I rapporti con la politica dei ministri tecnici nel governo Draghi Mappe del potere
Il nuovo esecutivo di Mario Draghi è stato definito governo tecnico-politico, ma a ben vedere si tratta in molti casi di personalità che hanno ricoperto incarichi politici di rilievo.
martedì 16 Febbraio 2021 | Potere politico
In queste ore il dibattito pubblico è acceso sulle nomine dei ministri da parte del neo presidente del consiglio Mario Draghi.
Per via della sua composizione, il nuovo governo è stato definito tecnico-politico. Tuttavia, analizzando gli incarichi passati e presenti dei ministri cosiddetti “tecnici”, emerge come in larga parte si tratti di personalità che hanno già avuto a che fare con la politica.
La composizione del governo
La squadra di governo è formata da 24 ministri, incluso il sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio. 15 di loro sono diretta espressione dei partiti che sostengono l’esecutivo.
9 i ministri tecnici, ossia non direttamente collegabili ai partiti presenti in parlamento, incluso il sottosegretario alla presidenza del consiglio.
A queste figure tecniche Draghi ha assegnato ministeri di peso. Basti pensare che ben 7 sono ministeri con portafoglio e solo 1 senza portafoglio, all’innovazione tecnologica e transizione digitale.
Inoltre, la programmazione degli ingenti fondi europei legati al Recovery plan sarà affidata per lo più ad alcuni di questi ministeri, in particolare dell’economia e delle transizioni ecologica e digitale.
La mappa dei legami dei ministri tecnici nel governo Draghi
Gli incarichi politici, nelle istituzioni, nelle imprese e nei think tank degli 8 ministri tecnici e del sottosegretario alla presidenza del consiglio, nel governo Draghi.
FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 15 Febbraio 2021)
Politica, imprese, think tank: i rapporti dei ministri tecnici
Il ministero dell'economia e delle finanze (mef), uno dei più importanti in questi mesi di crisi, è stato assegnato a Daniele Franco, che conosce molto bene gli uffici di via XX settembre, avendo ricoperto la carica di ragioniere generale dello stato dal 2013 al 2019, nominato per la prima volta dall'allora ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni (governo Letta) e poi confermato da Pier Carlo Padoan (governi Renzi e Gentiloni) e Giovanni Tria (governo Conte I). Dal 2019 è in Banca d'Italia, con il ruolo prima di vice direttore generale e poi di direttore generale, incarico che ricopre attualmente. È inoltre presidente dell'Istituto per la vigilanza delle assicurazioni (Ivass), fa parte del comitato esecutivo del think tank Aspen Institute Italia (presieduto dal suo precedessore Giulio Tremonti), e del comitato direttivo dell'istituto affari internazionali (Iai), di cui fanno parte anche diversi ex ministri come Amendola, Pinotti, Mogherini, Padoan e Frattini.
Al direttivo di Iai appartiene anche il nuovo ministro delle infrastrutture e dei trasporti Enrico Giovannini. Non si tratta del primo incarico di governo per lui: per circa 10 mesi fu ministro del lavoro e delle politiche sociali nel governo Letta, tra il 2013 e il 2014. Non rappresenta quindi una figura così distante dalla politica.
Enrico Giovannini è stato ministro del lavoro nel governo Letta.
È infatti anche membro del board scientifico di "Scuola di politiche" (presidente Enrico Letta), dell'assemblea del Forum disuguaglianze e diversità (coordinato tra gli altri dall'ex ministro Fabrizio Barca) e dell'associazione Merita Meridione - Italia. È infine portavoce dell'alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis).
Roberto Cingolani è il nuovo titolare dell'ambiente, dicastero che cambierà il suo nome con "ministero per la transizione ecologica". Già direttore scientifico dell'Istituto italiano di tecnologia (Iit), è nel comitato scientifico della Fondazione Leonardo, il think tank della Leonardo Finmeccanica Spa, società detenuta a maggioranza dal ministero dell'economia. Dal 2019 è anche consigliere nel board della multinazionale Illycaffè Spa.
Sebbene sia stato inserito nella squadra dei tecnici del governo Draghi, il neo ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi ha già avuto direttamente a che fare con la politica. Dal 2010 al 2020, infatti, è stato assessore regionale a scuola, università e formazione dell'Emilia Romagna con il centrosinistra, nominato prima da Vasco Errani e poi dall'attuale governatore Stefano Bonaccini.
Patrizio Bianchi è stato per 10 anni assessore regionale dell'Emilia Romagna, con il centrosinistra.
Tre giorni prima di giurare al Quirinale, è stato nominato nel consiglio d'amministrazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). L'ultimo atto di Gaetano Manfredi, poche ore prima di terminare il suo incarico da ministro dell'università.
La nuova Guardasigilli è Marta Cartabia, dal 2014 al settembre scorso giudice della corte costituzionale, nominata dall'allora presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Ha condiviso lo scranno alla corte con l'attuale capo dello stato Sergio Mattarella, diventando la prima donna presidente della corte costituzionale.
Tra i ministri confermati rispetto al governo Conte II c'è Luciana Lamorgese all'interno. Se è vero che all'inizio dell'esecutivo giallo-rosso era considerata una ministra tecnica, è altrettanto rilevante che nell'ultimo anno e mezzo abbia ricoperto il delicato ruolo di titolare del Viminale in un governo del tutto politico. L'ex prefetta di Venezia e Milano, inoltre, era già stata al ministero dell'interno come capo di gabinetto, nominata dai ministri Angelino Alfano e Domenico Minniti, entrambi appartenenti a esecutivi di centrosinistra.
Il ministero dell'università sarà invece presieduto da Maria Cristina Messa, già rettrice dell'Università Bicocca dal 2013 al 2019. Messa è anche vice presidente del cda della Fondazione orchestra sinfonica di Milano e consigliera della Bracco Imaging Spa, azienda sanitaria che si occupa di apparecchiature biomedicali.
Al manager Vittorio Colao è stato affidato il ministero senza portafoglio per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. Nei mesi della pandemia il governo Conte II ha nominato Colao a capo del "Comitato di esperti in materia economica e sociale per la ripresa - Covid19", la cosiddetta task force per la ripresa economica voluta dall'allora presidente del consiglio Conte, di cui facevano parte peraltro anche Giovannini e Cingolani. Colao è un manager di lungo corso, con ruoli apicali in Vodafone e Rcs media group, oltre che con consulenze per banche d'affari come la Morgan Stanley.
3 i ministri tecnici del nuovo governo (Colao, Giovannini e Cingolani) ad aver fatto parte della task force per la ripresa economica, istituita durante il governo Conte II.
Infine il delicato ruolo di sottosegretario alla presidenza del consiglio è andato a Roberto Garofoli, già nominato capo di gabinetto al ministero dell'economia dall'allora ministro Giovanni Tria (governo Conte I) e membro del think tank Italianieuropei, presieduto da Massimo D'Alema, e di cui fa parte anche il ministro della salute Roberto Speranza.
Foto: Marta Cartabia - foto credit governo italiano