I primi dati sul nuovo Pnrr Numeri alla mano

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I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Leggi Il Pnrr è tuttora in evoluzione.

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le misure del Pnrr di cui il governo ha chiesto e ottenuto la revisione nel corso del 2024. Il processo di revisione del Pnrr italiano non si è concluso l’8 dicembre 2023. Una recente relazione della corte dei conti infatti ha evidenziato che il governo Meloni ha chiesto e ottenuto una ulteriore modifica del piano. Un passaggio avvenuto, colpevolmente, nel disinteresse generale. Per 23 misure l’intervento è giustificato dall’esigenza di attuare alternative migliori per conseguire il livello di ambizione originario. Per quanto riguarda invece i “Partenariati per la ricerca e l’innovazione – Orizzonte Europa” (M4C2I2.2) l’investimento è stato escluso dal piano in quanto misura ritenuta ormai irrealizzabile a causa della domanda insufficiente. Le risorse liberate da questo investimento (200 milioni) saranno utilizzate in parte per finanziare un’altra misura già esistente e in parte per una nuova. Da notare che alcune misure oggetto di questa ulteriore richiesta di modifica erano già state protagoniste della revisione del 2023. La proposta italiana è stata approvata dalla commissione lo scorso 26 aprile e dal consiglio europeo il 14 maggio. Vai all’articolo.

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le scadenze modificate con la revisione del Pnrr approvata nel 2024. Le modifiche proposte dal governo italiano hanno previsto l’introduzione di un’ulteriore scadenza (M1C1-38bis) per innalzare il livello di attuazione della riforma concernente la digitalizzazione della giustizia. Negli altri casi, le modifiche delle scadenze hanno riguardato la rettifica di 55 errori materiali incidenti su 40 diverse misure. Vai all’articolo.

+11,1 mld €

l’incremento degli investimenti Pnrr operanti nella forma di incentivi e sgravi fiscali. Nella sua relazione la corte dei conti ha anche analizzato la redistribuzione degli investimenti del Pnrr per tipologia di spesa a seguito della revisione del piano. Ciò al netto delle modifiche approvate nel 2024. Da questo punto di vista, l’elemento più significativo è l’aumento del peso degli interventi operanti nella forma della concessione di incentivi a unità produttive, passati dal 16,8 al 22,2% del totale degli investimenti previsti. Questo tenendo presente ovviamente che l’importo totale del Pnrr, con la revisione, è salito da 191,5 a 194,4 miliardi di euro. La variazione è dovuta in larga misura dall’introduzione delle nuove misure dei crediti d’imposta del piano Transizione 5.0 (6,3 miliardi), del supporto dalla transizione ecologica del sistema produttivo e alle filiere strategiche per le net zero technologies (2,5 miliardi) e del sostegno per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle Pmi (320 milioni). Nell’ambito delle politiche agricole, occupa un peso rilevante l’introduzione della misura dei contratti di filiera (2 miliardi) e il rifinanziamento del parco agrisolare (+1,5 miliardi). Allo stesso tempo, si segnala il definanziamento della misura riguardante l’utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate (-1 miliardo). Vai all’articolo.

-11,5 mld €

la contrazione degli investimenti Pnrr in lavori pubblici. All’aumento degli incentivi alle imprese si è contrapposta una riduzione dei lavori pubblici (-11,5 miliardi), passati ad occupare il 41,4% rispetto al 48,1% pre-revisione. Nonostante questo taglio di risorse, resta la voce di spesa più importante del Pnrr. Questa contrazione risente prevalentemente del taglio della misura riguardante gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni (6 miliardi) e della promozione degli impianti innovativi (760 milioni). La riduzione della spesa riguardante i lavori pubblici interessa in misura importante anche i piani urbani integrati (-1,6 miliardi) e gli investimenti per la rigenerazione urbana (-1,3 miliardi). A queste si aggiungono poi tagli riguardanti la missione 1 per circa 1,6 miliardi attribuibili sostanzialmente alla riduzione delle risorse negli investimenti in infrastrutture di rete (Italia 5g e piano Italia a 1 giga) e per la missione 3 (-1,6 miliardi) per l’uscita dal piano di alcuni investimenti ferroviari. A ciò si contrappongono i nuovi investimenti per la realizzazione di lavori pubblici nell’ambito del RepowerEu per complessivi 2,8 miliardi distribuiti tra 9 linee di intervento. Vai al grafico.

56 mld €

i fondi Pnrr da spendere nel 2025 secondo la nuova programmazione. La relazione della corte dei conti ha inoltre aggiunto un quadro relativo alla riprogrammazione della spesa. Da questo punto di vista, com’era logico e inevitabile, si assiste a una traslazione in avanti di quanto previsto nel primo quinquennio del piano. Più in dettaglio, è stata posticipata la spesa di oltre 1,9 miliardi che avrebbe dovuto essere effettuata nel periodo 2020-2022. La traslazione risulta poi particolarmente accentuata nel 2023. Qui si assiste a una riduzione della spesa prevista di oltre 9,7 miliardi di euro rispetto a quanto programmato in precedenza. Nell’ultimo biennio è invece atteso il recupero di quanto rinviato, cui si somma la spesa aggiuntiva a seguito della revisione: nel 2025 le nuove stime prevedono un’accelerazione di oltre 7 miliardi (da 49 a 56 miliardi). Dato che sale ad oltre 8,2 miliardi nel 2026 (da 40,4 a 48,6 miliardi). Vai al grafico.

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