Il legame tra bassa istruzione e povertà va considerato un’emergenza #conibambini
La povertà è un fenomeno multidimensionale, su cui le opportunità educative incidono in modo determinante. Un aspetto che i nuovi dati rilasciati da Istat confermano in pieno.
martedì 2 Luglio 2019 | Povertà educativa
Un minore su 8 si trova in povertà assoluta, e le famiglie più povere tendono ad essere quelle con il livello di istruzione più basso. Sono alcuni dei dati che emergono dall’aggiornamento delle statistiche sulla povertà in Italia da parte di Istat. L’uscita del rapporto è stata l’occasione per riaprire il dibattito pubblico su un tema che non sempre riceve l’attenzione che merita.
È stata sottolineata soprattutto la stabilità del numero di poveri assoluti, persone che non possono permettersi le spese essenziali per condurre uno standard di vita minimamente accettabile. Nell’ultimo biennio rilevato, il dato si attesta su 5 milioni di persone, ovvero l’8,4% dei residenti in Italia.
La crescita della povertà assoluta negli anni della crisi
Andamento del numero di persone in povertà assoluta in Italia (2005-2018)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 18 Giugno 2019)
Un dato preoccupante, il punto di partenza per valutare come gli effetti della crisi economica iniziata circa 10 anni fa non siano ancora esauriti. In particolare per le bambine e i bambini: un povero assoluto su 4 ha infatti meno di 18 anni.
1,26 milioni i minori in povertà assoluta in Italia nel 2018.
Oltre ai valori assoluti però, dai dati Istat emergono anche altre due tendenze altrettanto preoccupanti, a cui è stata dedicata minore attenzione.
Investire nell'educazione è la chiave del contrasto alla povertà.
Primo, non accenna a ridursi la forbice tra giovani e anziani: la quota di minorenni in povertà è quasi tre volte superiore a quella degli over 65. Secondo, e preoccupante soprattutto per il futuro dei bambini: continua a consolidarsi il legame tra bassa istruzione e povertà. In un mondo che richiede competenze sempre più elevate, si allargano le distanze tra chi le ha e chi no. Distanze che solo un'istruzione equa, diffusa e di qualità per tutti può ridurre.
I bambini sono i più fragili
Con la crisi i minori sono la fascia demografica che ha visto peggiorare di più la propria condizione. Nel 2005 si trovava in povertà assoluta il 3,9% dei giovani con meno di 18 anni. Nell'ultimo decennio questa percentuale è più che triplicata (12,6%, stando ai dati 2018 appena rilasciati).
Bambini e adolescenti più spesso in povertà assoluta
Incidenza della povertà assoluta per fascia d'età (2005-18)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 18 Giugno 2019)
Un divario che penalizza i minori.
L'ultimo aggiornamento dei dati indica anche che la forbice giovani-anziani, allargatasi a dismisura durante la crisi, resta ancora molto ampia. All'inizio della serie storica, non c'era grande distanza tra under 18 e over 65 (e anzi, in questi ultimi la povertà era più frequente). La situazione si è progressivamente capovolta: oggi la quota di minori in povertà assoluta è 2,7 volte superiore a quella degli anziani.
+8 la maggiore incidenza, in punti percentuali, della povertà assoluta tra i giovani rispetto agli over 65.
Il rapporto Istat offre anche la possibilità di approfondire la condizione dei minori, disaggregata per fasce d'età. La situazione più grave riguarda i bambini tra 7 e 13 anni: il 13,4% è povero.
I ragazzi tra 7 e 13 anni sono i più colpiti dalla povertà
Percentuale di minori in povertà assoluta, per fasce d'età (2018)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 18 Giugno 2019)
Ma, anche tra i ragazzi di 14-17 anni e tra i bimbi con meno di 6 anni, l'incidenza resta più elevata della media nazionale.
Il circolo vizioso tra bassa istruzione e povertà
L'altro elemento su cui riflettere è quanto una condizione economica svantaggiata possa avere radici anche in un divario educativo.
La diffusione della povertà diminuisce al crescere del titolo di studio.
Se la persona di riferimento ha il diploma o la laurea, la famiglia è povera in meno del 4% dei casi. Con la licenza media, la quota sale al 9,8%; con quella elementare all'11%. Ed è interessante provare a individuare, nei dati dell'istituto di statistica, il trend nell'ultimo triennio: più stabile per i laureati; in sensibile crescita per gli altri.
