Il governo Draghi e le questioni di fiducia Numeri alla mano
giovedì 9 Dicembre 2021 | Potere politico
I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Leggi “Questioni di fiducia, un novembre da record“.
80
le questioni di fiducia poste durante la XVIII legislatura. La pratica dei governi di legare il proprio destino all’approvazione di un provvedimento attraverso la questione di fiducia non è prevista dalla costituzione ma solamente dai regolamenti parlamentari. Inizialmente questa prassi veniva usata in occasioni eccezionali con il fine di ricompattare la maggioranza. Negli anni però questo strumento è diventato di uso comune. Dal 2018 ad oggi i voti di fiducia sono stati già 80. Nella XVII legislatura erano stati 108, nella XVI 96. Vai all’articolo.
28
le questioni di fiducia poste dal governo Draghi in 10 mesi. Considerando i dati delle ultime 3 legislature possiamo osservare che il governo Draghi figura agli ultimi posti in quanto a numero di voti di fiducia. Infatti solo gli esecutivi Conte I e Letta hanno fatto un ricorso inferiore allo strumento (rispettivamente 15 e 10 volte). Dobbiamo tenere presente però che i governi non hanno avuto tutti la stessa durata. Risulta complicato quindi fare un confronto considerando esclusivamente i valori assoluti. Un modo per valutare le performance dei diversi esecutivi può essere quindi quello di considerare il numero di questioni di fiducia poste in media ogni mese. Analizzando questo parametro notiamo che l’attuale esecutivo sale al secondo posto, con una media di 2,8 questioni di fiducia poste al mese. Solo il governo Monti in questo caso presenta un dato maggiore (3 fiduce al mese). Vai al grafico.
4,4
i voti di fiducia al mese di media nel periodo luglio-novembre 2021. Un dato particolarmente significativo riguarda l’incremento avvenuto negli ultimi mesi. Se tra febbraio e giugno infatti i voti di fiducia sono stati 6 in totale, a partire dal mese di luglio il ricorso allo strumento si è fatto più frequente. In questo periodo infatti le questioni di fiducia sono state complessivamente 20 (4,4 al mese nel periodo considerato). Il picco si è registrato proprio a novembre con 6 voti, il dato più alto in un singolo mese per il governo Draghi (il record appartiene al governo Conte II con 7 voti di fiducia registrati nel dicembre 2019). Vai all’articolo.
7
i decreti legge decaduti o abrogati durante il governo Draghi perché non convertiti in tempo dal parlamento. Una possibile interpretazione che spiega l’incremento nel ricorso alla fiducia riguarda la necessità di convertire in legge i decreti emanati dal governo per fronteggiare l’emergenza Covid, oltre che per dare attuazione alle riforme previste dal Pnrr. Sono già 7 infatti i decreti legge non convertiti in tempo dal parlamento durante il governo Draghi. In alcuni casi tali decreti sono stati abrogati dal parlamento e le norme in essi contenute recuperate in leggi successive. Una pratica scorretta “tollerata” dal presidente della repubblica solo in virtù dello stato di emergenza. Vai all’approfondimento.
10
i provvedimenti approvati con doppio voto di fiducia durante il governo Draghi. Nonostante l’ampia maggioranza che lo sostiene, anche il governo Draghi si è visto costretto a “blindare” alcuni tra i provvedimenti più delicati ponendo la questione di fiducia sia alla camera che al senato. Ciò è già accaduto in 10 occasioni. In questo caso le opportunità di intervento per il parlamento sono ridotte al minimo. Vai al grafico.
Ascolta il nostro podcast su Radio Radicale