Il contributo dei comuni alla tutela e alla valorizzazione di beni e attività culturali Bilanci dei comuni
In Italia sono 205.443 i beni culturali registrati nel 2017, estesi sul 93% dei comuni italiani. Anche se gli enti locali sono solo uno degli attori coinvolti, vediamo quanto spendono per la tutela e valorizzazione di beni e attività culturali.
giovedì 4 Luglio 2019 | Italie a confronto
Sono beni culturali le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico. Dai musei alle biblioteche, a monumenti, parchi e manoscritti rari. I beni culturali sono di diversa tipologia e diversa proprietà: pubblica, dello stato o di enti territoriali, o di proprietà privata.
205.443 i beni culturali registrati in Italia, secondo i dati 2017 del Ministero per i beni e le attività culturali.
Oltre al dato in sé, è interessante sottolineare la diffusione di questo patrimonio culturale sul territorio. Dei 7.983 comuni considerati dal Ministero nel 2017, solo 575 (7%) non hanno nessun bene culturale sul proprio territorio.
Abbiamo considerato i dati del Ministero, elaborati da Istat nella mappa dei rischi, per individuare il numero di beni culturali presenti in ogni comune italiano nel 2017.
I comuni del centro Italia si distinguono per un’elevata presenza di beni culturali
Numero di beni culturali nei comuni italiani (2017)
La mappa mostra il numero di beni culturali registrati nel 2017 in ogni comune italiano, per cui è disponibile il dato.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Mibac
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)
I territori del centro Italia hanno complessivamente un maggior numero di beni culturali rispetto ad altre aree del paese. Considerando i dati comune per comune, Roma ha il patrimonio più ampio, con 6.239 beni, seguita da Genova (4.356) e Venezia (3.790).
Tale patrimonio ha un'importanza fondamentale per l'Italia, da un punto di vista storico, culturale e in parte anche economico. Molti di questi beni hanno infatti un ruolo centrale per lo sviluppo del settore turistico, che ha a sua volta un peso notevole per l'economia nazionale e locale.
Per molteplici aspetti, è quindi importante che gli enti con ruoli amministrativi in Italia si impegnino per tutelare e valorizzare i beni culturali sul territorio.
La gestione del patrimonio culturale in Italia
Dal 2004, la materia del patrimonio culturale italiano è regolamentata dal codice dei beni culturali e del paesaggio. Questo documento individua diverse attività legate alla gestione del patrimonio e le competenze dei vari livelli amministrativi in tale ambito.
La gestione dei beni culturali è ripartita tra attività di tutela e di valorizzazione.
Da un lato, la tutela consiste nell'individuare i beni costituenti il patrimonio e garantirne la conservazione. È una funzione di competenza esclusiva dello stato, anche se, sulla base di specifici accordi, le regioni possono esercitarla su una limitata tipologia di beni. Dall'altro lato, la valorizzazione riguarda la costituzione di risorse e strutture che assicurino l'utilizzo e la fruizione pubblica dei beni culturali, compresi interventi di conservazione e riqualificazione del patrimonio. Questa è una responsabilità che fa sempre capo allo stato, ma che può essere delegata a regioni e ad altri enti territoriali, in un quadro di cooperazione delle attività.
La spesa dei comuni per la tutela e la valorizzazione di beni e attività culturali
Nonostante la centralità dello stato in questo ambito, gli enti territoriali hanno un ruolo nella gestione del patrimonio culturale e questo è individuabile anche nei loro bilanci. Le amministrazioni locali possono infatti destinare parte delle loro risorse alla sezione di bilancio dedicata alla tutela e alla valorizzazione di beni e attività culturali, che si divide in due voci di spesa:
- "valorizzazione di beni di interesse storico" comprende le spese per la manutenzione e la ristrutturazione di strutture di interesse storico e artistico. Sono inoltre incluse le risorse destinate alla realizzazione di iniziative per promuovere il patrimonio dell'ente.
- "attività culturali e interventi diversi nel settore culturale" comprende le spese per le attività culturali e il funzionamento di strutture che non sono di interesse storico, ma hanno finalità culturali. Ad esempio, sono incluse in questa voce le attività di sviluppo e coordinamento delle biblioteche comunali e il sostegno a manifestazioni culturali.
Tenendo presente la complessità di un sistema che può variare da regione a regione, abbiamo ricostruito attraverso i bilanci la spesa per beni e attività culturali, effettuata dai comuni più popolosi d'Italia nel 2017.
Tra le città più popolose, Firenze ha la maggior spesa per beni e attività culturali
Spesa pro capite in tutela e valorizzazione di beni e attività culturali, nelle città con più di 200mila abitanti (2017)
I dati mostrano la spesa per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa.
FONTE: openbilanci - consuntivi 2017
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)
Firenze è prima in classifica con 117,51 euro pro capite, seguita da Trieste (93,49) e Milano (81,18). Le città del sud invece chiudono la classifica, con livelli di spesa inferiori ai 20 euro pro capite.
Roma è decima in classifica per livello di spesa. Questo potrebbe stupire, se si pensa che è il comune con il maggior numero di beni culturali sul territorio. Tuttavia è importante sottolineare che l'ampio patrimonio culturale della capitale viene gestito non solo dal comune e dallo stato, ma anche da enti ecclesiastici e da diversi soggetti pubblici e privati, che quindi contribuiscono alle attività di valorizzazione.
Una ricorrenza sembra invece emergere nel caso di Firenze. Da un lato, è prima per livello di spesa, dall'altro è capoluogo di una delle regioni individuate nella mappa come territori ricchi di beni culturali. Per questo motivo, abbiamo ampliato l'analisi a tutti i comuni della regione Toscana considerando, invece della spesa pro capite, la spesa dei comuni per singolo bene culturale.
Toscana, solo 3 comuni hanno spesa 0 per beni e attività culturali
Spesa per singolo bene culturale, nei comuni della regione Toscana (2017)
I dati mostrano la spesa per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Il dato non è disponibile per i comuni che non compaiono nella mappa.
FONTE: openbilanci - consuntivi 2017
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)
Tutti i comuni toscani, di cui è disponibile il dato 2017, hanno beni culturali sul proprio territorio. Le amministrazioni che spendono di più per singolo bene sono quelli limitrofi al capoluogo, tra cui Prato (53.279,03 euro per singolo bene) e Vinci (53.413,72). Anche i due territori costieri di Cecina e Rosignano Marittimo si distinguono per una spesa elevata. Solo 3 comuni su 257 hanno invece una spesa pari a 0: Casola in Lunigiana, Podenzana e Zeri.
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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno, i comuni inviano i propri bilanci alla direzione centrale della finanza locale del ministero dell'interno, che li pubblica. Noi estraiamo i dati, li elaboriamo aggregandoli in voci di entrata e di spesa, e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati di openbilanci possono essere liberamente scaricati e utilizzati per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.