I rifiuti che inquinano mari e oceani, una minaccia per l’ecosistema e per l’uomo Ambiente

La presenza di numerosi rifiuti nelle acque, sui fondali e nei litorali di mari e oceani rappresenta un grave problema ambientale, di cui la plastica è il principale responsabile. Un fenomeno che colpisce duramente anche il Mar Mediterraneo.

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Mari e oceani ricoprono tre quarti della superficie terrestre e costituiscono il maggiore spazio vitale del pianeta, ospitando presumibilmente milioni di specie, di cui 200 mila identificate ad oggi.

La vita dell’uomo dipende da mari e oceani.

Secondo una stima delle Nazioni unite, la sopravvivenza di oltre 3 miliardi di persone dipende dagli ecosistemi marini, dalla conservazione della loro biodiversità. E a livello di mercato, le risorse e le industrie marine e costiere valgono il 5% del Pil mondiale.

Una risorsa fondamentale quindi, per l’ambiente e per l’uomo, che tuttavia è fortemente soggetta a sfruttamento e inquinamento.

40% degli oceani è soggetto a inquinamento, sfruttamento delle risorse ittiche, perdita di habitat costieri e altri effetti delle attività umane.

Negli ultimi anni è cresciuta nel dibattito pubblico la consapevolezza di questo grave problema ambientale, soprattutto in relazione all’inquinamento di mari e oceani causato dai rifiuti. Dalla plastica al vetro, dai metalli al legno, fino ai tessuti e ai mozziconi di sigaretta. Detriti che costituiscono una minaccia per l’intero ecosistema marino, per gli animali che li ingeriscono e per le spiagge e i fondali che ne sono sommersi.

I dati sono costantemente aggiornati e si riferiscono a tutti i rifiuti presenti: nell’acqua, sui fondali, sulla superficie e sui litorali. Quelli mostrati nel grafico si basano sui risultati di 621 diverse pubblicazioni riguardanti 4447 territori. Nella categoria “plastica” sono compresi anche: plastica da pesca, polistirolo, pellicole, pellet e fibre di plastica.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Awi-Litterbase
(ultimo aggiornamento: lunedì 2 Novembre 2020)

Plastiche e microplastiche sono i rifiuti maggiormente presenti in mari e oceani. Non dobbiamo solo pensare alle buste o alla plastica monouso, ma anche a tutti quei materiali più piccoli, le microplastiche appunto, che possono essere ingerite ancora più facilmente dagli animali che popolano l'ecosistema marino.

È necessario prevenire il problema.

Come sottolineato dal Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Snpa), che ha un ruolo chiave in Italia nella tutela del mare, la plastica attualmente presente nell'ecosistema marino vi resterà per molto tempo, danneggiandolo gravemente. L'impegno deve però essere quello di ridurre il fenomeno per il futuro, a partire dallo stop alla produzione di plastica monouso e da una migliore gestione dei rifiuti e del loro riciclo.

L'impianto normativo

A livello internazionale, la tutela della vita nei mari e negli oceani è uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile promosso dalle Nazioni unite, che sottolinea la necessità di gestire attentamente questa fondamentale risorsa globale.

Entro il 2025, prevenire e ridurre in modo significativo ogni forma di inquinamento marino, in particolar modo quello derivante da attività esercitate sulla terraferma, compreso l’inquinamento dei detriti marini e delle sostanze nutritive

In Europa, la strategia marina dell'Unione europea è lo strumento comunitario messo in atto per "la prevenzione, la protezione e la conservazione dell’ambiente marino contro attività umane dannose". Invita gli stati membri a sviluppare strategie che garantiscano il raggiungimento di un buono stato ecologico. Ciò significa preservare la vitalità, la pulizia e la diversità ecologica di mari e oceani.

Nel nostro paese, la direttiva Ue è stata recepita attraverso il decreto legislativo 190/2010, che ne riprende i punti fondamentali e affida la competenza sul tema al ministero dell'ambiente.

Ma qual è la situazione nel Mar Mediterraneo?

Come dichiarato da Sergio Costa, ministro italiano dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel Mar Mediterraneo finiscono ogni anno 570 mila tonnellate di plastica e sono 134 le specie animali vittime dell'ingestione di questi rifiuti.

Situazione negativa anche quella dei litorali e dei fondali marini, come rivelano i dati raccolti nel triennio 2015-2017 da Snpa, insieme alle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (Arpa) e a Ispra. Per quanto riguarda i primi, sulle 64 spiagge monitorate sono stati trovati in media più di 700 rifiuti ogni 100 metri di litorale. Mentre sui fondali sono stati rilevati in media tra i 66 e i 99 oggetti ogni chilometro quadrato, risultati dal monitoraggio di 289 stazioni. In entrambi i casi, la plastica si conferma preponderante tra i rifiuti marini.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra/Arpa costiere
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Tra le tre sottoregioni del Mediterraneo, l'Adriatico presenta il maggior numero mediano di rifiuti ogni 100 metri di spiaggia. Supera le altre aree in quasi tutte le categorie, dalla plastica monouso alle buste, fino ai rifiuti di pesca e acquacoltura.

170 il numero mediano di rifiuti di plastica monouso rilevato ogni 100 metri di litorale Adriatico, tra il 2015 e il 2017.

Per quanto riguarda i rifiuti legati al fumo invece, è maggiore il numero mediano rilevato nel litorale del Mediterraneo occidentale (421 ogni 100 metri), mentre l'area che comprende lo Ionio e il Mediterraneo centrale presenta le spiagge più pulite, per ogni tipologia di detriti monitorata.

Le spiagge Bandiera blu

Al fine di approfondire la questione a livello territoriale, abbiamo deciso di fare riferimento alla classificazione Bandiera Blu. Un premio riconosciuto alle spiagge, sia marine che lacustri, che rispondono a determinati criteri tra cui il livello di pulizia, determinato anche in base alla presenza di contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti.

La Bandiera blu viene riconosciuta alle spiagge, sia marine che lacustri, che rispondono a determinati criteri tra cui il livello di pulizia.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Bandiera blu
(ultimo aggiornamento: lunedì 2 Novembre 2020)

Sono 24 le spiagge Bandiera blu in Liguria, seguita dalla Toscana dove sono 20 e dalla Campania (19). Meno riconoscimenti invece alle spiagge del Friuli-Venezia Giulia (2) e a quelle di Molise (1) e Lombardia, dove è stata premiata una spiaggia lacustre.

Naviga, scarica e riutilizza i dati

I dati utilizzati per i contenuti della rubrica sull'ambiente possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Le fonti utilizzate per questo articolo sono Ispra, Arpa/Appa e Istat.

Foto credits: Unsplash Brian Yurasits - Licenza

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