I nuovi dati sul Pnrr confermano difficoltà e ritardi Numeri alla mano

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I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Vai all’articolo.

34,3%

le risorse del Pnrr che si concentrano nelle mani di soli 100 beneficiari. Per quanto i soggetti coinvolti nell’attuazione del piano italiano siano oltre 27mila, la gran parte delle risorse si concentra tra pochi soggetti. Tra i 100 enti che ricevono più fondi dal Pnrr in Italia troviamo 27 aziende, 21 amministrazioni pubbliche centrali (tra cui 5 ministeri), 16 regioni e 12 comuni. Il soggetto che beneficia della maggior quota di fondi in assoluto è Rete Ferroviaria Italiana (Rfi). Questo ente riceve circa 22,4 miliardi di euro, un dato che non sorprende visto che buona parte degli investimenti in infrastrutture riguarda proprio il trasporto su rotaia. Segue E-Distribuzione Spa con circa 3,5 miliardi di fondi assegnati. Il terzo ente che riceve più risorse dal Pnrr è il Ministero della Giustizia (2,4 miliardi). Tra le amministrazioni territoriali, la regione che riceve più fondi è la Campania (1,7 miliardi) mentre tra i comuni è Roma (1,1 miliardi). Vai all’articolo.

54 mld €

i fondi Pnrr ancora da assegnare. Allargando lo sguardo a tutto il piano, possiamo osservare che i progetti che risultano finanziati attualmente sono 269.299 in totale. Il valore complessivo di queste opere supera i 200 miliardi di euro, di cui il Pnrr contribuisce con circa 140 miliardi (pari a circa il 70% del costo totale dei diversi interventi). In termini numerici, la maggior parte dei progetti finanziati rientra nella categoria della digitalizzazione (oltre 74 mila). Seguono gli interventi sulle infrastrutture (oltre 63 mila) e quelli di varia natura nell’ambito della scuola, dell’università e della ricerca. Per quanto riguarda gli importi già assegnati, possiamo osservare che il 35,4% dei fondi è destinato alle infrastrutture (circa 50 miliardi di euro). Seguono gli interventi nell’ambito dell’istruzione e della ricerca (25,2 miliardi di euro, pari a circa il 18% dei fondi allocati) e quelli specifici per la transizione ecologica (18,4 miliardi di euro, pari al 13,1% dei fondi assegnati). Vai al grafico.

-3,7 mld €

i fondi Pnrr assegnati al tema dell’inclusione sociale, rispetto ai dati di luglio 2024. Il Pnrr è stato rivisto molte volte, molte misure sono state definanziate del tutto o in parte e migliaia di progetti nel tempo sono usciti dal perimetro del piano. E in effetti andando a vedere nei singoli ambiti si trovano situazioni molto eterogenee. Ad esempio, rispetto al luglio 2024, i progetti dedicati alla transizione ecologica sono diminuiti di 1.810 unità, allo stesso tempo però i fondi assegnati sono aumentati di 3,2 miliardi. Per quanto riguarda le infrastrutture risultano tagliate 1.049 opere ma il valore totale dei fondi Pnrr assegnati è aumentato di 1,4 miliardi. Una significativa riduzione delle risorse assegnate riguarda il tema dell’inclusione sociale. Vai all’articolo.

29%

i pagamenti già rendicontati dai soggetti attuatori del Pnrr. Grazie ai nuovi dati è possibile avere un quadro aggiornato di come opere e investimenti si distribuiscono sul territorio nazionale. A livello numerico, la regione che ospita la quota maggiore di interventi sul proprio territorio è la Lombardia (41.290 progetti). Seguono Veneto (24.112), Campania (24.077) e Piemonte (22.126). Anche a livello di risorse assegnate queste regioni risultano ai primi posti. Alla Lombardia infatti sono andati finora circa 18,9 miliardi di euro, alla Campania 15,9, al Veneto 13,5 e al Piemonte 12,6. Bisogna ovviamente tenere presente che alcuni progetti non sono territorializzabili e che una parte dei fondi è ancora da assegnare. Delineato questo quadro, l’aggiornamento dei dati di dicembre rappresenta una grande novità che ci consente di avere informazioni dettagliate sui pagamenti già effettuati a livello di singolo progetto. Si tratta certamente di un passo in avanti molto importante anche se occorre rilevare che alcune criticità permangono. A livello regionale si osserva che la percentuale dei pagamenti rendicontati finora ci parla di uno stato di avanzamento dei progetti tutto sommato molto contenuto. La regione più avanti da questo punto di vista è il Veneto che però si ferma al 28% delle risorse già erogate. Seguono il Trentino Alto Adige (24%) e la Liguria (22%). La Lombardia completa l’elenco delle regioni con una percentuale di pagamenti superiore al 20%. Generalmente al sud i progetti fanno più fatica a ingranare. Con la sola eccezione della Valle d’Aosta (13%), infatti le percentuali più basse si registrano in Calabria (10%), Campania (13%), Sicilia (13%) e Sardegna (14%). Vai alla mappa.

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le scadenze ancora da conseguire tra il 2025 e il 2026. Il Pnrr italiano quindi è tutt’altro che in una fase avanzata di realizzazione nonostante ormai la sua conclusione sia dietro l’angolo. Ciò nonostante finora il nostro paese è riuscito a rispettare tutte le scadenze previste. Da questo punto di vista però, come abbiamo spiegato più volte, sono intervenute le varie rimodulazioni del piano che ne hanno agevolato il conseguimento. Il lavoro da fare per completare tutte le scadenze tuttavia è ancora molto. Nonostante le varie rimodellazioni peraltro è opportuno evidenziare che alcuni obiettivi e traguardi non sono stati completati al 100%, almeno sulla base delle informazioni disponibili. Solo per citare alcuni esempi, entro la fine del 2024 si prevedeva una riduzione del 95% del numero di cause pendenti nei tribunali ordinari civili di primo grado. Dall’ultima rilevazione disponibile (ottobre 2024) risultava una riduzione pari al 91,67%. Secondo le stime del Ministero della giustizia, la percentuale di riduzione che si prevedeva di raggiungere al 31 dicembre 2024 sarebbe stata pari al 92,9%. Un caso simile riguarda una scadenza che prevedeva l’entrata in vigore di tutti i decreti attuativi necessari per la riforma degli istituti tecnici e professionali. In base alle informazioni rilasciate dall’ufficio per il programma di governo tuttavia, al 14 febbraio scorso, di questi atti ne mancano ancora almeno 8. Vai all’articolo.

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