Il lungo silenzio sui decreti attuativi Trasparenza
Il sito del governo per il monitoraggio dei decreti attuativi è fermo da inizio luglio. Un lungo silenzio che non permette ai cittadini di monitorare l’attività dell’esecutivo
giovedì 15 Novembre 2018 | Potere politico
Il rapporto tra il governo Conte e i decreti attuativi è stato travagliato fin dall’inizio.
Insediatosi a inizio giugno, era infatti andato subito offline il sito per il monitoraggio dell’attuazione del programma di governo, piattaforma che storicamente ha permesso di monitorare e analizzare l’implementazione dei decreti attuativi. Un fatto grave, che era dovuto con molta probabilità al cambio di gestione negli uffici competenti da un esecutivo all’altro.
Da inizio luglio il governo non pubblica notizie sull’implementazione dei decreti attuativi.
In seguito a un nostro appello poi la piattaforma era finalmente tornata online, permettendoci a metà luglio di fare una prima valutazione su quanto era stato lasciato in eredità al governo Conte dai precedenti esecutivi.
Decreti attuativi, ecco cosa ha ereditato il governo Conte
la nostra analisi.
Da allora però il sito è completamente fermo. Sia la sezione sull’attuazione del programma, che quella sull’implementazione dei decreti attuativi non vengono aggiornate dall’8 luglio scorso. In pratica i cittadini non hanno la possibilità di monitorare in nessun modo quest’aspetto fondamentale dell’attività legislativa del governo.
Cosa sono i decreti attuativi
Il processo legislativo in Italia è complesso e lungo, e coinvolge numerosi attori. Dopo l’attività di parlamento e governo comincia infatti un secondo tempo, altrettanto importante, ma più lungo e complesso, quello per l’appunto dei decreti attuativi.
In pratica quando una legge viene approvata dal parlamento, non necessariamente tutti i suoi aspetti sono pienamente attuati, lasciando ad altri attori il compito di implementarli nel concreto. Un fase dell’iter normativo che vista la sua importanza richiede un costante e pieno monitoraggio, e che senza il sito del governo diventa molto difficile da seguire.
Rischi e pericoli del lungo silenzio
Il perché tutto questo rappresenta un problema è evidente. Solo per fare un esempio il decreto emergenze che riguarda tra le altre cose la città di Genova prevede circa 40 decreti attuativi. Discorso analogo può essere fatto per il decreto sicurezza e immigrazione, che invece ne prevede 9.
Monitorare che questi vengano realmente implementati dai soggetti competenti fa la differenza tra una norma vuota, e una norma che ha realmente effetti. Ma se il governo decide di non aggiornare la piattaforma tutto rimane troppo opaco, e i cittadini non avranno modo di sapere se quanto prescritto dalla legge trova compimento.
Decreto Genova, difficile monitorare la sua piena attuazione se il sito del governo non viene aggiornato.
Il sottosegretario delegato a gestire quest’aspetto dell’attività di governo è Giancarlo Giorgetti. A lui, come a tutto l’esecutivo, chiediamo il perché di questo lungo silenzio.
Il problema è che non ci sono obblighi normativi reali sulle tempistiche di pubblicazione di questi aggiornamenti, e solamente durante la scorsa legislatura si era presa l’abitudine di rendere disponibili reportistiche più o meno regolari. File e documenti che, solamente per sollevare un’ulteriore questione, ora non sono più fruibili in quanto cancellati dal sito del governo. In mancanza di una chiara normativa in materia si è nelle mani della buona volontà dei vari sottosegretari competenti che si susseguono, e questo, come è evidente, non è un sistema affidabile.
Cosa chiediamo al governo
Come fatto in precedenza, viste le mancanze dell’esecutivo, ci troviamo nuovamente a dover chiedere al governo maggiore trasparenza in materia. Non solo, per migliorare quanto fatto finora chiediamo la piena apertura dei dati a disposizione. È necessaria per ogni legge approvata dal parlamento e per ogni decreto legislativo emanato dal consiglio dei ministri, la pubblicazione di tabelle contenenti le seguenti informazioni:
- numero di provvedimenti attuativi previsti;
- ministeri coinvolti;
- norme specifiche da attuare (con riferimento ad articoli e commi del testo) e scadenza per l’adozione;
- tipologia di provvedimenti necessari;
- il tutto reso disponibile in formato aperto, per permettere un effettivo monitoraggio da parte dei cittadini e una migliore analisi da parte di giornalisti e studiosi della materia.
Continua la poca chiarezza del governo
Sono vari gli aspetti poco chiari dietro l’azione di governo in questa fase politica. A inizio ottobre il Comitato per la legislazione aveva richiamato l’esecutivo sulle modalità e tempistiche dietro l’emanazione dei decreti legge:
Abbia cura il Governo […] di evitare un eccessivo intervallo di tempo tra la deliberazione di un decreto-legge in Consiglio dei ministri e la sua entrata in vigore, conseguente alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale; al riguardo potrebbe essere valutato un più coerente e sistematico utilizzo della possibilità di approvazione dei provvedimenti in prima deliberazione da parte del Consiglio dei ministri “salvo intese” cui dovrebbe far seguito una seconda e definitiva deliberazione
In prativa viene criticato l’eccessivo intervallo di tempo che generalmente intercorre tra la deliberazione dei decreti in consiglio dei ministri, e la loro effettiva entrata in vigore con la presentazione definitiva del testo. Cosa avvenuta per il decreto dignità (conferenza stampa il 3 luglio, testo presentato 10 giorni dopo), il decreto Genova (conferenza stampa 13 settembre, testo presentato il 28) e il decreto immigrazione (presentato il 24 settembre, testo in aula dal 4 ottobre).
L’azione di governo non appare quindi particolarmente lineare, e in questo senso è quindi opaca. La poca trasparenza di tutto questo processo poi, che già non include il parlamento fino all’entrata in vigore del decreto, isola ulteriormente il ruolo di deputati e senatori ed allontana il dibattito politico dai canali ufficiali.
Se da un lato quindi la genesi dei decreti appare anomala, dall’altro il monitoraggio della loro piena implementazione è reso complicato dalla scelta di non aggiornare il sito sul programma di governo.
Foto credit: Palazzo Chigi – Licenza