Si consolida il rapporto tra povertà e istruzione
Incidenza della povertà assoluta per titolo di studio della persona di riferimento della famiglia (2016-2018)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 18 Giugno 2019)
La conseguenza è che nelle famiglie senza diploma la povertà assoluta è quasi 3 volte più frequente di quelle dove la persona di riferimento è diplomata o laureata. Questa tendenza è aggravata da una specificità italiana, la scarsa mobilità sociale. Nel nostro paese i figli di chi non è diplomato, tendono a loro volta a non diplomarsi.
2/3 dei bambini con i genitori senza diploma restano con lo stesso livello d’istruzione, rispetto a una media Ocse del 42%
Si instaura così un circolo vizioso tra condizione economica e educativa: chi nasce in una famiglia povera ha a disposizione meno strumenti per sottrarsi a questa condizione, da grande. Un problema sociale, perché rende la povertà ereditaria e finisce con l'aggravare la situazione dei territori già deprivati.
Un legame visibile anche a livello territoriale
I dati Istat mostrano queste tendenze sul livello nazionale. Ma il rapporto tra povertà e istruzione è un tema anche e soprattutto locale. Riguarda la possibilità per i territori deprivati di migliorare la propria condizione, investendo sul capitale umano di chi ci vive.
Il mezzogiorno ad esempio si caratterizza per livelli di povertà assoluta più elevati (11,4% di persone povere, contro il 6,9% del nord e il 6,6% del centro Italia), ed è anche l'area del paese con i livelli d'istruzione più bassi. Infatti agli ultimi posti per percentuale di adulti diplomati figurano tutte le regioni meridionali più popolose: Puglia, Sicilia, Sardegna, Campania e Calabria.
Le maggiori regioni del sud sotto la media per percentuale di diplomati
Percentuale di persone (25-64 anni) con almeno il diploma (2018)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Bes 2019
(ultimo aggiornamento: mercoledì 29 Maggio 2019)
Ma questi fenomeni possono essere osservati anche in una scala minore, come quella di una città. Bastano infatti pochi chilometri di distanza per far emergere profondi divari, sia in termini di disagio economico che di livelli di istruzione.
Guardando la mappa di Roma per zone urbanistiche, si nota come quelle con minore scolarizzazione siano anche generalmente quelle con più famiglie in difficoltà economica. Alcuni esempi: nelle 20 zone di Roma con più diplomati, quasi tutte hanno una percentuale di famiglie in disagio molto contenuta, inferiore al 2%. Spiccano Pineto (88,7% di diplomati o laureati; 0,5% di famiglie in disagio), Grottaperfetta (88,8%; 1,1%), Nomentano (87,9%; 1,3%).
La correlazione tra basso titolo di studio e disagio delle famiglie a Roma
Ogni punto è una zona di Roma: in basso a destra quelle con più disagio e meno diplomati; in alto a sinistra quelle con meno disagio e più diplomati
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat, censimento 2011
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2011)
Al contrario, nelle zone con meno diplomati, la quota di famiglie in difficoltà raggiunge generalmente i livelli più alti. A Tor Cervara (43% di diplomati o laureati) le famiglie in disagio sono il 4,1%, circa il doppio della media comunale. A Santa Palomba (43,4% di diplomati) sono addirittura il 7,5%. In 8 delle 10 zone con meno diplomati, la quota di famiglie in disagio supera il 3%.
Roma, le zone con meno diplomati sono spesso le più povere
Confronto tra famiglie in disagio economico e percentuale di diplomati, per zona urbanistica (2011)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat, censimento 2011
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2011)
Questi dati, in linea con il trend nazionale, confermano quanto povertà e bassa istruzione siano legati. E indicano che la povertà va affrontata come un fenomeno multidimensionale, che riguarda prima di tutto le opportunità educative che vengono offerte a bambini e ragazzi.
Scarica, condividi e riutilizza i dati
I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sulle famiglie in disagio e sui diplomati a Roma è l'elaborazione che Istat ha svolto per la commissione periferie nella scorsa legislatura. L'istituto di statistica li ha elaborati a partire dalle informazioni raccolte in occasione del censimento 2011.