Il contributo dei comuni per il sistema idrico Bilanci dei comuni
L’acqua potabile è fondamentale alla sopravvivenza umana. Per garantire un accesso capillare e un servizio efficiente, i comuni possono effettuare interventi di manutenzione e controllo, attenendosi alle linee guida dello stato centrale.
giovedì 31 Marzo 2022 | Italie a confronto
Tra i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile identificati dalle nazioni unite (Onu), il sesto è legato alla facilitazione dell’accesso all’acqua pulita. Per garantire questo bene primario, è necessario un servizio idrico capillare ed efficiente. In Italia, le funzioni di programmazione sono esclusivamente di competenza statale ma gli enti locali possono occuparsi delle attività di costruzione e manutenzione dei servizi idrici.
Una rete solida è necessaria per fronteggiare le potenziali situazioni di carenza di acqua, peggiorate dagli effetti dei cambiamenti climatici. È per questo motivo che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) un intero capitolo della missione dedicata alla transizione ecologica riguarda la tutela delle risorse idriche.
Di importanza cruciale è la riduzione delle perdite, per le quali all’interno del piano è previsto quasi un miliardo di euro. Cercare di ridurre le falle della rete idrica evita numerose ripercussioni economiche, sociali e ambientali, soprattutto considerando l’aumento degli episodi di siccità e irregolarità delle precipitazioni in Italia. Le cause sono molteplici ma ma le principali sono rappresentate dall’obsolescenza degli impianti, da errori dei contatori nei processi di misurazione e da allacci abusivi al sistema idrico.
0,9 mld di m³ le perdite d’acqua della rete idrica nei capoluoghi italiani nel 2020.
Secondo dati Istat del 2020, nei capoluoghi italiani il 36,2% dell’acqua immessa all’interno della rete è andata dispersa. Questo dato è in calo rispetto al 2018 di circa un punto percentuale. È possibile entrare nel dettaglio e analizzare il dato a livello dei singoli capoluoghi.
Più di un capoluogo su tre registra perdite superiori al 45%
Perdite idriche sul totale dell'acqua immessa nella rete per i capoluoghi italiani (2020)
Il dato rappresenta la differenza percentuale tra i volumi immessi nella rete e i volumi erogati per usi autorizzati.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 28 Marzo 2022)
In media, nel mezzogiorno i capoluoghi registrano delle perdite percentuali più ampie (46,4%), al centro il valore si assesta al 38% mentre nel nord al 29,4%. Le situazioni di più ampia criticità (con valori superiori al 65%) sono state registrate a Chieti (71,7%), Latina (70,1%), Belluno (68,1%) e Siracusa (67,6%). Al contrario quelli in cui le dispersioni sulla rete risultano minori sono Como (12,2%), Pavia (11,8%) e Macerata (9,8%). Sono in tutto quindici i capoluoghi che riportano delle perdite inferiori al 20% rispetto al totale presente nella rete idrica.
Considerando questo quadro, gli interventi di manutenzione da parte dei comuni possono avere un ruolo importante per il mantenimento dell'efficienza dei sistemi di approvvigionamento idrico.
La spesa dei comuni per il servizio idrico integrato
All'interno della nona missione, dedicata allo sviluppo sostenibile e alla tutela del territorio e dell'ambiente, c'è una voce che riguarda il sistema idrico integrato. Al suo interno sono comprese tutte le spese legate alla fornitura di acqua potabile, dai processi di fornitura non industriali ai controlli sulla qualità, oltre alla manutenzione degli impianti.
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come sono organizzate le entrate e le spese nel bilancio comunale.
Inoltre, sono inserite anche tutte le uscite legate agli impianti di smaltimento e trattamento delle acque reflue, incluse le attività di controllo e di raggiungimento degli standard ambientali e sanitari previsti dalla legge.
Sono tutte nell’area del nord-est le quattro grandi città che spendono di più
Spesa pro capite per il servizio idrico integrato nelle città con più di 200mila abitanti (2020)
I dati mostrano la spesa per cassa per il servizio idrico integrato. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti non sono disponibili i dati di Napoli, Palermo, Catania e Messina perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2020.
FONTE: openbilanci - consuntivi 2020
(ultimo aggiornamento: martedì 29 Marzo 2022)
Considerando i comuni con più di 200mila abitanti, Venezia è quello che riporta la spesa maggiore con 34,31 euro pro capite. Un valore particolarmente alto anche rispetto alla seconda città in classifica, Trieste, che si assesta ai 12,99 euro a persona. Tre delle grandi città hanno uscite non superiori all'euro pro capite: Bologna (0,94 euro pro capite), Firenze (0,67) e Genova, che non presenta alcuna spesa per la voce considerata. Ciò non significa che non ci siano uscite, dal momento che potrebbero essere registrate all'interno di altre sezioni del bilancio.
Analizzando la situazione dell'intera penisola, le amministrazioni locali riportano in media un'uscita di 33,97 euro pro capite. I comuni che spendono mediamente di più sono quelli valdostani (251,19 euro per abitante), bolzanini (241,95) e trentini (140,43). Al contrario, le amministrazioni che registrano in media i valori inferiori sono quelle del Friuli-Venezia Giulia (5,74 euro pro capite), dell'Umbria (4,99) e del Veneto (3,53).
Il comune di Trento è uno di quei comuni che riporta le perdite sulla linea delle condutture inferiori al 20%, mentre la provincia si assesta si assesta tra quelle in cui in media la spesa pro capite per il servizio idrico integrato è tra le più alte. Andiamo dunque ad analizzare nello specifico la situazione della provincia autonoma di Trento.
Le spese per il servizio idrico nei bilanci comunali della provincia autonoma di Trento
Spesa per il servizio idrico integrato nei comuni della provincia autonoma di Trento (2020)
I dati mostrano la spesa per cassa per il servizio idrico integrato. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Il dato non è disponibile per i comuni in grigio.
FONTE: openbilanci - consuntivi 2020
(ultimo aggiornamento: martedì 29 Marzo 2022)
Se non si considerano i comuni per i quali i bilanci non risultano accessibili, tutte le amministrazioni trentine tranne una registrano delle spese per il servizio idrico integrato. Il capoluogo trentino riporta un'uscita pari a 79,85 euro pro capite, più del doppio della media nazionale. Gli enti locali in cui le spese sono più alte sono Bresimo (948,96 euro pro capite), Caderzone Terme (620,86) e Mezzana (518,75).
Quanto spende il tuo comune per la rete idrica
Spesa per il servizio idrico integrato nei comuni italiani (2020)
Per sapere quanto viene speso nel tuo territorio, clicca sulla casella Cerca… e digita il nome del tuo comune. Puoi cambiare l’ordine della tabella cliccando sull’intestazione delle colonne.
I dati mostrano la spesa per cassa per il servizio idrico integrato. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa.
FONTE: openbilanci - consuntivi 2020
(ultimo aggiornamento: martedì 29 Marzo 2022)
Tra i quasi ottomila comuni italiani, quello che spende di più per il servizio idrico integrato è Fascia, provincia di Genova, con 4.372,25 euro pro capite. Seguono Paupisi (Benevento, 3.460,09), Valsavarenche (Aosta, 2.708,62) e Propata (Genova, 1.999,01). Quattro tra i primi otto comuni sono liguri. Sono in tutto dodici le amministrazioni che riportano delle uscite superiori ai mille euro pro capite.
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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un'attività di monitoraggio civico dei dati, con l'obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.
Foto credit: Ivan Bandura - licenza