Il divario retributivo di genere è una misura complessa Europa
La retribuzione delle donne è mediamente inferiore rispetto a quella degli uomini nei paesi dell’unione europea. Si tratta comunque di una condizione che varia a seconda di numerosi fattori.
mercoledì 7 Giugno 2023 | Europa
- È la differenza media tra il salario orario lordo di uomini e donne.
- In Estonia il divario maggiore (20,5%).
- Ci sono delle differenze tra contratti full time e part time.
- Numerosi aspetti non rientrano in questo indice.
Recentemente, il parlamento europeo ha proposto e approvato una direttiva riguardante le pratiche di retribuzione e i divari salariali tra uomo e donna. La principale misura con cui viene misurato questo fenomeno è il divario retributivo di genere, un indicatore spesso di complessa interpretazione.
Il divario retributivo di genere
Questa misura è la differenza media tra i salari lordi orari percepiti da uomini e donne. Si comprendono i contratti di lavoro sia full time che part time ma sono esclusi i lavoratori di determinati settori come quello agricolo o quello degli enti sovranazionali, così come gli apprendisti e i lavoratori dell’economia informale. Il valore finale permette di comprendere nel complesso dell’economia quanto differiscono le retribuzioni medie maschili e femminili.
Si tratta di un indicatore che non nasconde delle complessità nella sua interpretazione. Dato che rappresenta il panorama retributivo nel suo complesso, questa misura riflette non soltanto eventuali disparità di guadagno a parità di lavoro svolto ma anche peculiari caratteristiche di lavori in cui uomini e donne trovano tendenzialmente occupazione e la diversità delle posizioni che vengono ricoperte. Ci sono poi delle informazioni che potrebbero arricchire ulteriormente il quadro, come ad esempio la condizione familiare e le attività di cura e assistenza ai propri familiari.
12,7% quanto le donne guadagnano mediamente in meno rispetto agli uomini nell’economia europea nel suo complesso (Eurostat, 2021)
Questo è però un un dato che varia sensibilmente all’interno dei paesi dell’Unione.
Tra i paesi Ue, il divario retributivo di genere più ampio è quello dell’Estonia
Divario retributivo di genere nei paesi dell’Unione europea (2021)
Il divario retributivo di genere è la differenza media tra i salari orari percepiti da uomini e donne espressa in termini percentuali. È calcolato tenendo in considerazione le imprese con più di dieci impiegati e tutti i lavori ad eccezione del settore agricolo, della difesa e degli enti sovranazionali. Non sono compresi contratti di lavoro irregolari, apprendistati e prestazioni di economia informale. Non ci sono limiti al numero di ore lavorate alla settimana, si includono quindi anche i lavori part-time. L’elaborazione di questi dati da parte di Eurostat fa parte della rilevazione della forza lavoro (labour force survey, Lfs).
Mancano i dati di Grecia e Irlanda.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: venerdì 26 Maggio 2023)
I valori più alti si registrano in Estonia (20,5%), Austria (18,8%) e Germania (17,6%). I più bassi in Slovenia (3,8%), Romania (3,6%) e Lussemburgo (-0,2%). In questo scenario, l’Italia si colloca al quintultimo posto con un valore del 5%, circa 8 punti percentuali in meno rispetto alla media dell’Europa. È possibile, grazie alle rilevazioni effettuate da Eurostat, capire in quali ambiti del mercato si segnano i divari più ampi. Si tratta di un’informazione rilevante per avere un’idea del fenomeno che però non è disponibile per tutti gli stati membri dell’Unione.
Il divario retributivo di genere italiano è negativo sia per il full-time che per il part-time
Divario retributivo di genere per tipo di contratto (2021)
Il divario retributivo di genere è la differenza media tra i salari orari percepiti da uomini e donne espressa in termini percentuali. È calcolato tenendo in considerazione le imprese con più di dieci impiegati e tutti i lavori ad eccezione del settore agricolo, della difesa e degli enti sovranazionali. Non sono compresi contratti di lavoro irregolari, apprendistati e prestazioni di economia informale. Non ci sono limiti al numero di ore lavorate alla settimana, si includono quindi anche i lavori part-time. L’elaborazione di questi dati da parte di Eurostat fa parte della rilevazione della forza lavoro (labour force survey, Lfs).
Mancano i dati di Estonia, Irlanda, Grecia, Francia, Cipro, Lussemburgo, Austria e Slovenia.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: venerdì 26 Maggio 2023)
Se si prendono in considerazione soltanto i contratti part-time, i paesi che registrano il divario maggiore sono Spagna (22,7%), Croazia (21,6%) e Portogallo (15,9%). A registrare i valori minori invece sono Romania (0,9%), Bulgaria (-2,8%) e Italia (-3,8%). Andando invece ad analizzare il full-time, è la Lettonia quella che segna la percentuale maggiore (17,7%), seguita da Ungheria (17,6%) e Slovacchia (16,4%). Divari minori in Romania (2,1%), Belgio (-0,4%) e Italia (-0,7%). Il caso italiano quindi è particolare perché riporta in entrambi i tipi di contratto dei valori negativi.
È possibile anche analizzare in quali ambiti lavorativi si registrano i divari più ampi, per quanto l’informazione di dettaglio non sia stata rilevata per tutti i paesi dell’Unione europea. Ad eccezione di Spagna e Belgio, il settore finanziario e delle attività assicurative è quello che riporta i divari maggiori, andando dal 7% del Belgio al 37,5% della Repubblica Ceca.
Un numero negativo indica una situazione in cui nel complesso dell’economia le donne guadagnano di più in termini di salario orario lordo rispetto agli uomini. Secondo Eurostat, questo tipo di valore può spesso essere spiegato dalla selezione delle persone che vengono considerate nello studio, soprattutto in paesi in cui il tasso di occupazione femminile è minore. Le donne che entrano nel mercato del lavoro possono avere infatti dei livelli di educazione diversi rispetto agli uomini.
Ci sono delle variabili non considerate nell’indice del divario retributivo di genere
Ci sono degli aspetti che non rientrano all’interno dell’indice e che potrebbero in parte contribuire a comprendere meglio le differenze tra il mondo del lavoro maschile e quello femminile. L’utilizzo del salario orario ad esempio è funzionale per appianare i contratti di lavoro full time e quelli part time ma non permette di cogliere le concentrazioni diverse di lavoratori tra i due tipi di contratto.
Non sono inoltre considerate le differenze che sussistono a livello di occupazione: nel 2021 il tasso di occupazione maschile per l’età lavorativa era pari al 78,5% mentre quello femminile al 67,7%, con uno scarto pari a circa 10,8 punti percentuali. Nel tentativo di aggregare tutte queste informazioni in un unico indice, Eurostat ha sviluppato nel 2018 una misura sperimentale chiamata gender overall earning gap ma si tratta ancora di un ambito nel quale vi è un ampio dibattito metodologico.
Foto: Amy Hirsch – licenza
Approfondisci
l’analisi statistica sui divari retributivi di genere nell’Unione europea.