, per impedire sia l'ingresso che il transito di persone sul territorio.

Alcuni paesi dell’est Europa, poi, sono andati anche oltre le intenzioni delle istituzioni comunitarie. È il caso della barriera costruita dalla Polonia dopo la crisi nel 2021 sul confine con la Bielorussia, o della costruzione di un muro lungo oltre 500 km lungo il confine serbo-ungherese, datata 2025 e voluta dal governo magiaro di Viktor Orban, in aperta contrapposizione alle convenzioni internazionali. Come anche della barriera, recentemente completata, che separa la Lituania dalla Bielorussia.

I dati forniti da Frontex sono in contraddizione con quelli dell'Unhcr, che evidenziano un calo negli arrivi e nei transiti nel 2022 rispetto all'anno precedente, riportando meno di 8mila persone nell'area dei Balcani occidentali. La ragione, come evidenzia anche Melting pot, è che sono le stesse persone a fare più tentativi. E questo perché appunto oltrepassare le frontiere è diventato sempre più difficile.

7.768 i migranti presenti nell'area dei Balcani occidentali a marzo 2022, secondo l'Unhcr.

Questo comporta, come evidenzia Schiavone, che le persone rimangano intrappolate alle porte dell'Ue. Da una parte ci sono i paesi da cui sono fuggite per evitare guerre e persecuzioni, dall'altra, frontiere sempre più respingenti.

L'accordo Ue-Turchia siglato nel 2016, che prevedeva il respingimento dei migranti giunti dalla Turchia sulle isole dell'Egeo, e basato sulla premessa che la Turchia potesse essere considerata un paese "sicuro", ha contribuito a consolidare questa politica basata sulla sistematica negazione del diritto all'asilo.

Rifiuti e violenze anche all'arrivo

Nonostante le difficoltà, molte persone riescono a giungere al termine di questo ostico percorso. Quando arrivano a presentare una domanda di asilo nei paesi di confine stessi, in molti casi le loro richieste vengono però processate con tempi molto lunghi. Tra quelle su cui è presa immediatamente una decisione, è il rifiuto a prevalere.

I dati sono riferiti al 2020 e corrispondono alle prime richieste di asilo e a quante non hanno ricevuto un esito entro l’anno, nei paesi allineati lungo la frontiera orientale dell’Ue. Non sono disponibili i dati sulle richieste in sospeso per la Croazia. Le richieste in sospeso in Polonia superano le richieste totali perché risultano ancora in sospeso richieste inoltrate negli anni precedenti.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Aida e Ecre
(ultimo aggiornamento: martedì 30 Agosto 2022)

La Romania, che tra i paesi del confine orientale dell'Ue è quella che riceve il numero più elevato di domande di asilo, solo a 251 persone delle 6.158 che nel 2020 hanno fatto richiesta d'asilo è stato attribuito lo status di rifugiato - il 4,1% del totale. Mentre 2.217 richieste sono rimaste in sospeso.

Una situazione simile si registra in Bulgaria, dove sono state presentate 3.525 domande di asilo, con un tasso di rifiuto pari al 62,5%. Tra le varie nazionalità, tutti i nord-africani sono stati rifiutati, gli afghani al 99%. In Slovenia la percentuale di rifiuti sale al 70,7%. Ancora più elevato in Ungheria, dove tocca il 73,3%. In Polonia addirittura è rifiutato l'84% delle domande di asilo, e il numero di richieste in sospeso è superiore a quelle presentate. Qui, vige inoltre il divieto di portare soccorso ai migranti bloccati nei boschi, a pochi passi dal confine.

La solidarietà viene criminalizzata.

A questo si aggiunge la campagna di criminalizzazione che è stata condotta ai danni dei cittadini che si sono impegnati in attività solidali. In Italia ad esempio c'è stato il caso di Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, fondatori dell'organizzazione volontaria Linea d'Ombra, che offrono cibo, vestiti e cure mediche ai migranti di passaggio per Trieste, e che per aver ospitato una famiglia di migranti per una notte nel loro appartamento hanno dovuto affrontare un processo per favoreggiamento dell'immigrazione illegale.

 

Foto: un migrante a Bihać, in Bosnia Herzegovina (Mattia Fonzi)

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